Malagò si prepara a lasciare il vertice del CONI dopo dodici anni. Si apre la corsa alla sua successione

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Il 26 giugno si aprirà ufficialmente una nuova fase per il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, con l’elezione del prossimo presidente. Dopo dodici anni di guida da parte di Giovanni Malagò – 3 mandati, 142 medaglie olimpiche e un asse saldo con il CIO – il sistema sportivo italiano si prepara a voltare pagina, mentre il dirigente romano lascia il vertice con un messaggio netto: “Capisco le leggi, ma devono valere per tutti”.

La normativa attuale, infatti, non consente più di tre mandati consecutivi e la richiesta di proroga in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 non ha ottenuto accoglimento da parte del Governo e del Ministro Abodi. Malagò, che resterà presidente della Fondazione Milano-Cortina, ha affidato all’ultima riunione del Consiglio Nazionale un discorso dai toni duri, sottolineando la necessità di rivedere un impianto normativo che non valorizza il lavoro fatto.

La composizione del corpo elettorale prevede 83 aventi diritto al voto, in rappresentanza di atleti, tecnici, federazioni, discipline associate, enti di promozione sportiva, CONI regionali e membri benemeriti. Avranno inoltre potere elettivo, in quanto membri CIO, lo stesso Giovanni Malagò, Federica Pellegrini, Ivo Ferriani. I nomi dei votanti saranno ufficializzati tra il 15 e il 19 maggio, mentre la scadenza per la presentazione delle candidature è fissata al 5 giugno. Per essere eletti sono necessarie 42 preferenze. Nonostante la corsa sia appena iniziata, la competizione per la successione è già entrata nel vivo tra dichiarazioni, manovre interne e posizionamenti tattici.

Giovanni Malagò non potrà ricandidarsi alla guida del Coni, come aveva chiarito il Ministro dello Sport, Andrea Abodi: “Il suo finisce con questo, non c’è rinnovo perché la legge non lo prevede”. Nessuna eccezione, nemmeno con i Giochi di Milano-Cortina ormai alle porte.

Lunedì, in occasione del Consiglio Nazionale del Coni, Malagò ha commentato, non nascondendo il suo disappunto: “I conti sono ok, abbiamo portato due Olimpiadi, i risultati sportivi sono stati straordinari e abbiamo prestigio internazionale, ma siamo arrivati oggi e prendo atto che non è giusto avere un mandato in più per completare quel percorso iniziato quando l’Italia era ridotta male e dopo aver ricostruito la nostra credibilità. La risposta per cui non si è potuta fare un’eccezione è sempre stata è: ‘c’è una legge’. E io mi inchino alla legge, ma deve restare tale sempre. Invece negli ultimi anni è cambiata due volte. Noi qui dentro facciamo i fatti, non normiamo, le leggi le fa la politica. I risultati non sono bastati, abbiamo portato due Olimpiadi, siamo ripartiti dalle ceneri, abbiamo i conti in ordine e abbiamo ricostruito con il consenso che mi avete dato e quello che ho fatto in giro per il mondo.

Dicono che c’era una legge, ma questa legge è stata cambiata due volte, prima sui mandati dei presidenti e la seconda, sacrosanta, per il discorso dei consiglieri nazionali degli enti territoriali. E quindi la risposta alla richiesta di fare un’eccezione è stata pubblica, reiterata, e mi hanno detto che ‘c’è una legge’. Io mi inchino alla legge ma la legge deve essere sempre legge. Comunque dico che non è giusto. Non per prendere un mandato in più, ma per completare un percorso”.

Malagò si è soffermato sul possibile successore: “Non credo sia giusto dire oggi che sostengo un candidato rispetto a un altro. Non so chi siano i candidati. Da qui al 26 giugno farò le mie valutazioni. Quando poi saranno ufficiali le candidature vi dirò quello che penso”.

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