Sovranità nazionale e europea coabitano

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Le prossime elezioni europee non saranno solo per l’Unione e neppure solo per i singoli Parlamenti nazionali, ma saranno legate da una sorta di intima compenetrazione. Nella Costituzione del 1948 , l’art 11 descrive bene come l’Unione è entrata fino in fondo nella nostra politica.La prossima legislatura europea sarà all’insegna della semplificazione. Saranno istituite commissioni speciali per mettere a fuoco e realizzare in concreto quanto è emerso dal rapporto Letta, sul mercato comune, e quello di Draghi sulla competitività. Non saranno invece semplici i compiti affidati ai singoli governi dell’Unione che si troveranno a confrontare o meglio a scontrare sul nome del candidato che andrà a ricoprire il ruolo di Presidente della Commissione, ma prima dovranno superare la prova dell’elezione in Parlamento. E la Commissione che ne verrà fuori richiederà una guida forte , ma di politica più che burocrazia, altrimenti si avrà un governo difficile se il risultato delle urne accentuerà le divisioni tra sovranisti ed europeisti. Il Parlamento europeo non ha funzioni legislative ma di controllo e di emendamento: comunque un potere di condizionamento nell’ambito della dinamica di governo. Questo perché il Parlamento si fa portatore attraverso gli eletti delle istanze e dei sentimenti dei singoli Paesi che fanno parte dell’Unione. È a questo che guardano le singole coalizioni politiche sia di sinistra che di destra.Anche perché le prossime elezioni europee determineranno non solo la formazione del nuovo governo dell’Unione, ma anche quanto ogni capo di governo nazionale conterà in seno al Consiglio d’Europa. Vi sarà una sorta di coabitazione tra sovranità nazionale e europea, una compenetrazione. E in questa ottica che molti leader di partiti si sono candidati ma solo per raccogliere voti per la propria compagine, ma una volta eletti si dimetteranno. Proprio per la specificità e complessità della politica europea non è un male che gli elettori vengano “orientati” dai leader. Questi avranno il compito di far capire che non esiste politica nazionale senza la politica in Europa. KDel resto la legislatura che sta per volgere al termine, ha dimostrato l’inscindibilità tra politica europea e quella dei singoli Paesi dell’Ue. E se si vuol guardare oltre lo steccato, se si vuol rafforzare la politica di cooperazione di cui parlano Draghi e e Letta nei loro rapporti bisogna parlare sempre più di integrazione economica, ma soprattutto politica, solo così possiamo guardare al futuro e lasciarci alle spalle un mondo di divisione e frizione , oramai obsoleti e non al passo con i tempi che cambiano velocemente. Così l’Europa potrà smettere le vesti del convitato di pietra e tornare di nuovo protagonista sullo scenario internazionale.

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