La campagna di primavera di un centro sinistra allargato è iniziata, anche se si è affidato alle circostanze. Il problema è che questa vasta area politica che va da Avs fino ad Italia Viva, non è tenuta insieme da una visione comune e né da un’ idea sul futuro dell’ Italia. Un centro sinistra allargato lo abbiamo visto in Parlamento sul caso Almasri e sulla mozione di fiducia a Santanchè: parole quasi identiche. Si tratta pur sempre di una circostanza , di un’ occasione ben colta. Si vive alla giornata senza un comune programma e infatti i sondaggi indicano un’ opinione pubblica ferma,forse in attesa del nuovo: un discreto margine di vantaggio per il centro destra. Il centro sinistra pensa di intercettare il voto di quelli che si astengono, ma rimane solo un’idea a cui non seguono fatti. Non esiste un’ iniziativa comune, manca il fatidico colpo di reni, non si può ridurre ogni azione ad una semplice spartizione di seggi elettorali in vista delle politiche. Ad esempio il cosiddetto campo largo sembra farsi strada sul referendum per la cittadinanza agli stranieri, riducendola a 5 anni al posto degli attuali 10. È uno dei temi che fa da collante all’ area di centro sinistra che ingloba anche Matteo Renzi che cerca di spostare l’ equilibrio dell’ area più al centro, evitando che le decisioni e le iniziative siano esclusivo appannaggio di Giuseppe Conte ed Elli Schlein. Quindi questo referendum ha più un valore politico che pratico perche non si sa se riesce a superare il 50% degli aventi diritto, per renderlo valido. Questo è l’ unico referendum che può unire le forze del centrosinistra, sui quattro proposti dalla CGIL non sarà possibile, soprattutto su quello che riguarda l’ abolizione del Jobs Act, per ripristinare l’ art 18 dello Statuto dei lavoratori, perché troverebbe l’ opposizione di Renzi che fu il padre del Jobs Act, ma anche di Calenda. La strada da percorrere, quindi, è ancora lunga ed in salita .
Una sinistra che si candida a governare senza un linguaggio per rivolgersi ai suoi elettori
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