Matteo Renzi e strategie internazionali: ‘Trionfo diplomatico della Santa Sede, nell’incontro Trump-Zelensky la premier irrilevante’

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Gli Stati Uniti, con un ritorno più assertivo sulla scena mondiale, hanno costretto i leader europei a ripensare le loro strategie. In questo contesto, Giorgia Meloni ha scelto una via poco battuta, puntando tutto sul rapporto privilegiato con Donald Trump e sull’idea di un’Europa che non può prescindere dal suo storico alleato d’oltreoceano.

Non tutti i leader europei hanno condiviso la visione di Meloni. In particolare, Emmanuel Macron ha più volte tentato di costruire un asse europeo indipendente dagli Stati Uniti, ricevendo inizialmente un certo sostegno. Tuttavia, eventi recenti hanno mostrato i limiti di questa impostazione. Durante il faccia a faccia tra Trump e Zelensky nella basilica di San Pietro, proprio Macron ha subito un’umiliazione diplomatica: invitato ad allontanarsi per consentire un confronto più riservato tra i due leader. Una scena che ha rivelato quanto il peso politico della Francia si sia ridotto rispetto alla nuova centralità italiana.

Nel frattempo, Giorgia Meloni ha rafforzato i suoi rapporti non solo con Washington, ma anche con altri protagonisti cruciali come Javier Milei in Argentina e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Il quadro che si sta delineando premia l’approccio prudente ma deciso di Meloni. La telefonata di sabato sera con Ursula von der Leyen, rivelata da Bruxelles, ha confermato la sintonia italo-europea sulla necessità di un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti. Il summit Usa-Ue sui dazi, previsto tra giugno e luglio, vedrà Meloni protagonista insieme a Trump e von der Leyen.

Il viaggio di Trump in Italia, promesso durante la visita ufficiale di Meloni alla Casa Bianca, rappresenterà un evento chiave. E anche se la sede finale dei negoziati dovesse essere Bruxelles, ciò che conta, come sottolineano da palazzo Chigi, è il risultato: l’Italia torna a essere centrale nei grandi dossier internazionali, grazie alla visione lungimirante della sua premier.

La politica internazionale è sempre più un intricato gioco di equilibri e strategie invisibili, questo Matteo Renzi lo sa. In un contesto globale segnato da guerre, tensioni economiche e transizioni politiche, il ruolo dei singoli stati diventa decisivo, ma anche estremamente fragile.

In questo scenario, Giorgia Meloni aveva promesso una presenza forte e capace di influenzare i grandi eventi geopolitici. Il recente funerale del Papa è stato una vetrina mondiale, dove la diplomazia ha agito dietro le quinte. Tuttavia, nonostante i tentativi di accreditare la premier come protagonista delle trattative, la realtà è apparsa diversa. Come osserva Matteo Renzi, presente tra gli ex primi ministri in piazza San Pietro, «l’incantesimo della premier che si racconta grande statista è venuto meno: lei purtroppo è semplicemente irrilevante».

Durante l’intervista concessa a «Repubblica», Renzi ha raccontato l’evento da una prospettiva personale: «Un bel momento di fede per chi crede, un magnifico evento di popolo anche per chi non crede e un trionfo diplomatico per la Santa Sede». Una perfetta occasione diplomatica in cui l’Italia avrebbe potuto avere un ruolo di primo piano ma che, invece, l’ha vista spettatrice.

Parlando del tentativo di Palazzo Chigi di attribuire a Meloni la regia dell’incontro Trump-Zelensky, Renzi è netto: «Alla prova dei fatti il castello della sua narrazione le è crollato addosso». Nella foto dei protagonisti del faccia a faccia, Meloni infatti non compare. A complicare la narrazione della premier anche l’omelia del cardinal Re: «Non deve essere stato piacevole ascoltarlo per la madre dei centri migranti in Albania», sottolinea l’ex premier.

Sul tema dei rapporti con Trump, Renzi ironizza: «Trasecolo! Ma come si fa a dire una cosa del genere? È chiaramente una velina di Palazzo Chigi. Altro che regista, al massimo ha fatto la comparsa». E conclude con una stoccata precisa: «La politica estera non si fa con X o con i video su Instagram, ma con un lavoro costante e spesso sotterraneo».

Secondo Renzi, Meloni non è stata la regista della diplomazia internazionale, ma una comparsa in uno scenario dove l’Italia non incide.

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