Lega sempre più distante e distinta dalle scelte politiche europee e italiane. Questa volta nel mirino del partito di Matteo Salvini entrano le spese per il riarmo dell’Ue da giorni sul tavolo di discussione dei leader continentali per ‘sostenere’ l’Ucraina dopo il dietrofront di Donald Trump. E questa volta questo smarcamento fa più rumore del solito perché a parlare é Giancarlo Giorgetti. Non uno qualunque nella Lega, considerato dalla fronda interna ‘moderato’ ed ‘accorto’. É soprattutto il ministro dell’Economia del governo Meloni. Segno che qualcosa sta cambiando negli equilibri di un esecutivo considerato granitico ma che forse non lo è più.
La difesa e la sicurezza dell’Europa ”implica un programma, per quanto possibile, meditato e ragionato di investimenti in infrastrutture militari che abbiano un senso e non fatte in fretta e furia senza una logica”, avverte il ministro al convegno del dipartimento economia della Lega. ”In questo momento bisogna mantenere il sangue freddo, ragionare, giustamente prendersi i nostri impegni. La fase della costruzione della sicurezza è un problema serio e che richiede investimenti mirati e seri”. Il riferimento all’Ucraina. ”Credo che senza gli Stati Uniti diventa molto complicato immaginare una qualche forma di soluzione”. Per Giorgetti il piano del presidente della Commissione Ue va diviso tra la sicurezza dell’Europa e ”gli aiuti all’Ucraina, che sono dell’oggi, del domani, delle prossime settimane e mesi, che sono emergenziali, e come cercare in qualche modo di aiutare l’Ucraina se gli Usa non lo fanno più”. E poi rincara la dose come se volesse mettere in difficoltà la premier ancora alla prese con la scelta di campo tra Ue ed Usa. Quanto ai dazi osserva: ”Noi ci scandalizziamo dei dazi proposti da Trump, ma prima avevamo un mercato di concorrenza perfetta a livello globale? Avevamo una concorrenza leale a livello globale? Avevamo tutti i produttori del mondo che partecipavano alle medesime condizioni a livello globale?”.
”Avevamo per caso delle imprese che potevano permettersi di sfruttare i lavoratori, piuttosto che inquinare e quindi fare prezzi migliori e uccidere altre imprese nel mercato globale”, dice il ministro. ”Ecco, questo non possiamo dimenticarcelo. Forse questo risveglio, che noi abbiamo cercato invano di fare anche in tanti di questi anni, non sono battaglie nuove per la Lega, è un qualche cosa che fortificherà tutti quanti a chiedersi come ricostruire un sistema di commercio mondiale su basi e pilastri più trasparenti e corrette”.