Allarme siccità: la pioggia non basta

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Durante il mese scorso, in Italia, si è registrato il record assoluto di precipitazioni: dalle 4 alle 5 volte superiori rispetto alla media stagionale al nord, circa il doppio per il centro ed il sud, con un picco di 600mm in Piemonte. Neanche nel maggio 2023, tristemente noto per le alluvioni in Emilia Romagna, aveva piovuto così tanto e su tutto lo stivale, ma se per alcune regioni il mal tempo primaverile ha permesso di colmare il deficit pluviometrico invernale, per altre l’allarme siccità rimane ancora alto.

Infatti, i valori sono negativi per Puglia, Calabria e Sardegna, mentre diventano appena positivi per Sicilia e Campania. Negli ultimi 4 anni, la siccità ha causato 81 danni perenni in tutto il Paese; a soffrirne di più l’agricoltura, ma anche danni da alluvioni, abbassamento del livello dei laghi ed incendi boschivi sono inseriti nella lista. L’agricoltura da sola, in Italia, da lavoro a quasi un milione di persone e da stime della Commissione europea, la produzione potrebbe ridursi per 12,5 miliardi di euro entro il 2050. In uno scenario più ampio, la siccità abbasserà il PIL europeo del 7% entro la fine del secolo.

Senza poi tenere in considerazione la terribile minaccia alla biodiversità italiana, tra le più ricche in Europa: il 43% delle “policy species” (specie tutelate) vegetali sono a rischio estinzione, insieme al 21% dei pesci cartilaginei; il 48% dei pesci ossei di acqua dolce; il 2% dei pesci ossei marini; il 19% dei rettili; il 36% degli anfibi; il 23% dei mammiferi ed il 27% degli uccelli. Dati ancora più preoccupanti se accostati agli alti tassi di endemismo delle specie: il 16% della flora italiana è endemica, come lo è anche il 20% della fauna. Perdere una di queste specie in Italia significa perderle in tutto il mondo.

Prendersi cura del patrimonio naturale significa tutelare i propri interessi economici e adempiere alle responsabilità verso il Pianeta: non c’è ragione per cui rimandare ancora. Per questo Legambiente, ad un passo dalle europee, chiede quello che molti partiti hanno deciso di eliminare dai propri programmi elettorali: il pieno appoggio al “Green Deal”, già considerato un provvedimento al ribasso per la critica situazione ambientale europea. Sono inoltre necessari sistemi di recupero dell’acqua gestiti da un’unica grande regia nazionale, per ridurre gli sprechi al minimo e tentare di invertire la rotta.

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