I dati parlano chiaro. L’Unione ha vinto. Il semaforo è stato liquidato. E gli elettori vogliono che il cancelliere sia Friedrich Merz”, ha detto il segretario generale della Cdu Carsten Linnemann, commentando i primi exit poll.
L’Unione Cdu/Csu di Friedrich Merz vince le elezioni in Germania con il 29%. Seconda l’ultradestra di Afd con il 19,5%, la prima volta nella storia della Repubblica federale. Seguono l’Spd al 16%, i Verdi al 13,5%, la Linke all’8,5%. Rischiano di non entrare al Bundestag i liberali di Fdp con il 4,9% e Bsw con il 4,7%. La soglia di sbarramento è del 5%.
Il vicepresidente del partito AfD Peter Boehringer ha dichiarato alla Bild: “Mi aspetto che raddoppieremo le nostre dimensioni e saremo chiaramente i grandi vincitori delle elezioni”. Boehringer ha continuato: “Il signor Merz avrà l’imbarazzo della scelta su quale politica perseguire. Ci penserà attentamente nei prossimi giorni.
Anche nella giornata del voto Elon Musk sta continuando a promuovere l’AfD. Sulla sua piattaforma X, informa la Bild, ha condiviso il un post di un utente che dice: “Germania. Andate alle urne e votate per l’AfD. La tua vita dipende da questo”. Il suo commento è un secco “Sì” di approvazione.
Alternative für Deutschland (AfD) è un partito politico tedesco fondato nel 2013 da un gruppo di economisti e accademici della Cdu insoddisfatti della gestione della crisi del debito sovrano europeo e dell’introduzione dell’euro. Bernd Lucke, economista e professore universitario, è stato il volto prominente del partito nelle sue fasi iniziali, la sua leadership ha contribuito a delineare il profilo iniziale del partito, che si concentrava principalmente su temi economici e monetari e proponeva l’uscita della Germania dall’Unione europea. Nel 2013, nelle elezioni federali tedesche, AfD ottiene il 4,7% dei voti, mancando di poco la soglia del 5% per entrare nel Bundestag, il parlamento tedesco. Tuttavia, il successo nelle elezioni europee del 2014, con il 7,1% dei voti, segna l’inizio di una crescita elettorale costante.
Il 2015 rappresenta un punto di svolta per AfD, quando il partito viene preso in mano da Frauke Petry, economista e imprenditrice. La crisi migratoria europea e la conseguente affluenza di rifugiati in Germania diventa temi centrali che cambiarono il volto del partito. AfD si sposta su posizioni fortemente critiche nei confronti dell’immigrazione, adottando una retorica nazionalista e xenofobia, che aumentano significativamente il suo seguito.
Nel 2017, il partito ottiene il 12,6% dei voti nelle elezioni federali, diventando la terza forza politica del paese e garantendo per la prima volta seggi nel Bundestag. Negli anni successivi, AfD consolida il proprio sostegno soprattutto negli stati della ex Germania Est, dove riesce a superare il 20% dei voti. Il partito diventa una voce prominente per i cittadini scontenti delle politiche dei partiti tradizionali, anche grazie all’utilizzo di una retorica di opposizione alle élite politiche, rappresentate dall’Europa e dai principali partiti tedeschi. I consensi continuano a salire, fino a quando alle elezioni europee del 2024, AfD ottiene il 16% dei voti di tutti i tedeschi, consolidando la sua posizione come secondo partito più votato in Germania.
In Europa, il partito si trova praticamente isolato dopo l’espulsione nel maggio del 2024 dal gruppo Identità e Democrazia (di cui fanno parte Lega e Rassemblement national di Marine Le Pen) a causa di dichiarazioni controverse fatte da Maximilian Krah, capolista del partito per le elezioni europee che aveva affermato in una intervista a Repubblica che “non tutti i membri delle SS dovrebbero essere considerati automaticamente criminali di guerra”. Non era la prima volta che membri del partito mostravano simpatia verso posizioni che minimizzano la responsabilità tedesca nell’olocausto. Ad esempio, il neo eletto Björn Höcke, leader di AfD in Turingia, è stato multato due volte negli ultimi mesi per aver utilizzato slogan nazisti proibiti nei suoi discorsi.
Sui temi etici AfD si caratterizza per una posizione nettamente conservatrice, opponendosi al matrimonio e alle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso, all’aborto e alle politiche in favore dell’identità di genere, nonostante la sua attuale leader Alice Weidel sia dichiaratamente lesbica e con due figli adottivi. Inoltre, AfD è contraria alla politica dei confini aperti e nega il cambiamento climatico. In politica estera, sostiene la Nato e gli Stati Uniti, ma è contraria alle sanzioni contro la Russia e favorevole a buoni rapporti con Mosca.
All’Afd andrebbero 142 seggi, ai Verdi 98 e alla Linke 62. Nessun seggio andrebbe ai liberali dell’Fdp e ai populisti del Bsw, che non supererebbero la soglia del 5%. Ma in virtù del sistema elettorale misto in vigore in Germania, è possibile mancare di poco la soglia di sbarramento ed entrare comunque in Parlamento, come avvenne alla Linke nel 2021.
L’ipotesi coalizione Kenya
Altro partito per una Grosse Koalition potrebbero essere i Verdi, con i quali la Cdu governa già a livello locale, ma c’è il veto del capogruppo della Csu, Alexander Dobrindt, che ha già escluso l’ipotesi di una coalizione “Kenya” (così definita dai colori dei partiti: il nero della Cdu/Csu, il verde degli ecologisti e il rosso dell’Spd come nel tricolore del Paese africano).
Se i risultati confermeranno la Cdu/Csu poco sotto le previsioni e l’Spd in caduta libera, col peggior risultato mai realizzato nella storia del partito, la coalizione a due potrebbe restare al di sotto dei 316 seggi necessari per la maggioranza assoluta. E, secondo alcuni osservatori, al momento, nemmeno se Fdp e Bsw restassero fuori dal Bundestag la redistribuzione dei loro consensi potrebbe garantire all’Spd numeri sufficienti per una riedizione della Grande Coalizione a due che aveva guidato la Germania ai tempi di Angela Merkel.
Ma anche Merz avrebbe escluso una collaborazione con i Verdi, contrari alla stretta sull’immigrazione che ha promesso agli elettori.
L’ipotesi coalizione “Germania”
Dopo aver invitato gli elettori a non prenderla in considerazione in nome del voto utile, il capo dell’Unione, Friedrich Merz, potrebbe proporre una coalizione “Germania” (con il nero, rosso e il giallo dei liberali, come lo stendardo nazionale) che potrebbe contare su una maggioranza risicata ma idonea a governare. Ipotesi che non fa i conti con l’astio che lo sconfitto cancelliere uscente, il socialista Olaf Scholz, nutre nei confronti del leader liberale e suo ex ministro delle Finanze, Christian Lindner, responsabile della caduta della “coalizione semaforo”, al governo dal 2021.
Secondo i media tedeschi, Merz potrebbe essere addirittura tentato dall’esperimento di un governo di minoranza con l’Spd. Ma è ancora presto per disegnare scenari concreti. L’ultima parola si conoscerà solo in seguito.