”Il 2 giugno faremo una grande manifestazione a difesa dell’Italia e dell’Europa, contro il premierato e l’Autonomia, perché noi siamo contro la disintegrazione dell’Italia e dell’Europa”, annuncia la segretaria del Pd Elly Schlein all’assemblea dei senatori del Pd. “Dobbiamo fare uscire forte la nostra voce”, ha detto Schlein parlando delle iniziative del partito: “In aula metterete la vostra voce e i vostri corpi per fermare questo scempio”.
La Schlein parla anche, smentendosi, della piazza del Pd, presentato meno di un mese fa come una grande mobilitazione, che diventa una manifestazione locale dei dem romani. Ovvio, anche il timore di irritare il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel giorno della Festa della Repubblica.
Il Pd e la Schlein volevano organizzare una grande manifestazione per il 2 giugno. Domenica 2 giugno, come in tutti i precedenti di quella data, è il giorno della celebrazione comune, condivisa al massimo grado, del momento fondante della nostra repubblica, con la scelta libera e forte esercitata attraverso un pur combattuto referendum. Da anni ha preso la caratterizzazione di festa priva di spigoli di parte, di momento unitario, condiviso. Nel quale anche i più schierati non trovavano tesi o slogan con cui aizzare scontri o polemiche. Spirito unitario nella ricorrenza che è più legata al suo ruolo istituzionale. Le date repubblicane e istituzionali servono a tenere insieme, e fuori di retorica, un paese. Realtà non colta originariamente dalla Schlein che ha, alla fine, ripiegato dai proposti bellici. A meno di 24 ore dal comizio romano di Schlein, un deputato del Pd di prima fila cade dalle nuvole: «Non sapevo nemmeno la facessero a piazza Testaccio». Eppure la segretaria, solo l’8 maggio scorso, presentava l’iniziativa come una mezza rivoluzione. Ora la piazza si è sgonfiata e nella chat dei parlamentari del Pd non è arrivata nemmeno una convocazione da parte dei vertici del Nazareno. Oggi presenti, oltre a Schlein, esclusivamente esponenti di Roma e del Lazio.
