L’ elettroshock di Trump e le divisioni dei leader europei

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Lavorare ad un dispositivo di difesa europea è ormai indispensabile, soprattutto dopo gli schiaffi di Trump al vecchio continente, ma la costruzione di uno scudo richiederà almeno un decennio. Nel frattempo non si può prescindere da una collaborazione con gli Stati Uniti, se non altro perché gli stessi possiedono tecnologie essenziali per le comunicazioni, i sistemi bellici , il sistema di monitoraggio dello spazio. Certo è difficile dialogare con un uno come Donald Trump che maltratta gli alleati e calpesta le dinamiche della democrazia liberale in Patria e nel resto del mondo occidentale. La sfida più grande per l’ Europa è rimettere insieme le tessere di un mosaico disordinato e per questo occorre grande pazienza ed equilibrio politico e diplomatico. Va evitato di considerare l’ attuale Presidente degli Stati Uniti un asservito al Cremlino; è un timore diffuso visti anche gli atteggiamenti assunti in questi suoi primi due mesi alla Casa Bianca, ma c’ è da considerare un lato del suo carattere che è l’ ammirazione degli uomini forti e dei dittatori, mentre nutre un plateale fastidio per i leader del Vecchio Continente che gli appaiono presuntuosi e inconcludenti. Ma a questo punto l’ Europa non può restare a guardare e deve iniziare, da subito, a pensare concretamente alla difesa della democrazia e dei diritti umani e civili, ma nello stesso tempo cercare , laddove è possibile, di salvare il salvabile , cercando di evitare che una più stretta alleanza tra Mosca e Washington crei danni irreparabili. Si deve ripartire dal colloquio che il tycoon ha avuto con il Premier inglese, Starmer, durante il quale,dopo aver attaccato in modo duro la Nato, ha ribadito il suo impegno a rispettare il Trattato sulla mutua difesa in caso di attacco. La colpa è soprattutto degli europei che non si sono accorti o non hanno voluto accorgersene, che gli equilibri nati dopo la Seconda guerra mondiale, stavano rapidamente cambiando. Prima Barak Obama e poi Biden , hanno più volte richiamato gli europei a fare di più in termini di investimento nel sistema di difesa Nato e in quanto a politiche penalizzanti per le imprese europee non sono stati certamente teneri . A questo punto è auspicabile che l’elettroshock provocato da Trump faccia superare ai leader europei le loro divisioni e li costringa a lavorare per una difesa comune, tenuto conto che il riavvicinamento di Londra all’ Unione europea, ricuce lo strappo provocato dalla Brexit, ma il tutto deve essere permeato dalla logica che per Trump la diplomazia viaggia a bordo del business. Intanto bisogna ripartire dal negoziato sui dazi , guardando con occhi attenti alla Borsa che Trump teme , perché è inevitabilmente il termometro delle sue scelte politiche interne ed esterne. Infatti nelle ultime settimane, quelle nelle quali Trump ha alzato i toni dello scontro sia all’ interno con i licenziamenti di massa che all’estero con i dazi ed infine la rottura con Zelensky, la Borsa americana ha subito molti contraccolpi , mentre le Borse dei Paesi minacciati dai dazi sono andate meglio. Ma negli Usa si avvertono lievi scricchiolii della Casa Bianca, molti sostenitori del Presidente incominciano a contestarlo per il suo atteggiamento filo- russo .

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