Nuovo regolamento UE sulla gestione dei flussi migratori illegali, tra espulsione e rimpatri

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Il gioco a due tra der Leyen e Meloni per comuni risultati prosegue sulla gestione di flussi illegali ed espulsioni. La Commissione ha presentato i 52 articoli che i Ventisette dovranno rispettare. Accrescere i rimpatri con norme vincolanti per tutti e più chiare, ed eventualmente lavori Ue per hub di trattenimento in Paesi terzi sul modello Albania. Risultati che non cadono dal cielo. Il Commissario Ue agli Interni, Brunner, era a Palazzo Chigi lo scorso 18 gennaio, come parte del puzzle. Ok a nuove regole confermato in quell’occasione. Il ministro Piantedosi è volato poi a Parigi il 4 marzo, concretizzando l’Unità operativa (URO) con base a Ventimiglia che contribuirà a stanare trafficanti di esseri umani sul confine italo-francese. Premier particolarmente cauta nel rapporto pubblico con Macron, ben più rispetto al passato. Il generale Portolano si farà carico dell’ascolto delle idee di Parigi sui «volenterosi». Il ministro Crosetto dirà la sua nel formato a 5, Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito.

Un «Ordine di rimpatri europeo» che farà da terreno comune per le decisioni dei 27 Paesi membri, fornendo «chiarezza» per l’intera Unione. Il regolamento si compone di 52 articoli ed è direttamente, e obbligatoriamente, applicabile dai singoli Stati membri.

Una delle principali innovazioni previste è l’istituzione di un “Ordine di rimpatri europeo”, un sistema comune che garantirà maggiore chiarezza e coerenza nelle decisioni di espulsione dei cittadini di Paesi terzi che non hanno diritto a rimanere nell’UE.

Secondo la bozza del regolamento la normativa introduce la possibilità di rimpatriare i migranti verso Paesi terzi con cui l’UE ha stretto accordi o intese di rimpatrio, definiti come hub di rimpatrio. Tuttavia, per garantire il rispetto dei diritti fondamentali, tali accordi potranno essere conclusi solo con Paesi che rispettano gli standard internazionali in materia di diritti umani, conformemente al principio di non respingimento sancito dal diritto internazionale.

L’accordo dovrà stabilire le modalità di trasferimento e le condizioni di permanenza del migrante nel Paese terzo, che potranno variare da breve a lungo termine. Inoltre, sarà previsto un meccanismo di monitoraggio continuo per verificare l’attuazione dell’accordo e adeguarsi ad eventuali cambiamenti nelle condizioni del Paese terzo. Minori non accompagnati e famiglie con minori saranno esclusi dai rimpatri verso questi hub, in linea con la protezione dei diritti dell’infanzia.

Il testo sottolinea come l’attuale sistema di gestione dell’immigrazione venga messo in crisi dalla scarsa applicazione delle decisioni di rimpatrio: attualmente solo il 20% dei cittadini di Paesi terzi a cui viene ordinato di lasciare l’UE lo fa effettivamente. Molti migranti rimangono illegalmente o si spostano tra gli Stati membri, sfuggendo ai controlli e rendendo più complesso il lavoro delle autorità.Il nuovo regolamento punta quindi a una gestione più efficace, riducendo le ambiguità legali e i ritardi amministrativi che oggi compromettono il sistema.

Il principio di non respingimento resta un pilastro della normativa, assicurando che nessun migrante venga rimpatriato in un Paese dove potrebbe subire persecuzioni, tortura o trattamenti disumani.
Questo nuovo regolamento rappresenta un passo significativo nell’attuazione del Patto su migrazione e asilo, mirato a rafforzare la credibilità e l’efficacia delle politiche migratorie dell’UE. Con questa proposta, l’Unione Europea cerca quindi di bilanciare controllo e diritti, mirando a una gestione più razionale dell’immigrazione irregolare senza rinunciare ai principi di umanità e protezione internazionale. L’attuazione concreta del regolamento dipenderà però dagli accordi che l’UE riuscirà a stringere con i Paesi terzi e dalla capacità degli Stati membri di applicare le nuove misure in modo uniforme ed efficace.

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