Macron convoca un vertice a Parigi per capi di Stato e di governo sul sostegno all’Ucraina. Per Trump l’Ue deve stare fuori dagli accordi Russia-Ucraina

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Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha convocato a Parigi un vertice europeo a livello di capi di Stato e di governo, alla luce di quanto emerso alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco sul tema del sostegno all’Ucraina.

“Sono contento che il primo ministro, Donald Tusk, si rechi lunedì, su invito del Presidente Emmanuel Macron a un incontro dei leader europei. Dobbiamo dimostrare la nostra forza e unità”, ha poi scritto su X il ministro degli Esteri polacco, che inizialmente aveva citato come data del summit domenica 16 febbraio, giorno nel quale si svolgerà invece a Monaco di Baviera una riunione informale dei ministri degli Esteri Ue. A quanto risulta, il vertice convocato da Macron è ancora in fase di definizione.

L’Europa teme di essere relegata a un ruolo secondario nella trattativa visto che Trump ha menzionato i funzionari che si occuperanno di condurre un negoziato che, in accordo con il Cremlino, è stato avviato “immediatamente”. L’uomo di Washington su questo fronte è ormai l’inviato per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che, il giorno prima della fatidica telefonata tra i due presidenti, era volato a Mosca, aveva parlato per ore con il capo del Cremlino ed era tornato con Marc Fogel, l’insegnante statunitense che stava scontando in Russia una lunga pena detentiva per possesso di stupefacenti, in realtà cannabis terapeutica.

Dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al segretario generale della Nato, Mark Rutte, saranno oltre sessanta i leader e capi di Stato e di governo che presenzieranno alla sessantunesima edizione della conferenza, che si terrà come di consueto all’Hotel Bayerischer Hof. Poco prima della telefonata tra Trump e Putin, il governo tedesco aveva asserito di non aspettarsi svolte significative sull’Ucraina. La situazione si è però evoluta in modo rapidissimo ed è possibile che Vance e Zelensky firmino la bozza di accordo economico presentata due giorni fa a Kiev dal segretario al Tesoro, Scott Bessent.

Washington punta all’accesso alle terre rare ucraine e Kiev dovrà saper sfruttare questa pretesa, dal momento che molti giacimenti si trovano in zone al momento occupate dai russi. Il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato di aver rifiutato l’accordo con Washington sulle terre rare. Zelensky ha affermato che l’accordo “deve essere collegato con le garanzie di sicurezza. L’accordo era pronto a livello ministeriale, ma io sono il presidente e avrò influenza sulla qualità di questo documento. Ed è per questo che non ho lasciato che i ministri firmassero l’accordo, perché non è pronto, secondo me. Non è ancora pronto a proteggere i nostri interessi”. Intanto alla Conferenza di Monaco di Baviera sulla sicurezza l’inviato Usa di Trump, Keith Kellogg, ha detto di non vedere l’Europa al tavolo dei negoziati per risolvere il conflitto Mosca-Kiev. Secondo lui però si terrà conto degli interessi dell’Europa. Al meeting, che si svolge in un clima di forte tensione dopo l’attentato nella città tedesca, Zelensky aveva precedentemente sottolineato la necessità di truppe comuni europee, ribadendo che l’unica garanzia per la sicurezza del Paese è l’adesione alla Nato.

Per il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski “lunedì la Francia ospiterà un summit europeo sull’Ucraina”, ma fonti dell’Eliseo smentiscono e parlano di “discussioni in corso per un possibile incontro informale”. Secondo il ministro degli Esteri Tajani, “è chiaro che se si vuole arrivare a un accordo di cessate il fuoco serve disponibilità, sia da parte dei russi sia da parte degli ucraini. Zelensky vuole avviare una trattativa di buon senso, credo che faccia bene a farlo”.

Quanto agli europei, dovranno fare i conti con le pressioni Usa, ribadite da Hegseth, perché aumentino la spesa per la difesa dal 2% al 5% del Pil. In assenza di uno sforzo in questo senso, e con la minaccia dei dazi Usa che incombe, per il vecchio continente sarà molto più difficile avere voce in capitolo in una trattativa che Trump intende chiudere il prima possibile. La delegazione Ue sarà foltissima. Oltre a Von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ci saranno i commissari Teresa Ribera, Henna Virkunen, Kaja Kallas, Maros Sefcovic, Dubravka Suica, Wopke Hoekstra, Andrius Kubilius, Hadja Lahbib ed Ekaterina Zaharieva. Tutti chiamati a interrogarsi su come l’Europa dovrà cambiare approccio in un mondo dove le regole del gioco stanno cambiando.

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