Addio al Papa venuto dalla fine del mondo

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Veniva davvero dalla fine del mondo, da quell’ America Latina che non aveva eletto nessun Pontefice, figlio e nipote di emigranti piemontesi : una storia comune a tante altre fatta di miseria, emigrazione, avventura e lavoro. Ricordiamo tutti quella sera del 13 marzo 2013 mentre si spalancavano i finestroni della Loggia di S. Pietro, apparve quell’ uomo vestito con paramenti sacri che salutò i fedeli con un ” Buonasera ” . Fu l’ inizio di un radicale cambiamento della Chiesa,di uno scossone che mai prima S. Pietro aveva subito. Figlio di un cristianesimo fortemente legato alla vita del popolo più che alle regole e al formalismo della Chiesa , prese posto sul trono di S. Pietro, prendendo atto che il comunismo e il fascismo erano stati sconfitti, l’ Impero sovietico dissolto e un’ Europa condannata alla pace e alla democrazia. Invece lo scherzo del destino è sempre dietro l’ angolo: è morto all’ alba del lunedì dell’ Angelo, in un panorama internazionale contrassegnato da una guerra che lo ha ossessionato , insieme con i poveri, gli umili e i diseredati; quelli a cui ha sempre rivolto il suo pensiero verso cui non ha mai fatto mancare parole di conforto e vicinanza. Ma tutto era già stato da lui previsto; non a caso aveva scelto , il primo Papa, il nome di Francesco, il santo più popolare, il poverello di Assisi , con la sua testimonianza di povertà e umiltà , con il suo predicare la pace, l’ amore per il creato . Quella di Papa Francesco fu la scelta di un simbolo assoluto ed evocativo . Una rottura con il passato, come mai nessun suo predecessore aveva fatto; un creare un “governo ribelle” della Chiesa , prendendo come modello S. Francesco d’ Assisi. Prendendo quel nome è stato per lui più che un riferimento storico , culturale e spirituale, un vero e proprio progetto di riforma. Aveva capito lo stato di crisi in cui versava la Chiesa, la sua fragilità universale, appesantita da lotte intestine che ne fiaccavano le forze e rendevano arduo il cammino. Un richiamo ai Padri della Chiesa a serrare le fila, a stare lontano dagli scandali , dalla corruzione : una pretesa di fedeltà. Il Papa che tende la mano al suo popolo e gli chiede la benedizione , prima di impartirla Lui stesso Urbi et Orbi . L’ inchino verso la piazza che lo benediceva, la richiesta di pregare in silenzio per lui è una promessa di fratellanza, di solidarietà, di dialogo , che nulla toglie al Sovrano di S. Pietro, ma lo fa scendere dal trono e lo riavvicina alla gente. Il popolo di Dio è il suo riferimento,i dannati della terra al centro dei suoi pensieri e della sua azione pastorale. Diversamente non poteva essere. Lui figlio e nipote di emigranti, ha detto subito di intendere il potere come un servizio da rendere al popolo , agli umili, ai piccoli, ai più deboli .Francesco è entrato sulla scena , quando Papa Ratzinger decise di dimettersi dopo 598 giorni di regno e si è trovato a governare la Chiesa con la presenza di un Papa emerito, che con la sua razionalità lo ha ispirato ,ma a tratti anche criticato ed osteggiato. La vera differenza tra i due pontefici è sul piano dottrinale , etico, dei precetti e di quei principi che Ratzinger riteneva non negoziabili, e nemmeno discussi , irrigiditi in un dogma impenetrabile: aborto, fine vita , uso dei contraccettivi , comunione ai divorziati. Ma Bergoglio aggira l’ ostacolo, non li nega ,ma vi pone davanti il Vangelo che è amore, misericordia e abbraccio. Francesco pensa ad una Chiesa che abbraccia e non esclude, che non è ossessionata dalla riproposizione continua dei dogmi e dai divieti morali. Una Chiesa che abbraccia tutto il suo popolo e non esclude nessuno: ” È la Casa del Padre dove c’ è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. Possiamo definirla l’ epopea dell’ accoglienza che si contrappone alla condanna fine a sé stessa e da qui nasce l’ attenzione per i non credenti .Il suo è stato un impegno come un dovere di presenza e di testimonianza quotidiana, con il corpo e lo spirito fino all’ ultimo giorno, quello di Pasqua, quando ormai la sua voce si era fatta flebile , non ha mancato l’ ultimo appuntamento prima di varcare la soglia dell’ eternità ed ha parlato di pace . Il suo impegno costante contro la guerra ne ha fatto il paladino della pace, l’ identità che più ha marcato il suo pontificato. Il suo rapporto con la Curia romana è stato contrastante e per questo decise sin dal primo giorno del suo pontificato di non abitare nell’ appartamento papale , ma nelle stanze della Casa di Santa Marta .Per la Curia vaticana è stato uno sconvolgimento che ha cambiato le abitudini, il tutto in linea con lo stile francescano. La sua è stata una riforma incompiuta , nonostante gli sforzi . È la sorte dei grandi riformatori, che alla fine vengono attaccati sia dai progressisti che dai conservatori. Comunque dobbiamo dire Grazie a Papa Bergoglio che ha ridato il sorriso agli umili , che ha ridato la speranza a chi dinanzi a sé vede solo rassegnazione . Almeno ci ha provato! Vedremo se il suo Successore continuerà sul suo cammino . Addio Francesco e Grazie a nome del popolo di Dio .

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