Una collaborazione tra la finlandese Aalto University e l’Università tedesca di Bayreuth ha portato alla creazione di un idrogel con le stesse identiche caratteristiche della pelle umana: resistente, flessibile e anche in grado di ripararsi da solo. Le possibili applicazioni di un materiale del genere sono infinite e spaziano dalla cura dell’essere umano fino alla sua (in un universo distopico ma sempre più tangibile) sostituzione con un surrogato artificiale estremamente realistico, oltre che molto più efficiente.
La vera pelle umana, infatti, quando ferita, inizia automaticamente un processo di guarigione a più fasi dalla durata variabile; generalmente, la pelle si rigenera in quindici giorni, ma l’ultima fase di “rimodellamento epidermico” della cicatrice può arrivare a durare anche due anni. La tempistica del gel è inimmaginabile per un vero sistema biologico: se tagliato, dopo quattro ore, ha già riparato circa l’80% del danno e per avere il materiale come nuovo, basta aspettare altre venti ore. Il tutto è reso possibile dalla particolare natura dei legami che compongono il materiale.
Un idrogel è, per definizione, un polimero rigonfio d’acqua; in questo caso, la struttura è stata arricchita di sottilissimi strati di argilla (circa diecimila in un millimetro di gel), per conferirle resistenza e flessibilità . Quando esposte a luce Uv, le molecole tendono ad intrecciarsi e formare legami simili a “gomitoli”: è proprio la continua tendenza all’intreccio a facilitare e velocizzare il processo di ricostruzione. A detta di Hang Zhang della Aalto University, il vero punto di forza della ricerca è, appunto, la resistenza conferita al gel dalle microscopiche lamine di argilla: “potrebbe rivoluzionare lo sviluppo di nuovi materiali con proprietà ispirate alla biologia”, con l’obiettivo di sfruttare, a nostro vantaggio, le preziose lezioni impartite dalla natura.
