Con la morte di Raisi Teheran in bilico

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Spesso i fatti parlano meglio di tante analisi e fantasticherie o complottismi. Il Presidente della Repubblica Islamica, Raisi che muore insieme al suo Ministro degli Esteri a bordo di un vecchio elicottero degli anni 60, testimonia la crisi del regime degli ayatollah e il fallimento del progetto di uno Stato teocratico ormai palesemente in crisi. Inoltre ,che il Presidente dello Stato sia imbarcato con un tempo pessimo su un vecchio velivolo, conferma la scarsa rilevanza per il suo stesso regime. Le grida di esultanza non troppo nascoste che hanno salutato la morte di Raisi, personaggio noto per essere un sanguinario e stragista e per aver massacrato migliaia di oppositori, accusati di essere seguaci dello . Scia, ci ricordano che il grado di delegittimazione del regime cresce di giorno in giorno. Sul piano strategico ha infranto la tacita intesa che aveva impedito lo scontro diretto con Israele. L’uccisione da parte di Israele di due generali iraniani nell’ambasciata di Damasco, seguita dalla rappresaglia contro lo Stato ebraico con migliaia di missili lanciati, senza provocare troppi danni e la contro risposta di Telaviv , è stata declassata ad una sorta di accordo tacito di non farsi troppo male a vicenda. Ma questo può essere vero per oggi. Ma per domani? A nostro avviso quelle che frettolosamente sono state indicate come rappresaglie soft , sono la fine di quell’ accordo tacito di sicurezza per cui i due nemici storici avevano escluso di combattersi senza intermediari. Quindi la deterrenza tacita tra i due stati è elevata a livello di nucleare. Israele è una potenza atomica non dichiarata ma effettiva. L’ Iran attende solo il via libera di Khamenei, la guida suprema religiosa . Se analizziamo con attenzione la crisi politica che scuote Israele e l’incertezza sul futuro del regime teocratico degli ayatollah, capiamo che un conflitto atomico in Medio Oriente è un’ipotesi lontana ma non impossibile. Questo spiega la preoccupazione di Washington e il suo attivismo diplomatico, su entrambi i fronti. Con l’amico Israele e con l’avversario iraniano, per impedire che quest’ultimo diventi ostaggio dell’asse Mosca – Pechino. Si parla di incontri segreti in territorio neutrale tra intelligence USA e quella persiana allo scopo di bloccare la scalata militare nella regione prima che sia troppo tardi. La prova del nove saranno le prossime elezioni per il successore di Raisi da tenersi entro 50 giorni.Questa tornata elettorale offrirà un quadro chiaro di un regime si ammalato, ma con ambizioni strategiche, memori di un passato di quello che fu il glorioso impero persiano .

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