“Secondo il rapporto Health at a Glance: Europe 2024 dell’OCSE, in Europa mancano 1,2 milioni tra medici, infermieri e ostetriche. Lo stesso documento evidenzia che oltre un terzo dei medici e un quarto degli infermieri in servizio hanno più di 55 anni e si avvicinano alla pensione, mentre tra i giovani cala l’interesse per le carriere sanitarie, soprattutto infermieristiche” denuncia l’eurodeputato siciliano di Fratelli d’Italia Ruggero Razza, che in Sicilia è stato assessore regionale alla sanità.
La Commissione ha affermato che, in caso di carenza di professionisti, questi possono essere reperiti nei Paesi extra UE attraverso il meccanismo di mobilità delle competenze e dei talenti” continua Razza che è coordinatore del gruppo ECR nella commissione Sanità del Parlamento europeo.
Razza, intervenendo a Strasburgo a nome del gruppo nel dibattito in plenaria. ha sottolineato che l’Italia ha investito negli ultimi due anni 9 miliardi di euro in più, portando il Fondo Sanitario Nazionale a quasi 137 miliardi di euro per il 2025. Sono stati aumentati il tetto per le assunzioni, il numero di posti nelle facoltà di medicina, il numero delle borse di specializzazione e rifinanziati i contratti di lavoro. Ma il personale continua a mancare e ci troviamo di fronte a un’emergenza certificata a livello europeo.
Per affrontare questa crisi di disponibilità medica l’eurodeputato ha avanzato cinque proposte ovvero. In primo luogo occorre utilizzare il Fondo Sociale Europeo per finanziare un piano straordinario di assunzioni, partendo da un investimento aggiuntivo nelle università per aumentare il numero di posti disponibili in modo coerente con il fabbisogno. “Questo senza gravare sulle famiglie, poiché studiare medicina in un’università privata può costare oltre 100.000 euro, mentre le sole università pubbliche non potranno mai garantire un numero sufficiente di posti senza compromettere la qualità dell’insegnamento”.
Ma sono possibili anche altri interventi come l’allentamento specifico del patto di stabilità “considerare il capitale umano come un investimento e sottrarre il costo complessivo della formazione dei professionisti sanitari dai vincoli del Patto di Stabilità; defiscalizzare il lavoro in sanità per contrastare la fuga di medici formati in Europa e reclutati da Paesi extra UE, garantendo salari proporzionati alla complessità delle cure prestate. In Italia questa misura è già stata adottata per ridurre le liste d’attesa, ma servono interventi strutturali per limitare la concorrenza nel mercato del lavoro e infine incentivare la digitalizzazione, la telemedicina e l’uso dell’intelligenza artificiale, strumenti fondamentali per migliorare l’efficienza del sistema sanitario. Ci aspettiamo che la Commissione Europea si faccia carico di una proposta concreta e la porti al più presto in Parlamento”.