Alle europee, ‘Scrivete solo Giorgia sulla scheda’, informa la premier. I costituzionalisti si oppongono: ‘Arriveranno molti ricorsi’

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Fratelli d’Italia è alla costruzione di una formazione pigliatutto che vuole essere  il nuovo e egemonico «partito della nazione», ben riconoscibile, a partire dal nome del suo leader.

La Meloni e una possibilità garantita dalla legge che permette,  nelle elezioni di ogni tipo,  di dare all’elettore la scelta se mettere il nome per esteso oppure semplificarlo quando è chiarito in fase di presentazione di candidatura come è sostituibile il nome. Accade in tutte le elezioni, quindi per le europee ci sarà scritto ‘Giorgia Meloni detta Giorgia’. È una possibilità che la norma dà proprio per semplificare il concetto.

Da Pannella a Sala,  è una formula che si pratica abitualmente da tempo. Spesso, infatti, leggendo la scheda elettorale si può notare una indicazione del tipo: “Marco Rossi detto Marco”. Caso esemplare è stato quello di Marco Pannella, che sulla scheda elettorale era “Giacinto Pannella detto Marco”. Il suo primo nome (per un errore burocratico commesso all’anagrafe, raccontò lui stesso) era Giacinto, ma era conosciuto da tutti come Marco. Altro caso notorio è quello del sindaco di Milano, che sulla scheda spunta come “Giuseppe Sala detto Beppe”. Insomma, una mossa studiata per rendere vita facile a chi si recherà al seggio per votare.

Ma per Giorgia Meloni si scatenano i dubbi, o i divieti, dei costituzionalisti: “Si rischia una valanga di ricorsi”. L’avvocato amministrativista Gian Luigi Pellegrino, sentito da ‘La Repubblica’, la definisce “una gran furbata, che però non si può fare, perché il soprannome non può essere lo stesso nome”. Secondo Pellegrino “gli uffici elettorali potrebbero non accettare quello che non è un soprannome, ma con questo clima non è probabile che lo facciano”.

Il costituzionalista di Perugia Mauro Volpi parla di “frode elettorale”. È vero – spiega sempre a La Repubblica – che la legge legittima l’uso di uno pseudonimo o di un diminutivo o al limite del solo nome se il cognome è complicato o di difficile scrittura. Ma questo non è il caso di Giorgia Meloni. Nella sostanza c’è una frode agli elettori che deriva dal dire che lei è “una di loro”, il che corrisponde a una concezione populista e plebiscitaria che punta ad anticipare gli effetti del premierato”.

Anche sul filo dell’ironia, come fa il costituzionalista della Sapienza Gaetano Azzariti: «Solo Giorgia? E se c’è un’altra Giorgia che fanno? Saranno costretta a eliminarla? Vietate tutte le Giorgia dentro FdI? Già questa è una discriminazione e una lesione di un diritto fondamentale…».

Ma la decisione della premier è possibile o siamo di fronte all’ennesimo svarione istituzionale? Un professore emerito di diritto amministrativo come Franco Gaetano Scoca la definisce «una scelta molto discutibile e che può far sorgere contestazioni». Poteva farlo? «Non c’è una norma che lo vieta, ma quel nome, Giorgia, in sé non dice che è una donna del popolo e comunque non è affatto detto che una donna del popolo debba essere chiamata per nome. In ogni caso stiamo sempre parlando della presidente del Consiglio».

Per Azzariti «siamo di fronte a un’evidente forzatura della legge elettorale che parla chiaro, solo il cognome, nome e cognome, se due cognomi anche uno solo dei due, e se c’è confusione tra omonimi ecco la data di nascita. Ormai gli esponenti di questo governo si ritengono legibus soluti, come dimostra il voto annullato e ripetuto sull’autonomia». Qui nulla quaestio. Ma se il nome è già Giorgia Meloni, quel “detta Giorgia” è «solo una forzatura». Peggio: «Per demagogia viene piegata la legge elettorale e la lettera stessa della legge per uno scopo populista».

Nella sostanza, per i contestatori,  c’è una frode agli elettori che deriva dal dire che lei è “una di loro”, concezione populista e plebiscitaria che punta ad anticipare gli effetti del premierato.

“Mi candido alle elezioni Europee e chiedo agli italiani di scrivere il mio nome sulla scheda elettorale, usando il mio nome di battesimo”. Con questa precisa indicazione il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato la sua discesa in campo in nome di Fratelli d’Italia. Ma è possibile esprimere la propria preferenza, usando solo il nome di battesimo? La risposta è sì, è la legge italiana a prevederlo: non esiste su questo punto alcuna restrizione in quanto vige il principio del “favor voti”, secondo il quale la validità del voto contenuto nella scheda deve essere ammessa ogni qualvolta sia possibile desumere l’effettiva volontà dell’elettore.

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