Luce solida: la ricerca da scoprire

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Una ricerca internazionale, guidata dal team dell’Istituto di Nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche a Lecce, è ormai diventata virale online per aver trasformato la luce in un supersolido. Erano già noti, agli scienziati, i risultati di una ricerca italo-francese, pubblicata sulla rivista Sicence nel 2011, riguardante il comportamento di fotoni (o “quanti di energia”, componenti fondamentali della luce in quanto radiazione elettromagnetica) costretti a propagarsi in materiali specifici: in opportune condizioni finiscono, infatti, per comportarsi come un vero e proprio fluido, per quanto dotato di una memoria quantistica e ben lontano da un fluido classico. Lo studio approfondito di fenomeni del genere potrebbe non solo trovare spazio in nuove applicazioni tecnologiche, ma anche portare ad una conoscenza approfondita della dinamica quantistica a favore di un’unica teoria unificatrice con la fisica classica.

Dallo studio del fluido nasce, allora, il supersolido di luce, un blob in grado di aggirare un ostacolo (senza attrito, come farebbe un superfluido) pur mantenendo la sua rigida struttura cristallina. I polaritoni (fotoni eccitati tramite interazione elettrica o magnetica) sono stati portati allo stato supersolido costituito, quindi, effettivamente di sola luce. La ricerca è talmente recente da non comprendere ancora uno studio approfondito della composizione del materiale né tantomeno quali potrebbero essere le applicazioni pratiche del solido di luce, ma Dario Gerace, co-autore dell’Università di Pavia, dichiara che l’obiettivo è investigare per capire se si possano sfruttare alcune caratteristiche fisiche del solido per nuovi dispositivi di emissione di luce.

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