Ucraina, tre ore di vertice Ue a Parigi: ‘Tutto si è concluso in modo interlocutorio, con un ‘no’ sull’invio di truppe europee a far da scudo’

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Sono ormai 1.091 giorni che dura la guerra Russo-Ucraina e, viste le determinazioni di Trump e Putin di esaminare in esclusiva pace ed accordi tra i due belligeranti, il presidente francese Macron ha convocato a Parigi i principali leader europei che temono di essere esclusi dalla partita a due Washington-Mosca.

L’inviato della Casa Bianca per il Medioriente, Steve Witkoff, conferma la sua partenza per l’Arabia Saudita in vista dei colloqui con dirigenti russi per la pace in Ucraina. E, mentre anche fonti di stampa affermano che gli Usa vogliono raggiungere il cessate il fuoco entro Pasqua – come anticipato giorni fa da Tgcom24 – Trump dichiara: “Penso che Putin voglia finire la guerra, e presto”.

Poi aggiunge: “Anche Zelensky vuole finirla. Il leader ucraino sarà coinvolto nei negoziati”.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha dichiarato di non vedere alcuna ragione per cui gli europei debbano partecipare ai colloqui per la tregua in Ucraina, accusandoli di voler “continuare” la guerra. Parlando alla vigilia di colloqui con funzionari statunitensi in Arabia Saudita, Lavrov ha affermato che “se hanno intenzione di snocciolare idee subdole sul ‘congelamento del conflitto’… allora perché invitarli lì?”.

Poi, parlando della telefonata tra Putin e Trump, ha chiarito: “Hanno concordato sulla necessità di lasciarsi alle spalle un periodo assolutamente anomalo nelle relazioni tra le due grandi potenze, quando, di fatto, non comunicavano se non su alcune questioni tecniche e umanitarie. E i presidenti hanno concordato sulla necessità di riprendere il dialogo. Non ha senso invitare i leader del Vecchio Continente”.

Il vertice convocato dal presidente francese Emmanuel Macron per decidere come procedere sull’Ucraina si è concluso in modo interlocutorio, ma ha fissato almeno un paletto sull’invio di truppe europee a far da scudo: nulla si muoverà sul terreno fino a quando le garanzie non saranno massime. Consideriamo che il primo ministro britannico Keir Starmer aveva dichiarato di essere pronto a inviare truppe in Ucraina, qualora fosse necessario per garantire la sicurezza del Regno Unito e dell’Europa. Londra sta svolgendo un ruolo di primo piano nel supportare Kiev nella guerra contro la Russia, il che “significa anche essere pronti e disposti a contribuire alle garanzie di sicurezza per l’Ucraina inviando le nostre truppe sul campo se necessario”, ha scritto Starmer sul Daily Telegraph.

Ucraina, il vertice di Parigi e la posizione della Ue
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha lasciato la riunione in anticipo. Europa e Stati Uniti devono continuare ad “agire insieme” per garantire la sicurezza collettiva, ha dichiarato parlando con la stampa all’ambasciata tedesca a Parigi dopo il summit all’Eliseo. “Non ci deve essere una divisione della sicurezza e della responsabilità tra Europa e Stati Uniti – ha aggiunto Scholz – La Nato si basa sul fatto che agiamo sempre insieme e condividiamo i rischi. Questo non deve essere messo in discussione”.

Parole condivise anche da premier polacco Donald Tusk. “Qualsiasi pace in Ucraina dovrà essere giusta e duratura e Kiev dovrà essere coinvolta in tutti i negoziati di pace”, ha detto il primo ministro polacco, Donald Tusk, dopo l’incontro dei leader europei sull’Ucraina. “Se vogliamo una pace duratura e giusta” in Ucraina e “pertanto non una falsa chiusura serve una partecipazione attiva” ai negoziati “dell’Ucraina” che è “il Paese aggredito e anche del progetto politico che si sente minacciato che è l’Ue”, è stata la posizione del premier spagnolo Pedro Sanchez in conferenza stampa a Parigi al termine del vertice d’emergenza europeo sull’Ucraina. Sanchez ha ribadito che “la pace in Ucraina e la sicurezza europea sono due facce della stessa medaglia. Il destino dell’Ucraina “non mette in gioco solo il futuro” di Kiev, ma è “una questione esistenziale per l’Europa intera” in quanto continente, ha detto invece il premier britannico Keir Starmer alla Bbc.

“La sicurezza dell’Europa è a un punto di svolta. Riguarda l’Ucraina, ma riguarda anche noi. Abbiamo bisogno di una mentalità di urgenza. Abbiamo bisogno di un’impennata nella difesa”, scrive von der Leyen prima di raggiungere gli altri leader. L’Ue deve presentarsi con una linea chiara già al bilaterale – rimandato di un giorno – della stessa von der Leyen con l’inviato speciale Usa per l’Ucraina Keith Kellogg, che avverrà contestualmente all’incontro di alto livello tra le delegazioni Usa e russa a Riad, in Arabia Saudita. “Questo è l’inizio di un processo, che continuerà con il coinvolgimento di tutti i partner impegnati per la pace e la sicurezza in Europa. L’Unione europea e i suoi Stati membri svolgeranno un ruolo centrale in questo processo”, afferma il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, fugando le critiche di chi lo vedeva spodestato dal suo ruolo di guida dei leader dei 27.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lasciato il palazzo per ultima, senza rilasciare dichiarazioni, dopo i premier Keir Starmer (Regno Unito), Donald Tusk (Polonia), Pedro Sanchez (Spagna), Dick Schoof (Olanda) e Mette Frederiksen (Danimarca), i presidenti Ue Ursula von der Leyen e Antonio Costa e il segretario generale della Nato Mark Rutte.

Le considerazioni degli esclusi
I leader euroscettici esclusi hanno biasimato l’iniziativa. Per il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, i partecipanti al vertice d’emergenza europeo sull’Ucraina di Parigi faranno tutto il possibile per impedire una risoluzione pacifica del conflitto. Mentre il premier slovacco, Robert Fico, ha chiamato Costa per chiedergli spiegazioni sul perché il più importante organo dell’Ue abbia accettato l’invito a un incontro a Parigi tra sette Stati membri e la Gran Bretagna sull’Ucraina e sull’invio di truppe come garanzia di sicurezza dopo la fine del conflitto bellico, quando “l’Ue non è nemmeno autorizzata a prendere tali decisioni”. Un tema questo che ha già trovato il sostegno di Francia e Gran Bretagna, mentre per Berlino è prematuro parlarne. Un ‘no’ a mettere gli scarponi militari sul suolo ucraino che fa discutere, invece, è quello della Polonia, da sempre in prima linea nel sostegno a Kiev.

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