Boicottato da ‘Trieste democratica e antifascista’ il premio al giornalista ucciso in Mozambico, Almerigo Grilz

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È polemica sulla memoria di Almerigo Grilz, giornalista triestino ucciso in Mozambico nel 1987. Dopo la recente e durissima presa di posizione di “Trieste democratica e antifascista”, arrivata a chiedere al sindaco Dipiazza e al presidente del Fvg Fedriga di non appoggiare il premio giornalistico intitolato a Grilz.

No a premio Grilz, Scoccimarro: “Vergognoso, il 19 maggio sarò di nuovo in via Paduina” L’assessore regionale risponde alla dura presa di posizione di Trieste antifascista e democratica che aveva chiesto a Dipiazza e Fedriga di non appoggiare il premio alla memoria del giornalista triestino ucciso in Mozambico nel 1987: “Sedicenti democratici tentano la censura verso chi non la pensa come loro”

Questo il comunicato con la quale viene indetta una conferenza stampa con il titolo “Trieste democratica e antifascista dice NO al premio giornalistico ad Almerigo Grillz”.

Almerigo Grilz è stato autore di  servizi,  apprezzati e veicolati sulle emittenti televisive di tutto il mondo.  Oggi, viene giustamente  ricordato  per essere il primo reporter italiano di guerra morto durante un reportage, dopo il secondo conflitto mondiale.

“Noi annunciavamo solo la conferenza stampa. Col contenuto, che è tutto virgolettato, non c’entriamo niente”. Carlo Muscatello è il presidente di Assostampa Friuli Venezia Giulia, dalla cui email e sotto la cui intestazione è partito l’invito alla conferenza stampa con cui il gruppo “Trieste democratica e antifascista” ha lanciato un appello al boicottaggio del premio giornalistico Almerigo Grilz, figura a loro dire indegna di essere portata a modello per i giovani che si affacciano alla professione del giornalismo, sostanzialmente, per la sua militanza giovanile nel Fdg. Muscatello non impegna l’associazione, ma dalla sua posizione personale emerge come ancora, a distanza di quasi quarant’anni dalla morte sul campo, per alcuni Grilz resti, prima di tutto, il “neofascista”, proprio come sostengono i detrattori del premio e coloro che vorrebbero cancellare la memoria dell’«inviato ignoto», come lo definì il presidente della giuria del premio, Toni Capuozzo.

Noi ospitiamo la loro conferenza stampa al Circolo della stampa, che è una nostra emanazione e che è aperta a tutti, ci hanno chiesto di girare il comunicato e, come sempre in questi casi, lo abbiamo fatto. Ci hanno anche invitato, io e il segretario andremo. Se ci chiederanno di intervenire, interverremo.  Avendo vissuto i decenni nei quali il compianto Grilz, prima di essere giornalista, era attivista di estrema destra e ci dicono protagonista di episodi violenti, io penso che comunque portarlo a esempio di buon giornalismo sia eccessivo, con tutto il rispetto per chi è caduto in una situazione anche piuttosto drammatica. Il fatto che una parte politica lo abbia un po’ eletto a simbolo, personalmente mi lascia perplesso. A Trieste gli hanno intitolato una via, adesso ci sono una mostra e il premio. Io lascerei il lutto ai parenti, ai colleghi, agli amici. Farne una bandiera – parlo a titolo personale, non impegno l’associazione – mi sembra eccessivo. Mi sembra che la destra al governo, sia a livello nazionale che locale, voglia in qualche modo farne un simbolo.

La commemorazione di Grilz, come ogni anno, si terrà in via Paduina il prossimo 19 maggio. ‘La tradizione vuole che ci troviamo per ricordare quello che per me è stato come un fratello maggiore cui però fino a poco tempo fa quei sedicenti democratici hanno negato vie e piazze dove ritrovarsi per commemorare un grande professionista oltre che leader – continua l’assessore regionale. Motivo per cui sarò ancora presente e sarò lieto di discutere ancora in Consiglio regionale con quei democratici che chiederanno le mie dimissioni come l’anno scorso, sarà un’altra occasione per ricordare Almerigo’, afferma Fabio Scoccimarro.

Ricordare Grilz di fatto ha riaperto le polemiche. Poi ognuno si ricorda i suoi senza problemi, ma ogni volta che viene fuori il suo nome ripartono le raccolte di firme e le polemiche. Il suo nome è scolpito sul monumento di Reporter sans frontieres in Normandia per i giornalisti caduti sul campo, i suoi reportage sono stati pubblicati su grandi testate nazionali e internazionali.

Niente fango sulla memoria di Almerigo Grilz, reporter di guerra ucciso  in un agguato in Mozambico il 19 maggio 1987 mentre filmava la crudezza del conflitto. Inaccettabile e squallida l’operazione boicottaggio messa in piedi dai soliti nostalgici dell’antifascismo militante del Primo Premio giornalistico intitolato al coraggioso inviato di guerra e dedicato agli under 40 (oggi, 6 maggio saranno annunciati i vincitori nel palazzo della Regione).

Gianni Micalessin, giornalista di guerra dal 1983 e amico fraterno di Almerigo (con il quale fondò insieme a Fausto Biloslavo l’agenzia Albatros), dalle colonne di Libero, smonta pezzo per pezzo la macchina del fango contro Grilz, colpevole di non essere di sinistra e per questo degno dell’oblio. Tra i  promotori del premio, Micalessin, triestino doc come Grilz, ripristina la verità storica sul collega che “quattro veterocomunisti, relitti storici rimasti fermi a 40 anni fa” vorrebbero consegnare alla damnatio memoriae eterna. Altro che ideali neofascisti, replica Micalessin, che da quaranta anni racconta in prima linea le guerre, dall’Afghanistan all’ex Jugoslavia, dal Medio Oriente all’Iraq alla Siria, all’Africa delle guerre e dell’ebola, fino al conflitto in Ucraina. “Quando Almerigo partì per raccontare l’Africa (lavorò in Afghanistan, nelle Filippine, in Iran, in Cambogia, in Birmania e in Etiopia), nello specifico il Mozambico prima nel 1986 e poi nell’87, evidenziò come fosse in corso una guerra civile spaventosa. Costata la vita a migliaia di persone. E nella quale si contrapponevano un governo internazionalista socialista con l’insegna del Frelimo e un’organizzazione armata, quella della Renamo, che era finanziata anche dal Sudafrica. Il tutto inserito in un quadro peculiare per l’epoca, in cui in varie realtà africane l’Occidente si contrapponeva agli Stati satelliti dell’Urss. Cioè, paradossalmente chi oggi accusa Almerigo di essere neofascista era attratto da un governo filosovietico”. L’ideologia – prosegue il giornalista- è quanto di più lontano dal giornalismo di guerra, che si basa su una scelta di campo dettata dalle necessità pratiche. “Se volevi muoverti in Afghanistan o andavi dal lato dei sovietici o da quello dei mujaheddin, come se vuoi farlo oggi in Ucraina o vai dal lato russo o da quello ucraino. Se resti nel mezzo rischi di morire, E Almerigo peraltro è morto lo stesso”.

Poi ricorda la morte sul campo del collega e amico, apprezzato per i suoi reportage anche fuori dai confini nazionali. “Era il 19 maggio 1987, e fu il primo reporter italiano a trovare la morte in azione, colpito da un cecchino, dalla fine della Seconda guerra mondiale. I suoi lavori, tra l’altro, vennero pubblicati anche all’estero. Penso al Sunday Times, L’Express, Channel 4, la Nbc.

“Trieste democratica e antifascista” pretende che il sindaco triestino e il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia ritirino il patrocinio al premio.  La cosa che qualcuno fatica ancora ad accettare – taglia corto Micalessin – è che non fosse un giornalista di sinistra. La logica è quella di tacitare chi racconta realtà scomode. Chi accusa Grilz di un passato da pericoloso militante di estrema destra non conosce i fatti. Altro che saluti romani e nostalgia del Ventennio. “Quarant’anni fa visto il clima all’epoca era assolutamente naturale che, a scuola, nelle università e nelle comunità giovanili si prendesse una strada o un’altra. Almerigo era un dirigente nazionale Fuan che lavorava con persone che trent’anni dopo sono diventate ministri, non hanno certo abolito la democrazia. Ecco, Almerigo paga ancora oggi il fatto di essere morto prima della svolta di Fiuggi”.

Almerigo Grilz, nato a Trieste, l’11 aprile 1953, scomparso a   Caia, il 19 maggio 1987,  è stato un giornalista e politico italiano, inviato di guerra indipendente.

In gioventù è stato un dirigente del movimento studentesco Fronte della Gioventù (FdG) e del Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, nonché consigliere comunale a Trieste. Nel 1977 diventa dapprima capo del FdG triestino, poi vicesegretario nazionale per volontà dell’allora segretario Gianfranco Fini. Nello stesso anno si iscrive all’Albo dei giornalisti come pubblicista e collabora con il quindicinale del FdG Dissenso. Alterna, fin da giovanissimo, la passione per la militanza politica con quella per il “mestiere” dell’inviato, sempre freelance, nelle zone “calde” del pianeta. Fonda per questo alla fine degli anni ’70 il “Centro Nazionale Audiovisivi”, partendo da alcuni suoi servizi girati durante il conflitto in Libano tra i cristiano-maroniti.

Nel 1978, chiamato alle armi per il servizio militare di leva, è assegnato al 59º Battaglione Meccanizzato “Calabria”, inquadrato nella Brigata meccanizzata “Isonzo” di stanza a Cividale del Friuli, e poco dopo si laurea in giurisprudenza. Poi la passione per il giornalismo di guerra diventa davvero il suo mestiere: a metà degli anni ottanta, Grilz decide di abbracciare definitivamente ed esclusivamente la professione giornalistica. Lascia la politica e la carica di consigliere comunale missino a Trieste e parte per l’estero, rimanendo, per almeno dieci mesi, lontano dall’Italia.

Almerigo Grilz è stato testimone di tutti i fronti di guerra dalla fine degli anni settanta alla morte: dall’intervento militare sovietico in sostegno della Repubblica Democratica Afghana, all’invasione israeliana del Libano ed al conflitto tra drusi e maroniti a Beirut, dalla guerriglia anti-comunista contro il presidente etiope Menghistu al conflitto in Mozambico. Alle corrispondenze scritte unì dapprima foto e poi video, divenendo un apprezzato fotoreporter freelance.

Nel 1984 documentò il conflitto in Cambogia tra i guerriglieri khmer rossi di Pol Pot e l’esercito del governo fantoccio filo-vietnamita. Raccontò, al confine tra Birmania e Thailandia, la guerra tra la minoranza etnica Karen e le truppe di Rangoon. Le sue immagini fecero il giro del mondo e vennero acquistate anche dalla CBS (Stati Uniti d’America), da France 3 e dall’NBC (USA). Successivamente questi grandi network gli commissionarono servizi in altre parti del mondo.

Per la NBC Grilz seguì la guerriglia comunista filippina e le cruciali elezioni del 1986, che portarono alla caduta del presidente uscente Ferdinando Marcos ed alla vittoria delle opposizioni, capitanate da Corazon Aquino. I reportage di Grilz sono stati pubblicati su The Sunday Times, su Der Spiegel e su altre autorevoli riviste europee.

Con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo, con i quali condivideva la militanza nel Fronte della Gioventù, Grilz fondò nel 1983 l’agenzia giornalistica Albatross, che produsse servizi (scritti, fotografati e filmati) da gran parte delle aree del mondo interessate da eventi bellici, di guerriglia o rivoluzionari. L’agenzia vendette molti servizi a grandi emittenti televisive internazionali, in particolare anglosassoni. In Italia i reportage di Albatross vennero pubblicati sia su riviste specializzate, come Rivista italiana difesa, sia su periodici di larga tiratura come Panorama e furono mandati in onda dal TG1.

Il 19 maggio 1987, in Mozambico, nella provincia di Sofala, mentre con una cinepresa stava documentando una cruenta battaglia fra i miliziani anticomunisti della RENAMO e i fedeli al governo in carica della FRELIMO, di stampo marxista, cadde colpito da un “proiettile vagante”. I suoi resti furono sepolti nei pressi del luogo dove trovò la morte.

La morte di Grilz fu ricordata per la televisione dal TG1 dal conduttore Paolo Frajese; per la carta stampata sul settimanale Il Sabato da Renato Farina, e da Ettore Mo, inviato nei “luoghi impossibili” per il Corriere della Sera.

Nel 2002 Gian Micalessin, desideroso di vedere gli ultimi luoghi nei quali è vissuto Grilz e, in particolare, di conoscere la sorte dei suoi resti, ha realizzato un documentario, filmato e montato assieme alle immagini girate dall’amico e collega fino all’ultimo istante prima di morire. Il documentario s’intitola ‘L’albero di Almerigo’.

A Grilz è stata dedicata una puntata monografica di Terra!, curata da Toni Capuozzo, settimanale del Tg5. Il programma è andato in onda su Canale 5 nella seconda serata di domenica 20 maggio 2007.

Nel 2013 il musicista DDT all’interno del suo album Retrocarica gli ha dedicato una canzone dal titolo Almerigo, brano che narra la vita del giornalista e ne racconta la memoria che è stata tramandata.

Almerigo Grilz è stato il primo giornalista italiano a morire in un teatro di guerra dal 1945.

Trieste, la sua città natale, gli ha intitolato una strada nei pressi della pineta di Barcola.

L’amministrazione provinciale di Pordenone gli ha dedicato la sala stampa della sede dell’ente locale.

Il nome di Grilz è inciso sul monumento che Reporter senza frontiere ha dedicato in Normandia a tutti i giornalisti caduti in guerra.

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