Papa Francesco – Issa kassissieh, l’ambasciatore palestinese presso la Santa Sede: “una grande perdita per il mondo e per il popolo palestinese”

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Sentitamente commosso, anche, l’ambasciatore palestinese in Vaticano, ci rilascia una lunga intervista, spaziando a tutto tondo sulla scomparsa del Pontefice, ponendo al mondo tutta una serie di riflessioni.

Eccellenza cosa pensa della figura di Papa Francesco e della sua scomparsa?

“Sai, è una grande perdita per il mondo, e una grande perdita, soprattutto, per il popolo palestinese. Rappresentava San Pietro sulla terra e si comportava di conseguenza, sostenendo l’amore, la pace, la fratellanza. Questi erano i principi fondamentali, nel suo cuore e nella sua pratica”.

Cosa cambia e come influirà questa scomparsa rispetto alle vicende del Medio Oriente?

“Ora, per quanto riguarda la nostra causa, la causa palestinese, debbo dire che fin dall’inizio del suo pontificato. Papa Francesco ha sempre parlato chiaramente del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. E il suo primo pellegrinaggio è stato proprio in Palestina, a Betlemme, nella Terra Santa. Lì ha visitato la Basilica della Natività, ha incontrato il Presidente Abbas e ha celebrato una grande messa, pregando per la pace a Betlemme, pregando per la pace in quella zona del mondo e invitando tutti alla preghiera per la pace”.

Cosa ricorda in modo particolare di quella visita Apostolica?

“Il momento più significativo fu quando, mentre si dirigeva verso la Basilica della Natività, in piazza della Mangiatoia, si fermò e si mostrò colpito nel guardare il muro che separa Betlemme da Gerusalemme. Si leggeva nel suo volto una sorta di rabbia e, poi, ricordo che poggiò la sua mano sul muro e pregò affinché venissero realizzati ponti e non muri d’odio. Quella immagine, nella mia mente è iconica e rimarrà scolpita indelebilmente nel cuore di milioni di persone, perché lui era un uomo di pace”.

E del suo Pontificato cosa le resta?

“Fino all’ultimo momento della sua vita ha continuato, sistematicamente, a parlare e a lavorare per la pace e la dignità nella Terra Santa, specialmente per il popolo palestinese, perché sapeva che il popolo palestinese è quello che merita di essere liberato e di vivere con dignità nel proprio Stato. Di conseguenza, nel 2015, la Santa Sede ha riconosciuto chiaramente lo Stato di Palestina secondo i confini del 1967. Inoltre, dobbiamo ricordare che ha canonizzato due delle nostre sorelle: Santa Maria Alfonsina e Santa Mariam Al-Bawardi. Anche questo è stato un momento speciale per noi palestinesi, e lì ha mostrato quanto tenga alla Palestina. Abbiamo partecipato a quel giorno speciale in piazza San Pietro, dove Sua Santità ha presieduto la messa. E dopo la messa, è sceso e ha incontrato il Presidente, stringendogli la mano, e lì lo ha chiamato “angelo della pace”. Ha voluto mandare un messaggio, anche, al nostro Presidente, come uomo di pace, dicendogli che anche lui è un uomo di pace”.

Bergoglio che ha combattuto la guerra con la preghiere, secondo Lei, era un utopista?

“Beh, no, affatto, ha organizzato la preghiera per la pace in Vaticano. E fino a ieri, ha continuato a sostenere le tesi finalizzate al fermare la guerra a Gaza, a garantire l’accesso agli aiuti umanitari di base per il popolo palestinese di Gaza. E, anche, quando era ricoverato ha continuato a chiamare la parrocchia di Gaza, attraverso Padre Joseph e Padre Isa, per sapere come stavano le comunità che vivono nella chiesa. E, perfino, a un certo punto, per mostrare la sua vicinanza al nostro popolo, ha mostrato di conoscere i nomi dei bambini e a Natale li ha chiamati per nome durante la celebrazione. Questo dimostra che era vicino al nostro popolo, consapevole della nostra sofferenza e come ha, sempre, rifiutato la continuazione della guerra a Gaza. Ha chiesto molte volte di fermare la guerra, dicendo che la guerra è una sconfitta per l’umanità, una crudeltà. E in ogni occasione, con i leader, a chiunque incontrava, chiedeva di fermare la guerra”.

Adesso cosa si augura?

“Francamente, spero che la sua voce adesso possa risuonare tra le menti dei decisori nelle varie capitali del mondo, affinché si rispetti la sua volontà, si fermi la guerra a Gaza e si garantisca l’accesso al cibo e ai beni essenziali per il nostro popolo e, ovviamente, anche il rilascio degli ostaggi”.

E per quanto attiene la guerra, nel concreto, cosa vede in futuro, anche, alla luce di questa scomparsa?

“Sai, come chiunque abbia coscienza, spero che si fermi la sofferenza della gente, che finisca la guerra, che si metta fine a questo male e che si lavori per la pace nella regione. La nostra è la terra della pace e della terra della santità. Quindi, per questo ciò che faremo sarà seguire la volontà di Sua Santità e il suo appello a fermare questa follia”.

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