Ue, der Leyen pronta a dura trattativa con gli Usa sui dazi. Giorgetti: ‘I dazi sono stati imposti anche dall’amministrazione Biden’

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L’Unione europea sarà pronta a una dura trattativa con gli Stati Uniti per proteggere i propri interessi dalla minaccia di un aumento dei dazi commerciali. Lo ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

“La nostra priorità assoluta è ora quella di lavorare sulle molte aree in cui i nostri interessi convergono, dalle catene di approvvigionamento critiche alle tecnologie emergenti. Per risolvere eventuali controversie e gettare le basi per un partenariato più forte”, ha detto von der Leyen in un intervento.

“Saremo aperti e pragmatici su come raggiungere questo obiettivo. Ma saremo altrettanto chiari sul fatto che proteggeremo sempre i nostri interessi – in qualsiasi modo e in qualsiasi momento sarà necessario”.

Il motivo per cui l’Europa si sta preoccupando per i dazi imposti da Trump verso Cina, Canada e Messico è che molto presto potrebbero arrivare delle tariffe molto salate anche per il nostro Continente. Allo stesso tempo, la politica economica di Biden nei confronti della Cina si è rivelata sommariamente come un buco nell’acqua anche per gli Usa, mentre quella estera non ha risolto alcun problema per un disgelo tra Ucraina e Russia: una situazione che dal punto di vista economico influisce ampiamente sul continente europeo, soprattutto per quanto riguarda il prezzo del gas.

L’argomento delle tasse doganali degli Usa è molto delicato, tanto che di recente il ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti ha affermato di essere preoccupato perché “è già accaduto in passato, lo ha fatto anche l’amministrazione Biden“.Le polemiche nei confronti di Donald Trump per la nuova imposizione dei dazi da parte degli Usa verso Cina, Messico, Canada e Unione europea non tengono conto delle limitazioni economiche imposte già da tempo dal predecessore democratico Joe Biden. Anche l’ex presidente democratico aveva imposto dazi piuttosto consistenti nei confronti del gigante asiatico secondo il Corriere della Sera: la misura più stringente, per esempio, era stata applicata nei confronti delle macchine elettriche. Solo oggi, chissà perché, Pechino si lamenta di The Donald e lo accusa di usare il narcotraffico del fentanyl come una scusa per imporre delle tariffe più alte affermando invece di essere “uno dei paesi con più severi al mondo sulla lotta al narcotraffico, sia in termini di politica, sia di attuazione”. Se così fosse stato, le strade delle città americane non sarebbero state inondate da tossicodipendenti dell’oppioide proveniente dai laboratori del dragone e invece nel 2019 il numero di morti per overdose ha sfiorato i 45mila. Più in generale, in base ai dati riportati dal Corriere, durante l’amministrazione Biden nell’anno 2023, gli export americani in Cina, Messico, Canada e Unione Europa sono scesi vertiginosamente, rafforzando le importazioni da questi paesi.

Biden aveva imposto il 100% dei dazi nei confronti delle automobili elettriche provenienti dalla Cina, praticamente la tassa più alta per questo genere di merce mentre contro le celle fotovoltaiche aveva comminato il 50% delle imposte. Invece, per quanto riguarda i materiali come acciaio, alluminio e batterie al litio, l’amministrazione americana progressista guidata da Sleepy Joe scelse di imporre il 25% delle tasse doganali. Al contrario, le tariffe decise da Trump nei confronti della Cina dal primo febbraio aumentano del 10% rispetto alle precedenti in totale, mentre i paesi più colpiti sono il Canada e il Messico con il 25% dei dazi in totale, che a detta sua sono i responsabili del narcotraffico e dell’arrivo dei clandestini negli Usa.

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