Sono molti i fronti aperti per il Procuratore di Roma Francesco Lo Voi, diventato obiettivo degli attacchi del Governo dopo l’invio al Tribunale dei Ministri del fascicolo a carico della premier Meloni e di alcuni ministri sul caso Almasri e su quanto avvenuto nella gestione degli atti dell’Aisi nel fascicolo aperto dopo una denuncia del capo di gabinetto della premier, Gaetano Caputi.
Il capo dei pm di Roma attende le decisioni dei colleghi umbri che oggi incardineranno in un fascicolo di indagine l’esposto trasmesso il 7 febbraio dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Nell’incartamento si contesta alla Procura capitolina la violazione del comma 8 dell’articolo 42 della legge speciale istitutiva dei servizi segreti in quanto piazzale Clodio, a cui è stata trasmessa una informativa dai servizi classificata come “riservata”, avrebbe dovuto adottare le necessarie cautele per evitarne l’indebita diffusione.
Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, è chiamato a valutare l’esposto: come primo passo potrebbe aprire un procedimento a modello 45, ossia senza indagati e ipotesi di reato, per poi individuare un eventuale profilo penale e procedere alle iscrizioni nel registro degli indagati. Dal canto suo Lo Voi contesta le accuse mosse dal Dis ribadendo la “correttezza” dell’operato dell’ufficio di cui è a capo. Per il Procuratore capitolino non c’è stato alcun reato in quanto la norma speciale viene applica in caso di azione coattiva da parte della Procura, con ordine di esibizione di atti al Dis.
Nel caso in esame, è il ragionamento dell’ufficio giudiziario romano, ciò non sarebbe avvenuto: nessun ordine e quindi nessuna infrazione della legge: è stata, invece, correttamente applicata – è sostanzialmente la tesi difensiva – la legge generale a tutela del diritto di difesa con il deposito degli atti nella chiusura delle indagini a carico di alcuni giornalisti del Domani. Da Perugia, inoltre, potrebbero arrivare novità anche sul fascicolo, rubricato a modello 45, aperto dopo la denuncia presentata dall’avvocato Mele e che tira in ballo il numero uno dei pm capitolini e l’avvocato Luigi Li Gotti, autore quest’ultimo della denuncia che ha coinvolto mezzo governo nella vicenda Almasri.
Due anni fa si trattava di un rapporto degli apparati di sicurezza inviato al governo. Oggi della relazione del Copasir “sulla situazione geopolitica del continente africano e sui suoi riflessi sulla sicurezza nazionale”. Ma stavolta il documento è pubblico (questo il link) e non dice affatto quanto alcuni organi di stampa stanno attribuendo al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. “In Libia ci sono 700 mila migranti irregolari pronti a partire“, hanno titolato alcune agenzie e ripreso alcuni quotidiani, interpretando un dato, quello della presenza straniera in Libia, che la relazione del Copasir non trasforma in alcun modo nella minaccia spesso paventata. Da ultimo nella vicenda del torturatore libico Almasri, che il governo avrebbe liberato anche per evitare “un’improvvisa ondata di partenze” via mare.