Ilaria Salis il 13 febbraio in commissione Juri. Da Fazio per la sua autodifesa

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È confermata per giovedì 13 febbraio l’audizione dell’eurodeputata di Avs Ilaria Salis in commissione Juri, la commissione Affari legali del Parlamento europeo, a seguito della richiesta di revoca dell’immunità parlamentare avanzata dal governo ungherese a ottobre dello scorso anno. L’audizione avverrà, come da procedura, a porte chiuse e Salis, a quanto apprende LaPresse, sarà in presenza.

Per la stessa giornata, stando all’agenda della commissione Juri, è anche previsto lo scambio di opinioni sul caso. Secondo quanto previsto dalla procedura, verrà poi redatta una bozza di relazione con raccomandazione preparata dal relatore (Adrian Vazquez Lazara, Ppe) e votata a porte chiuse in commissione. Infine, il Parlamento europeo si esprimerà con una votazione in Aula sulla raccomandazione della Juri alla plenaria più vicina e la presidente dell’Eurocamera informerà l’autorità richiedente e l’eurodeputata dell’esito.

La bozza di relazione diventa pubblica un giorno prima del voto plenario. Le tempistiche non sono predefinite per il processo di immunità, poiché i casi vengono considerati individualmente e in modo confidenziale, tenendo conto del calendario del Parlamento europeo e le settimane di commissione-plenaria e del calendario della commissione Juri. In ogni caso, stando a quanto ricostruito, se giovedì 13 febbraio verranno effettuati audizione e scambio di opinioni, il passo successivo per il caso Salis dovrebbe essere l’esame della bozza di relazione e un possibile voto in commissione Juri, che potrebbe avvenire già nelle riunioni del 17-18 febbraio o del 17-18 marzo. Da quanto apprende LaPresse, il voto del Parlamento potrebbe essere nella plenaria di marzo o, più probabilmente, di aprile.

L’esito della richiesta di revoca di immunità – spiegano fonti parlamentari – non ha nulla a che vedere con la procedura giuridica e non determina la colpevolezza o fondatezza delle accuse, ma solo se esista fumus persecutionis, ovvero se la richiesta sia motivata politicamente. Solo in questo caso la plenaria può decidere di non revocare l’immunità. Il deputato o la deputata rimane in carica anche in caso di revoca dell’immunità, in quanto il mandato di un deputato al Parlamento europeo è un mandato nazionale e non può essere revocato da un’altra autorità. La revoca dell’immunità non equivale a una sentenza di colpevolezza, ma consente alle autorità giudiziarie nazionali di procedere nello svolgimento di un’indagine o di un processo. Poiché i deputati al Parlamento europeo sono eletti in base alla legge elettorale nazionale, se sono giudicati colpevoli di un reato spetta alle autorità dello Stato membro decidere sull’eventuale decadenza del mandato.

Ospite di Fabio Fazio, su la Nove, Ilaria Salis ha tenuto la sua arringa difensiva. “Il problema è che questo processo – ha detto l’ex maestra arrestata in Ungheria e fuori dal carcere grazie alla candidatura e all’elezione all’Europarlamento – in qualche modo per il governo ungherese è un processo politico, nel senso che sebbene il processo in tribunale non si sia ancora concluso, il problema è che io più e più volte sono stata bersaglio di dichiarazioni molto pesanti rilasciate da esponenti del governo, anche dallo stesso Orban quando è venuto in visita qua in Italia, in cui mi descrivono come una delinquente, una terrorista e dicono che merito una pena esemplare”.

In merito alla sua detenzione in Ungheria, dove è stata in arresto per 15 mesi prima di essere eletta all’Europarlamento. Salis è stata rinviata a giudizio e rischia fino a 24 anni di carcere con l’accusa di avere partecipato ai pestaggi di alcuni militanti di estrema destra. “Io sono stata liberata e il processo è stato sospeso nel momento in cui sono stata eletta. La situazione è ancora aperta perché l’Ungheria ha pensato di chiedere al Parlamento la revoca”, si è lamentata la Salis. E ancora, sotto gli occhi di un compassionevole Fazio: “Io in realtà ho fatto 15 mesi di carcere preventivo, senza che sia stato portato nessun elemento. Se ci fossero stati degli elementi a fondamento di queste accuse, credo che il processo si sarebbe concluso molto prima”.

Ricordando il suo arresto in Ungheria, Salis ha dato la sua versione dei fatti: “Scesa dal taxi mi girano di schiena e mi ammanettano, senza dare nessun tipo di spiegazione. Sono stata portata da un agente su un furgone da una donna che mi ha controllata dicendo ‘Però deve venire in questura per un controllo’”. “Non credo sia un accanimento proprio nei confronti miei come persona, ma un accanimento contro gli antifascisti, perché il Governo Orban tollera questa manifestazione, la giornata dell’Onore”, ha detto ancora l’eurodeputata.

Sul bastone telescopico ritrovato nel suo marsupio, che la inserita tra i probabili componenti della famigerata banda del martello, Salis sostiene, come dichiarato anche nel suo libro Vipera, che gli è stato messo in borsa per incastrarla. Non ha invece argomentato il motivo del complotto ai suoi danni.

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