La Casa Bianca annuncia la visita del vicepresidente americano Jd Vance e della “second family” in Italia e al Vaticano dal 18 aprile. “A Roma il vice presidente incontrerà la premier Giorgia Meloni“, si legge nel comunicato che conferma il colloquio annunciato da Palazzo Chigi per venerdì al rientro della premier proprio da Washington. “Il vice presidente incontrerà anche il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin”, prosegue la nota. “Il vice presidente discuterà priorità economiche e geopolitiche condivise con i leader di entrambi i Paesi”, scrive ancora Washington riferendosi all’Italia e l’India. Dove Vance, con i figli e la moglie Usha, che è di origine indiana, continuerà la sua missione all’estero fino al 24 aprile.
Il biglietto da visita della trasferta italiana del vice di Trump si può dedurre dall’ultima intervista rilasciata al sito britannico Unherd, nella quale ha detto di amare l’Europa e il popolo europeo. Parole di profonda gratitudine verso il Vecchio Continente con toni ben più concilianti di quando a Monaco strapazzò la Ue per aver ‘tradito’ gli antichi valori e l’identità millenaria. Alla vigilia dell’incontro con la premier Meloni Vance sottolinea che un’Europa più indipendente in fatto di difesa e sicurezza è ben vista dagli Usa. “Non è nell’interesse dell’Europa, e non è nell’interesse dell’America, che l’Europa sia un vassallo permanente per la sicurezza degli Usa. Consideriamo l’Europa nostra alleata. Vogliamo semplicemente un’alleanza in cui gli europei siano un po’ più indipendenti, e le nostre relazioni commerciali e di sicurezza rifletteranno questo”.
Sarà Roma la sede del nuovo round di colloqui sul nucleare tra Iran e Usa. Il vertice è atteso per sabato e la notizia è stata confermata da Teheran attraverso la tv di Stato, dopo che un paio di giorni fa sembrava che invece dovessero tenersi nuovamente in Oman. «I colloqui saranno condotti dal ministero degli Esteri dell’Oman», ha reso noto l’emittente, indicando data e luogo dell’incontro.
Nella capitale sono attesi l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e il ministro degli Esteri omanita, Badr Albusaidi, cui spetta la mediazione nei colloqui indiretti tra Washington e Teheran. Un ruolo di primo piano lo avrà anche la nostra diplomazia: oltre a ospitare i colloqui, Roma sarà impegnata con l’azione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Secondo Axios, l’amministrazione Trump sarebbe divisa tra chi sostiene il dialogo con Teheran e chi, invece, ritiene che sarebbe meglio colpire militarmente o sostenere un eventuale attacco israeliano. Al primo fronte apparterrebbero il vice presidente JD Vance, che nel giorno del round sarà a Roma in visita con la famiglia e il giorno prima incontrerà il premier, l’inviato Steve Witkoff e il segretario alla Difesa Pete Hegseth. «La politica sull’Iran non è molto chiara, soprattutto perché è ancora in fase di definizione. È complicata perché si tratta di una questione molto pesante dal punto di vista politico», ha dichiarato ad Axios un funzionario statunitense a conoscenza delle discussioni interne. «Ci sono approcci diversi, ma le persone non si urlano addosso», ha precisato.
Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, in dichiarazioni riportate dall’agenzia iraniana Mehr, ha detto che «i negoziati procedono in modo regolare» e «saremmo lieti se si arrivasse a un accordo», precisando che «intanto vengono portati avanti gli affari interni e in nessun caso, neanche per un secondo, vengono rimandati a causa di queste questioni».
Araghchi, in risposta a Witkoff che ne aveva chiesto l’interruzione, ha sostenuto che l’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, nell’ambito del programma nucleare di Teheran, è «non negoziabile».