Giorgio Lupano in ‘La vita al Contrario’ – al Teatro Manzoni di Roma fino al 30 marzo

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Una vita al contrario – la Storia di Nino Cotone: una riflessione sul senso del tempo e dell’unicità della nostra esistenza

“Siamo tutti fatti di carne e sangue e la destinazione è sempre la stessa”, ma Nino Cotone percorre la sua vita al contrario vittima di un curioso scherzo del destino che lo fa nascere ottantenne e invecchiare bambino.

La straordinaria favola moderna di F. S. Fitzgerald “The curious case of Benjamin Button”, pubblicata per la prima volta nel 1922, che ha già ispirato il film del 2008 diretto da David Fincher, prende ora vita sul palcoscenico del teatro Manzoni di Roma nell’adattamento di Pino Tierno “La vita al contrario” che racconta la storia di Benjamin Button (nell’adattamento Nino Cotone) per farci riflettere sul significato della vita e per dirci che il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo.

Lo spettacolo, in scena fino al 30 marzo, si apre con la nascita di Nino Cotone, l’Italia è stata fatta da poco e in casa del sarto Gualtiero Cotone, il Dottore fa venire al mondo “il bambino”. Ma si tratta di un caso assai anomalo, unico al mondo, che fa parlare tutta la città, un neonato che non ha bisogno di biberon e pannolini ma di un bastone e occhiali da vista.

Così inizia la versione teatrale del racconto di F. S. Fitzgerald una riflessione sul senso del tempo, sull’imprevedibilità della vita e sull’ineluttabilità della morte: “Capita a tutti di sentirsi diversi in un modo o nell’altro, ma andiamo tutti nello stesso posto, solo che per arrivarci prendiamo strade diverse…”.

Vittima di una linearità temporale alterata e paradossale, Nino affronta l’infanzia come se fosse un anziano e la vecchiaia come se fosse un bambino.

Il regista affida il racconto di questa sequenzialità temporale invertita ai fogli ingialliti del diario di Nino, conservati nella sua grande valigia. Il protagonista, interpretato da Giorgio Lupano, mentre sfoglia il racconto della sua vita durante lo spettacolo, condivide i suoi ricordi con il pubblico, raccontando la sua storia prima di perderla, prima di scivolare nell’incoscienza dei neonati, che non hanno consapevolezza del trascorrere del tempo. “Se è vero che la memoria dà l’immortalità, oggi voglio raccontarvi la mia storia, per cercare di eludere la tappa d’arrivo, per lo meno nel vostro ricordo”.

Tierno traspone la storia di Button nell’Italia di fine Ottocento, portando lo spettatore a ripercorrere gli accadimenti principali della storia del nostro paese, dall’Unità d’Italia passando per le due guerre mondiali e fino al boom economico dei primi anni Sessanta. Scorrono in sottofondo al racconto principale gli avvenimenti storici e i ritmi e le melodie che hanno accompagnato quegli anni.

Giorgio Lupano, in questo spettacolo di 1h e 15min in un unico atto, mette tutta la sua passione e abilità nel rendere la storia di Nino, l’uomo nato anziano che ha vissuto la sua vita al contrario, alternando l’interpretazione di sé stesso come voce narrante, come neonato anziano e come vecchio bambino e di numerosi altri personaggi, ognuno con le proprie peculiarità. A tratti il ritmo dei passaggi può apparire frenetico, ma questo mette in evidenza la maestria dell’attore nel dar voce e movenze a una grande varietà di personaggi, in una performance intensa e poliedrica punto di forza dello spettacolo, che mescola toni comici e grotteschi, ma soprattutto drammatici.

Molto forte, infatti, è il tema della solitudine. Fin da vecchio Nino si sente sempre fuori posto, sbagliato per il padre che gli compra trottole e giocattoli quando a 5 anni lo manda all’asilo ma lui di anni ne ha 75, e sbagliato per il figlio quando, ormai anziano ha l’aspetto di un adolescente e, non potendo più vivere da solo, deve trasferirsi a vivere a casa del figlio.

Così com’è e così come diventa ogni giorno non va mai bene per gli altri e deve sempre fingersi diverso: prima si fingerà padre del padre Gualtiero, sforzandosi di comportarsi come un bambino per farlo contento e poi si fingerà nipote del figlio Ruggero, chiamandolo “zio” per non metterlo in imbarazzo di fronte agli altri.

In un allestimento scenografico essenziale e onirico, Lupano è l’unico protagonista della scena, affiancato solo dalla presenza intermittente e silenziosa di una figura femminile che lo accompagna attraverso i passaggi della sua vita, assumendo diversi ruoli: prima l’infermiera che sconvolta assiste alla sua nascita, poi la moglie e infine la balia che si prende cura di lui, neonato, nelle sue ultime ore di vita.

Il finale è malinconico e toccante, con Nino anziano bambino che vede via via le cose intorno a lui diventare sempre più grandi mentre lui rimpicciolisce sprofondando sempre di più verso l’incoscienza di un’esistenza da neonato.

“La vita al contrario” è un’opera che ci invita a riflettere sulla vita e sul tempo che scorre inesorabile e a considerare le strade diverse che percorriamo nell’unicità delle nostre esistenze, pur avendo tutti la stessa ineluttabile destinazione finale.

Laura Trinci

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