Al-Sharaa, il presidente siriano ad interim, nonostante l’idea manifestata pubblicamente di dar vita a un governo di transizione che rispetti la diversità del Paese, è alle prese con un incremento delle violente tensioni nel nord dell’Iran. Un’autobomba è esplosa nella città settentrionale di Manbij uccidendo venti persone. Fatto che rendono gli sforzi per la costruzione dello Stato sono diventati ancora più urgenti e necessari, anche, alla luce dei violenti scontri in corso, in quell’area del Paese, tra i ribelli dell’Esercito nazionale siriano, sostenuti dalla Turchia, e le Forze democratiche siriane a guida curda, che controllano il nord-est del Paese e sono sostenute dagli Usa. La tensione si sta sviluppando in un momento delicato in cui le forze curde stanno negoziando con il regime provvisorio siriano per avere delle tutele. Mazloum Abdi, il comandante delle Forze democratiche siriane nel chiedere al regime provvisorio uno Stato laico e decentralizzato, che permetta ai curdi di continuare, almeno in parte, ad autogovernarsi ha dichiarato: “vogliamo che la Siria sia un Paese decentralizzato, laico e civile, basato sulla democrazia e che preservi i diritti di tutte le sue componenti. Vogliamo una Siria diversificata e multietnica, questa è la nostra visione generale”.