Bari: arrestato presunto assassino del fisioterapista

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Ci sarebbe una presunta prestazione sanitaria sbagliata dell’omicidio del 63enne Mauro Di Giacomo, ucciso sotto casa sua, la sera del 18 dicembre scorso, in via Giacomo Tauro al quartiere “Poggiofranco” a Bari. Secondo gli investigatori della squadra mobile della Questura di Bari, coordinati dal dottor Filippo Portoghese, a commettere l’omicidio sarebbe stato il 59enne, carpentiere di Canosa di Puglia, Salvatore Vassalli. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il presunto assassino avrebbe sparato con una pistola calibro 7.65 ben sette colpi da distanza ravvicinata all’indirizzo della vittima, colpendolo cinque volte, perché ritenuto responsabile dell’aggravamento delle condizioni mediche della figlia 30enne del muratore canosino. Tutto nasce cinque anni fa, quando, a settembre del 2019, la figlia del presunto assassino, già dalla nascita interessata da una patologia invalidante alla spalla, si sarebbe rivolta al professionista per cercare di migliorare la sua condizione. La ragazza, dipendente dell’amministrazione provinciale di Viterbo, dopo la prima e unica seduta fisioterapica, a suo dire, non avrebbe ricevuto alcun beneficio anzi avrebbe visto aggravarsi la sua situazione. Presunto aggravamento che, un anno dopo, è finito in tribunale dove, la paziente, aveva chiesto un risarcimento dei danni da lei lamentati. Nel corso del processo civile il perito nominato dal tribunale, con la sua perizia, ridimensiona le richieste della parte offesa e propone al giudice il riconoscimento di una percentuale di invalidità del solo 3 per cento. Determinazione, questa, che non deve essere proprio andata giù al padre della ragazza che, a quel punto, senza attendere la fine della causa civile, avrebbe deciso di farsi giustizia da solo fino dl punto di effettuare, nei dieci mesi precedenti all’omicidio, alcuni sopralluoghi sia nella zona di residenza della vittima che in quella dello studio privato. Così, dopo i sopralluoghi, secondo il teorema accusatorio, nel tardo pomeriggio di quel lunedì di dicembre, il muratore canosino, decise di farsi giustizia da solo. Vassalli prende la sua auto, una “Hyundai i10” nera, si arma di pistola e si reca a Bari per appostarsi sotto casa della vittima. Intorno alle 20,20 il fisioterapista rincasa, a bordo della sua auto che parcheggia nello slargo della scuola elementare, scende dal suo mezzo, dal quale prende due sacchetti della spesa e il suo zaino e trova ad aspettarlo il suo presunto killer. Dopo un iniziale litigio verbale, secondo gli investigatori, Vassalli estrae una pistola e scarica l’intero caricatore della sua arma addosso al fisioterapista che si accascia al suolo agonizzante. Ma l’assassino, non contento di quanto fatto, decise di infierire sulla sua vittima colpendolo ripetutamente al capo con il cacio della sua pistola (non ancora rinvenuta), poi, in tutta fretta incurante anche delle urla di un testimone che, dal balcone di casa sua, urlava nel tentativo di evitare l’omicidio, sale sulla sua auto e percorrendo via Camillo Rosalba, inforca la statale 16 e si dirige verso casa. Qualche chilometro più in là, all’altezza di Trani, si ferma per diversi minuti e, forse, in quel posto si disfà dell’arma, prima di rincasare. A incastrare l’uomo sarebbero state le riprese delle telecamere di video sorveglianza del semaforo di immissione sulla statale da “Poggiofranco” e le telefoniche del suo telefonino che collocavano l’accusato in quei luoghi e in quelle ore e minuti precedenti e successivi all’omicidio. Su queste basi la procura della repubblica di Bari ha chiesto al giudice delle indagini preliminari l’applicazione della misura cautelare in carcere, con le accuse di omicidio premeditato con l’aggravante della crudeltà. Ordinanza che è stata eseguita dagli uomini della squadra mobile di Bari.

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