Pioggia di soldi sulla Sicilia, Schifani “A breve la firma dell’accordo sui fondi Fsc”. Arriva la Meloni ma scoppia la polemica “Solo una commedia elettorale”

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Pioggia di soldi sulla Sicilia. L’accordo per l’utilizzo del Fondo di sviluppo e coesione tra Roma e la Regione Siciliana sarà firmato oggi, lunedì 27 maggio, a Palermo dal primo ministro Giorgia Meloni e dal governatore dell’Isola Renato Schifani è stato definito in questi giorni.

La firma del patto è prevista alle ore 16, al Teatro Massimo di Palermo, fra la Presidenza del Consiglio dei ministri e la Regione Siciliana e riguarda l’Accordo per il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027.

Il grosso del lavoro era stato già fatto nelle scorse settimane sull’asse Palermo-Roma. Senza che l’Ars toccasse palla né in aula né nelle commissioni che rivendicavano una competenza. Del resto la procedura seguita dal governo Schifani è stata blindata. Gli interventi siciliani del Fsc dovevano essere definiti entro lo scorso 10 maggio e caricati nella specifica piattaforma di Invitalia. A farlo sono stati i singoli dipartimenti regionali con la supervisione del dirigente della programmazione, Vincenzo Falgares secondo quanto scrive La Sicilia.

Un flusso continuo di schede caricate per un totale che sfiora i 5 miliardi che aveva creato un overbooking di 31,8 milioni, poi “interamente assorbito” dalla Regione. Cinque miliardi che andranno a diversi settori ma che non riguardano Ricerca e innovazione e Digitalizzazione, esclusi dai finanziamenti come già, peraltro, previsto.

La giunta regionale, quindi, ha semplicemente “apprezzato” le fasi finali dell’iter, con due delibere: la 179 del 13 maggio con l’aggiornamento del quadro programmatico delle risorse”; e la 192 del 22 maggio, in cui si dà il via libera allo schema finale dell’Accordo.

Il documento consta di 68 pagine, con l’elenco completo di tutti i progetti, con già gli spazi predisposti per le firme di Meloni e Schifani.

E in questi atti, con relativi allegati c’è il dettaglio di come e dove saranno spesi, al netto dei 1,3 miliardi per il Ponte, i quasi 5 miliardi del Fsc siciliano: 4.5 miliardi per “interventi infrastrutturali” (compresi gli 800 milioni già stornati per i due termovalorizzatori) e 480 milioni per interventi.

La parte più significativa riguarda le infrastrutture di “Mobilità e trasporti”. Nel Fsc, dopo il prelievo di 1,3 miliardi di come cofinanziamento regionale per il Ponte, resta poco più di un miliardo per 150 interventi, di cui la maggiora parte (121 per 690 milioni) riguarda le strade. Fra le opere più importanti ci sono la costruzione dello svincolo di Monforte-San Giorgio sulla Messina-Palermo (40 milioni), il collegamento interno di Alcara Li Fusi (39 milioni), gli interventi di messa in sicurezza sulle tre autostrade siciliane (37 milioni); previsti anche 25 milioni per il potenziamento dei collegamenti stradali con l’aeroporto di Comiso. A proposito: 82 milioni del Fsc sono destinati al trasporto aereo, di cui 20 per il progetto cargo a Comiso, altri 20 per il terminal passeggeri a Palermo, più altri investimenti su Catania (9 milioni per il comparto security del piano partenze, 5 per la viabilità, 4,9 per il varco doganale, 3,2 per la rifunzionalizzazione del terminal passeggeri).

La firma del patto, è prevista lunedì 27 maggio alle ore 16, al Teatro Massimo di Palermo e riguarda l’Accordo per il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027 ma tutta la vicenda viene tacciata dalle opposizioni di spot elettorale. “Un Teatro per mandare in scena una commedia” attacca il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo.

“La firma dell’accordo che sancisce quali progetti sono finanziati con il Fondo di Coesione è un atto dovuto, in forza della legge 162/2023. Nessun merito quindi a Schifani sulla messa in campo delle risorse che sono destinate per legge alla Sicilia e che anzi hanno subito lo scippo nazionale di quasi 3 miliardi, di cui 1,3 miliardi per un Ponte che gli stessi uffici ministeriali qualificano quale opera non sostenibile ed 800 milioni per i termovalorizzatori imposti ai territori. Una beffa che hanno deciso di mettere in scena a Teatro anziché negli uffici di palazzo d’Orleans, come dovrebbe essere per la firma di un Accordo bilaterale tra Stato e Regione. Forse perché in tempi elettorali fa comodo avere un folto pubblico. Pubblico che invero non è stato coinvolto in nessuna delle fasi di costruzione dell’Accordo visto che non vi è stata nessuna preventiva concertazione né dentro il Parlamento siciliano, né con le parti sociali. Praticamente, se la cantano e se la suonano” aggiunge.

“La dotazione del FSC – afferma Cleo Li Calzi, responsabile del dipartimento PNRR del PD Sicilia – serve alla Sicilia, e ai siciliani, per recuperare lo svantaggio competitivo nei confronti del resto d’Italia. E’ stabilita proprio in ragione della dimensione dei divari e quindi dell’arretratezza dell’economia siciliana nel confronto con le altre realtà nazionali ed è stata fissata in 6,86 miliardi. Un’importante dotazione che rappresenta il 21% dell’intera dotazione nazionale proprio in ragione della dimensione dei divari e quindi dell’arretratezza dell’economia siciliana nel confronto con le altre realtà nazionali. Non certo per merito, ma appunto per la gravità degli indicatori di sottosviluppo. Quello che si legge nelle carte è – prosegue – l’assoluta mancanza di un’idea di sviluppo, visto che il lungo elenco di interventi – a meno di quelli ‘prenotati’ da Roma – nasce dalla sommatoria di progetti ‘caricati’ dagli uffici della Programmazione dentro la piattaforma, che mette insieme gli interventi fuoriusciti dalle precedenti programmazioni e quelli che non sono stati realizzati nei tempi previsti dai programmi comunitari, o quelli che da anni vengono ribaltati di programmazione in programmazione. Il governo regionale ha solo ‘apprezzato’ le liste di progetti preparate dagli uffici. Non vi è in alcuno di questi passaggi la valutazione di quale impatto reale sullo sviluppo e sulla crescita. E in ultimo, va sottolineato che – conclude – la Sicilia è rimasta la penultima regione a firmare questo accordo avendo appunto ritardato anche nel caricamento dei progetti in piattaforma”.

“Questa tempistica, a poche settimane dal voto europeo, dopo mesi e mesi di attesa, sa tanto di campagna elettorale, ma la Meloni forse non sa che i siciliani non hanno l’anello al naso e non scambieranno per magnanima concessione ciò che ci spetta di diritto. Questi fondi, peraltro, sono stati ampiamente saccheggiati dal governo Meloni che, con la complicità di Schifani, ha sottratto alla Sicilia ben 2,1 miliardi per destinarli a un ponte che mai sarà realizzato e a due pericolosi inceneritori. Il tutto a discapito di strade, autostrade e di tutte le altre fatiscenti infrastrutture siciliane” dicono il capogruppo del M5S all’Ars Antonio De Luca e il presidente della commissione Ue di palazzo dei Normanni Luigi Sunseri.

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