Sono stati i ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio a riferire ieri, 5 febbraio, alla Camera e al Senato sul caso Almasri. Ma la sinistra e le opposizioni decidono di sfruttare la notizia dell’informativa per fare andare fuori tema. Così, la notizia data dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio – stabilendo anche che siano ampliati i tempi di intervento dei gruppi- viene utilizzata per fare strillare in coro le opposizioni: “Venga Meloni. Che fa? Scappa? Si nasconde dietro i suoi ministri.
“Il governo non scappa dal Parlamento”, risponde forte e chiaro il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della capigruppo di Montecitorio. “Avevamo già dato la disponibilità a riferire ma avevamo chiesto una piccola sospensione per approfondire una questione importante: non c’era nessuna volontà dilatoria ma di rispondere al Parlamento”. Sulla richiesta chiassosa delle opposizioni di avere in aula la premier, Ciriani ha spiegato: “Ci saranno due ministri importanti per una risposta adeguata e informata. I due ministri sono in grado di garantire la massima informazione”. Le opposizioni, inoltre, hanno continuato ad attaccare strumentalmente sulla mancanza di una diretta televisiva, lasciando intendere che la maggioranza abbia “qualcosa da nascondere”. Ma la polemica è oziosa: la diretta dell’informativa sarà regolarmente trasmessa su tv satellitare e sui canali web della Camera. Ma anche su questo capriccio l’opposizione è andata a sbattere. Inizialmente Davide Faraone, deputato di Italia Viva aveva denunciato che la trasmissione fosse stata negata durante l’intervento alla Camera a causa di un mancato accordo all’interno della maggioranza. La conferenza dei capigruppo lo ha smentito e in seguito dato il via libera alla diretta Rai, ma durante l’informativa dei due ministri al Senato, prevista a partire dalle 15.30.
Sceneggiata: “Meloni si nasconde”
“Perché, se ci sono interessi di carattere nazionale come ha detto il ministro Piantedosi non è stato apposto il segreto di Stato? Questa è una risposta che può dare soltanto la Meloni – incalza l’ex ministro del Partito Democratico Andrea Orlando -. Sarebbe interessante capirlo perché da quello si capirebbe anche come è declinato questo interesse nazionale”. Ebbene, la farsa prosegue, perché è chiaro a tutti che a queste domande risponderanno proprio Nordio e Piantedosi. Chi meglio di loro? Cosa c’è che non va? Vogliono risposte o fare polemica e basta? “Venga Meloni” è la frase più stucchevole di cui sono capaci. Il consiglio di Lupi di Nm agli urlanti oppositori è quello di raffreddare i bollenti spiriti: “I ministri Nordio e Piantedosi, com’è giusto, riferiranno alle Camere. Ma consiglio all’opposizione di utilizzare l’ascolto e la moderazione su questi temi. E ascolti innanzitutto l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti del Partito democratico: che ha spiegato bene in una intervista che cosa vuol dire la ragione di Stato”.
Centrodestra più che mai compatto dopo l’informativa il ministro della Giustizia Carlo Nordio e del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sul caso Almasri. Nell’aula di Montecitorio, il primo a intervenire è Giovanni Donzelli che rinfresca la memoria a Schlein e Conte. «Non vi siete fatti problemi di coscienza – ricorda il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia – quando avete stabilito la Via della Seta con la Cina e non vi preoccupavano i diritti umani in Venezuela quando il Movimento 5 Stelle scodinzolava da Maduro. E non vi siete preoccupati nemmeno dei diritti umani in Libia – incalza Donzelli – quando il 2 febbraio del 2017 Gentiloni e Minniti firmavano il memorandum tra Italia e Libia, o il 2 febbraio 2020 quando a confermare il memorandum c’erano Conte e il Pd».
Non usa mezzi termini neanche Maurizio Lupi: Sul caso Almasri «il governo è scappato? No, è venuto a riferire. Il governo non è scappato – spiega il leader di Noi moderati – Dopo l’iniziale richiesta delle opposizioni di riferire in Aula, «è intervenuta un’informazione di garanzia. Un procuratore ha deciso di indagare i ministri Nordio e Piantedosi, il sottosegretario Mantovano, la premier Meloni, il governo: questa cosa fa del male alla magistratura, alle opposizioni e a noi che vogliamo onorare la politica». Sulla politica estera e sulla sicurezza «occorre responsabilità, non dividiamoci e non facciamo polemiche».
Schlein e Conte sono i capofila di una bagarre vergognosa alla Camera prima durante e dopo le informative dei ministri Nordio e Piantedosi. “Meloni presidente del coniglio”, urla la segretaria del Pd, guardandosi intorno per vedere l’effetto della battutona. “E’ scappata, è scappata”, dicono in coro gli oppositori a prescindere, da Faraone (Iv), a Bonelli (Avs) che si prende pure una bella legnata da Nordio in un duro botta e risposta: mentre il ministro cita in Aula le date relative alle carte e alla richiesta di arresto della Cpi su Almasri; Bonelli è intervenuto per correggere il ministro. “La cosa che più mi stupisce è che non avete letto le carte”, ha replicato Nordio. “Le ha lette le carte Bonelli?”. Il deputato ha ribattuto timidamente: “Sì”.
Il leader grillino parla di “viltà istituzionale” da parte della premier. Da giorni non fa altro lui e le opposizioni di ripetere la litania: venga Meloni a riferire. Arriva al punto di prendere la premier a tu per tu sibilando: “Lo so che ci sta guardando nascosta dietro il computer”. Scandaloso, carente della più elementare grammatica istituzionale. Accostare l’assenza di coraggio a Meloni è semplicemente fuori dalla realtà. E poi si permette un attacco grave: “Adesso non parli, perché se non è venuta a parlare qui non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto. Non tocchi più la questione: parli solo davanti al Tribunale dei ministri”. Con il volto stravolto aggiunge: “Ai ministri presenti dico: non siamo sorpresi che scappino tutti, anche i criminali, avete scritto anche una riforma: adesso li avvertite i criminali prima di arrestarli, così voi contrastate il pericolo di fuga. Ormai siamo diventati un porto franco, un Paese dei balocchi dei criminali“.