Le transfemministe romane impediscono al ministro Roccella di parlare. La ministra  lascia il convegno per l’azione di disturbo delle contestatrici

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Gli studenti in corteo partiti da piazzale degli Eroi a Roma e diretti verso piazza Cavour, che  sfilano contro gli stati generali della Natalità, hanno provato a deviare dal percorso concordato verso via della Conciliazione. Lì sono stati bloccati dai cordoni della polizia schierata a protezione della zona. La manifestazione è stata indetta da Aracne. E a quanto pare una ragazza sarebbe rimasta ferita alla testa durante gli scontri. Il corteo di Roma era partito da piazzale degli Eroi – dopo la fine dell’occupazione della facoltà di Scienze politiche della Sapienza scattata- dietro ad uno striscione viola contro gli stati generali della natalità e “per un’altra educazione”.

A far salire la tensione un gesto choc: durante la manifestazione è stato bruciato il programma “educare alle relazioni” del ministro Valditara “Gridiamo per tutte le donne che più non hanno voce”, hanno urlato i ragazzi. L’iniziativa è organizzata e vede la partecipazione di giovani che aderiscono alle realtà Aracne, Zaum, Coordinamento Collettivi Sapienza e studenti delle scuole superiori. Di fatto, dopo la contestazione contro il ministro Roccella che ha dovuto abbandonare l’evento e gli scontri a Venezia per il G7 della Giustizia, continua a permanere quel clima di tensione che anche diversi esponenti della sinistra con la mancata condanna della censura subita dal ministro hanno continuato ad alimentare.

In merito alla contestazione della ministra Roccella agli Stati Generali della Natalità, a Roma, il portavoce di Alleanza Verdi e Sinistra Bonelli ha affermato: “Roccella ha lamentato di essere stata censurata, è su tutte le TV e i giornali: lei è al vertice di una piramide che ha la possibilità di parlare con tutti i giornali, i giovani invece sono alla base. Hanno esposto solo alla base, contestando le politiche della Roccella che vuole portare associazioni integraliste religiose nei suoi consultori per sabotare la 194. Sto dalla parte degli studenti, perché contestare è alla base della democrazia: siccome non c’è stato alcun atto violento contestare è necessario”.

Sul tema della contestazione alla ministra Roccella durante gli Stati Generali della Natalità, il segretario di +Europa Magi ha affermato: “Credo che sia assolutamente improprio parlare di censura nei confronti della ministra Roccella come degli membri di questo Governo che è un Governo che occupa in maniera debordante tutti gli spazi di informazione, a partire da quella pubblica. La censura è quella che applica il potere nei confronti degli oppositori e lo fa con strumenti legislativi e di oppressione o togliendo la voce”.

‘La censura è tale solo se la vittima non ha potere, altrimenti si tratta di contestazione’, a stabilire la regola è Concita De Gregorio nel corso della puntata di giovedì 9 maggio di ‘È sempre Cartabianca’, su Rete 4, con l’editorialista di Repubblica che trova la ferma opposizione del direttore de ‘Il Giornale’ Alessandro Sallusti. Si parla, naturalmente, del blitz transfemminista agli Stati generali della natalità a Roma che di fatto ha impedito alla ministra Eugenia Roccella di partecipare al convegno in cui era stata invitata. L’esponente del governo di Giorgia Meloni è stata costretta ad abbandonare l’evento, ma “fa parte del tuo mestiere affrontare le contestazioni”, commenta De Gregorio. “Se al primo fischio o  il primo striscione, a chi non è capitato, se ne va è anche un modo per aumentare la polemica”, argomenta la giornalista che sintetizza: “Se fai quel mestiere lì”, ossia la ministra, “devi essere in grado di affrontare e gestire una contestazione che mi sembra pacifica e benvenuta da parte degli studenti”.

La parola passa a Sallusti che commenta quanto appena ascoltato: “Concita De Gregorio ci ha detto che il Presidente della Repubblica non capisce un tubo”, attacca il direttore del ‘Giornale’ ricordando la telefonata di solidarietà che Sergio Mattarella ha fatto a Roccella. Il capo dello Stato ha fatto una sintesi tra censura e contestazione e ha detto che si tratta di inciviltà, quindi non giochiamo con le parole”, afferma Sallusti.  Insomma, “siamo arrivati al paradosso che i presunti censori, cioè questo governo, non possono parlare – tira le somme Sallusti – mentre le presunte vittime della censura parlano da mattina a sera in tutti i talk show. È un paradosso strano mi sembra”.

“È stata una manifestazione pacifica, non abbiamo fatto nulla di aggressivo. Volevamo solo fare rumore, dire la nostra, perché sul nostro corpo decidiamo noi”. Caterina è una studentessa di un liceo romano e fa parte del collettivo transfemminista Aracne che dallo scorso anno raduna ragazzi e ragazze delle scuole della capitale.

L’evento si qualifica dal nome: è un convegno Dio, Patria & Famiglia che – nonostante non sia legato ai movimenti pro vita – rilancia le posizioni ostili all’aborto  care al governo Meloni. A Roccella è stato rinfacciato di veicolare un’immagine della donna offensiva e fuori dal tempo, che non dispone del proprio corpo e che  non sarebbe realizzata senza figli. Parapiglia, contro-risposta degli altri studenti e solita guerra di religione e di contestaione.

La verità è sempre questa: da una parte gli attivisti rivendicano il diritto «al dissenso, che è fondamentale in democrazia»; dall’altra Roccella, che alla fine non ha avuto modo di esprimersi, parla di «censura», prendendosi la solidarietà da Meloni  e  da Mattarella.

Ricordiamo, per chi non sa che la ministra Roccella, tra l’altro, è figlia di uno dei padri fondatori dei Radicali  e nel 2023 aveva subìto delle contestazioni simili al Salone del Libro.  Le attiviste in questione, poi, erano state denunciate da varie associazioni di destra, ma due settimane fa la procura di Torino ha fatto cadere le accuse: «Non c’è stata alcuna forma di violenza, né implicita e né esplicita».

C’è un confine tra dissenso e censura, e se si impedisce a Roccella di esprimere i suoi diritti e il suo punto di vista è niente altro che sopprimere i suoi diritti e i suoi punti di vista. C’è chi considera che il   fatto che una donna possa sentirsi più o meno realizzata con una famiglia è, a dire il vero,  un’opinione tossica e la guerra all’aborto nei consultori è una già concreta realtà dei fatti.  In realtà manca la capacità di mettersi all’ascolto dell’altro, sia esso un ministro o un semplice pinco pallino. E’ norma, oggi, mettersi contro a prescindere, da un lato e dall’altro. Tutti credono di avere per sé tutta la verità e nient’altro che la verità, si perde il senso e il limite della  contestazione,  da parte di chi la fa e da parte di chi la subisce.  

Chiudo parlando di transfemminismo,  forma di femminismo sviluppatosi tra la fine del XX secolo e gli inizi del XXI secolo, che ha ricevuto una grande influenza dall’attivismo LGBT, soprattutto per la visione transessuale, transgender e intersessuale. Le pratiche politiche transfemministe, vanno oltre la difesa dell’eguaglianza di genere nella società, e ritengono i ruoli di genere una costruzione sociale utilizzata come strumento di oppressione.

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