‘(Hot)Spot Albanese’, di Report e Sigfrido Ranucci. Meloni: ‘Albania dipinta come un narcostato’

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Nel lungo discorso con cui da Pescara ha lanciato la sua candidatura alle Europee, tra i tanti temi toccati, Giorgia Meloni si è soffermata su  Report, e sull’inchiesta mandata in onda domenica 21 aprile, dedicata dalla trasmissione all’accordo Italia-Albania per la gestione dei migranti.

Concentrandosi sui costi dei centri e sulla figura chiave dell’intesa, Engjell Agaci, in passato ex avvocato di alcuni narcotrafficanti albanesi in Italia.

‘Aiutatemi a mandare a Edi Rama la nostra solidarietà per venire linciati solo per avere tentato di aiutare la nostra nazione’,  ha detto Meloni. Spiegando: ‘addirittura Telemeloni, ce l’avete presente no, Telemeloni? Ha confezionato un servizio sull’Albania in cui si dipingeva come un narcostato’.

A stretto giro sono arrivate le parole del conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, via Facebook, anticipando, nel futuro,  nuovi sviluppi.

L’articolo 21 della Costituzione italiana stabilisce il diritto fondamentale di manifestare liberamente il proprio pensiero attraverso la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. Tuttavia, questo diritto non è illimitato.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Tuttavia, in alcuni casi, come per i delitti previsti dalla legge sulla stampa, l’autorità giudiziaria può procedere al sequestro di pubblicazioni. Questo sequestro deve essere motivato e, se l’autorità giudiziaria non lo convalida entro ventiquattro ore, viene revocato.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati per prevenire e reprimere le violazioni.

In sintesi,  l’articolo 21 garantisce la libertà di espressione, ma esistono limiti che derivano dalla tutela di altri beni o interessi, come il rispetto del buon costume e la protezione di diritti fondamentali di terzi.

Come detto, la trasmissione Report, guidata da Sigfrido Ranucci,   ha documentato, dal suo punto di vista,  le  intese tra Italia e Albania.

Dopo le minacce di querele bavaglio lanciate dal presidente albanese Rama, la premier italiana ha voluto aggiungere la sua voce contro Sigfrido Ranucci e la sua redazione.

Dal palco di Pescara Giorgia Meloni ha chiesto ‘solidarietà’ per il premier albanese dopo il servizio di Report sull’accordo tra i due paesi per la gestione migranti. Il premier albanese aveva annunciato di voler querelare Report e aveva duramente attaccato la tv pubblica italiana tramite un’intervista rilasciata ad una testata locale. In queste ore oltre all’indignazione di molti sono arrivate anche le repliche del direttore di Report, Sigfrido Ranucci, e dell’Usigrai.  Ranucci ha scritto un post sul suo profilo social: ‘Il presidente Giorgia Meloni dal palco di Fratelli d’Italia a Pescara ha commentato il servizio ‘(HOT)SPOT albanese di Giorgio Mottola’. La Meloni ha invitato a dare solidarietà a Rama. Ma ci sono i sondaggi in Albania che mostrano che il popolo albanese, in percentuali tra il 60% e l’80% crede più a quanto riportato da Report, che alla versione di Rama. Torneremo sul tema  con un servizio che indagherà gli scarsi risultati del decreto Cutro fino ad ora. Con documenti esclusivi racconteremo invece come alcuni esponenti di primo piano del governo abbiano sfruttato a proprio vantaggio i depistaggi sulle ong alla base di alcune inchieste giudiziarie’.

Per Giorgia Meloni fare luce sulle modalità con le quali sono stati formalizzati gli accordi con il primo ministro Edi Rama per i centri immigrati da costruire in Albania equivale ad un ‘linciaggio’ al popolo albanese’.

Il governo Meloni ha raggiunto un accordo per spedire in Albania una parte dei migranti che tentano di entrare in Italia attraverso il Mediterraneo. Già da qualche settimana sono cominciati i lavori per la costruzione dei due centri di accoglienza dove secondo le previsioni della presidente del Consiglio verranno dirottati circa 36 mila richiedenti asilo all’anno. Ma come ha scoperto Report, i costi sono già fuori controllo. A fronte dei 650 milioni di euro inizialmente preventivati per 5 anni, la spesa complessiva potrebbe superare la soglia di 1 miliardo di euro. E anche le previsioni fatte dal governo sul numero dei migranti sembrerebbero troppo ottimistiche. Spenderemmo dunque cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3000 migranti all’anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia. Dunque, chi beneficerà davvero di questo accordo? Report ha trovato alcune inaspettate e inquietanti risposte in Albania, definita da molti osservatori internazionali un ‘Narcostato’ a causa del forte condizionamento dei cartelli della mafia albanese sulle attività del governo. Una mafia cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, sotto lo sguardo vigile anche delle autorità italiane. Una inchiesta giornalistica che punta a chiarire come si stanno spendendo i soldi dei contribuenti non ci pare che integri alcuna offesa al popolo Albanese, al quale va la nostra solidarietà per essere stato tirato in ballo a sproposito dalla presidente del Consiglio, per ragioni elettorali.

Engjell Agaci, segretario generale del Consiglio dei ministri scrive, per questi motivi,  alla redazione di Report:

Leggo che l’oggetto della vostra inchiesta giornalistica riguarda il Protocollo sui migranti, stipulato tra il Governo Albanese e Italiano, di seguito approvato con legge da i rispettivi Parlamenti nonché passato al vaglio della costituzionalità dalla Suprema Corte Albanese. Ad essere sincero non trovo la pertinenza di quanto sopra con la mia precedente attività professionale di Avvocato in Italia, terminata definitivamente poco prima del 15.09.2013, giorno in cui ho avuto l’onore di assumere la funzione di Segretario Generale della Presidenza del Consiglio del Governo Albanese, carica che ricopro a tutt’oggi. In merito alla vostra inchiesta sinceramente non rinvengo alcun pubblico interesse ad investigare sulla mia trascorsa attività personale e professionale del tutto estranea e non pertinente all’attuale. Soprattutto osservo, dal tenore delle vostre domande che non sia stata eseguita un’attenta verifica delle vostre fonti. Certamente queste sono osservazioni che verranno attentamente valutate dalla cortese sopra indicata redazione. In ogni caso, per la funzione che rivesto e per maggiore trasparenza e verità offro la mia disponibilità a rispondere a tutte le vostre domande.

Corrisponde al vero che ha svolto il ruolo di mediatore nelle trattative per la cessione di un terreno da 30.000 ettari da parte di Artur Shehu alla fondazione Eftimiadi, avvenuta il 28 febbraio del 2015?

Risposta.

In data 31.03.2012, in qualità di Avvocato, ho assunto formale incarico dal Tribunale di Trieste, per conto dell’allora Curatore, di seguire le vicende documentali e materiali dell’Eredità Giacente del defunto Sig. Salvatore Eftimiadi. Ho cessato la detta attività dopo aver assunto la funzione istituzionale sopra menzionata e ne ho data comunicazione al detto Curatore prima verbalmente e poi formalmente comunicata banche dallo Studio Legale di cui facevo parte.

Corrisponde al vero che nell’ambito dello svolgimento della sua professione di avvocato in Italia ha svolto funzioni di assistenza e/o consulenza legale in favore di molti cittadini albanesi, coinvolti presso i tribunali italiani in procedimenti penali per narcotraffico?

Risposta.

Nella mia lunga attività professionale di avvocato in Italia ho assistito molti cittadini italiani, ovviamente anche albanesi e di altre comunità straniere in Italia. In alcuni dei procedimenti ho assistito i miei, ormai, ex clienti coinvolti nei reati previsti dal DPR 309/90 (Legge sugli stupefacenti).

Nello specifico ha prestato assistenza e/o consulenza legale a Renardo Nallbani, Alxi Nallbani, Dritan Nikolli e Artur Shehu?

Risposta

Porto a vostra conoscenza che la normativa italiana ed europea per la tutela dei dati personali mi impedisce di rivelare i nominativi dei miei ex assistiti, salvo il loro consenso. In ogni caso è vostro diritto e facoltà di avere accesso ai fascicoli dei Tribunali locali per le dovute verifiche. Ma, posso assolutamente escludere che l’ultimo nominativo indicato, sia stato un mio ex assistito.

Ha avuto un ruolo di consulenza o di altro tipo nella stesura del Protocollo tra Italia e Albania sui migranti?

Risposta.

Rientra nelle mie attuali funzioni di visionare tutti gli atti che vengono presentati al Consiglio dei Ministri. Quindi, anche se non ero parte del gruppo di negoziatori per la stesura del Protocollo tra Italia e Albania, certamente ho dato un mio modesto contributo.

‘Report ha trovato alcune inaspettate e inquietanti risposte in Albania, definita da molti osservatori internazionali un “Narcostato” a causa del forte condizionamento dei cartelli della mafia albanese sulle attività del governo. Una mafia cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, sotto lo sguardo vigile anche delle autorità italiane’,   parte del testo scritto da Giorgio Mottola di Report.

Ricordiamo che  l’articolo 21 della Costituzione italiana  garantisce la libertà di espressione, ma esistono limiti che derivano dalla tutela di altri beni o interessi, come il rispetto del buon costume e la protezione di diritti fondamentali di terzi.

Non è che Sigfrido Ranucci con la sua inchiesta  violasse  la realtà, violentando   l’integrità degli albanesi con determinate conclusioni equiparandoli, per grosse linee, a narcotrafficanti ed altro. Il tutto che accadeva ‘sotto lo sguardo vigile delle autorità italiane’. E questo, non sarebbe equiparabile, come afferma  la Meloni, ad un linciaggio?

Una inchiesta giornalistica può anche essere, per capacità e per maestria, pilotata,  per poter  dimostrare quello che si è stabilito ab initio, prima ancora di svolgerla.

L’Usigrai  proclama per il prossimo sei maggio lo sciopero dei giornalisti contro il tentativo di trasformare il servizio pubblico in megafono del governo. Può essere vero, come può essere vero, trasformare il tutto, e lo sciopero, come megafono dell’anti-governo.

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