Meloni chiude la campagna elettorale da Vespa su migranti, Pil, sanità e Superbonus

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Siamo alle ultime battute per la campagna elettorale in vista delle europee dell’8 e del 9 giugno. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni – candidata capolista nella lista di FdI in tutte le circoscrizioni – ospite di Bruno Vespa nella puntata di Cinque Minuti, e poi a Porta a Porta lo dice subito con chiarezza e più che un appello ad andare a votare per arginare il rischio astensionismo che incombe sulla tornata elettorale in vista delle europee, risuona come un invito alla responsabilità e alla partecipazione: «Ai cittadini vorrei dire di andare a votare, ogni croce sul simbolo di Fdi è una croce che utilizzerò per portare a casa risultati per i cittadini italiani. Ho bisogno che i cittadini non si girino dall’altra parte». E infatti, a stretto giro la premier aggiunge anche: «Sono sempre preoccupata dall’affluenza. Le europee sono elezioni strane perché alcuni percepiscono l’Unione europea come distante. Vediamo, non sono preoccupata per il mio partito, mi dispiace se votano pochi italiani»…

Azionati i timer, si passa ad affrontare i temi caldi al centro del dibattito politico, e di contesa in campagna elettorale: premierato (e riforme, a partire da quella sulla Giustizia); sanità (e liste d’attesa); Pil, superbonus, migranti. Insomma una panoramica sull’agenda operativa del governo. Partendo da un presupposto che Meloni chiarisce in partenza: «Voglio arrivare alla fine di questi 5 anni, sono felice di scalare piano piano le classifiche di longevità dei governi italiani. Un mese fa il governo era al 16esimo posto. Attualmente al 13esimo. Se arriva a Natale diventa sesto. Mi giudicheranno gli italiani alla fine del mio mandato», dice la presidente del Consiglio intervistata da Bruno Vespa a Porta a porta.

Bruno Vespa le chiede se lascerà la guida del Governo se il premierato dovesse essere bocciato dal referendum, la premier replica sul tamburo, confermando quanto già detto più volte negli ultimi giorni: «No, voglio arrivare alla fine di questi cinque anni. Sono contenta di scalare la classifica dei governi più longevi». Del resto, il lavoro che l’esecutivo in carica sta portando avanti – e su tutti i fronti – c’è ed è tanto. E i risultati arrivano, certificati da dati, indagini demoscopiche, riscontri economici concreti, riconoscimenti internazionali, sia sul fronte politico-diplomatico, che su quello mediatico. Non a caso, nel corso dell’anticipo di Cinque minuti, la stessa premier ha ribadito con soddisfazione e orgoglio: «Qualsiasi persona intellettualmente onesta vede che nel mondo non si è mai parlato dell’Italia come in queste settimane. L’Italia è tornata».

Quando si entra nel merito delle riforme, inevitabile la domanda di Vespa sulla Giustizia. O meglio, sulle critiche delle opposizioni alla riforma della Giustizia varata dal governo. L’obiezione ricorrente è quella che secondo cui con la riforma varata dal governo “i pm sarebbero sotto il controllo della politica”. Una recriminazione su cui la premier torna a fare chiarezza, replicando: «Non so come si faccia a sostenere una cosa del genere. La politica sta facendo un passo indietro. Solo che chiede di fare un passo indietro anche alle correnti politicizzate, che umiliano la stragrande maggioranza dei magistrati».

Sanità: «Il tema liste d’attesa non è facile, ma una politica seria mette la faccia su sfide difficili. Io non aiuto il privato, aiuto i malati».

Affrontando il tema delle liste d’attesa, conferma quanto già asserito nell’anticipazione del preserale: «C’è un governo che si è occupato di questa materia e non mi pare sia stato fatto in passato, con la scusa che dovevano farlo le regioni. Affrontare il tema delle liste d’attesa non è facile. Ma una politica seria deve mettere la faccia sulle sfide difficili».

Poi, la premier argina in agilità gli scogli Pil e Superbonus: i dati dell’Istat sul Pil «sono buoni». E ancora: è «una delle poche volte in cui cresciamo di più di Francia e Germania e non siamo più fanalino di coda. Ma va detto che questo è un risultato che portano a casa le nostre imprese, che oggi percepiscono di avere uno Stato che non vuole disturbare chi portare ricchezza», dichiara la premier sul primo punto. Aggiungendo: «Se c’è un governo stabile, che ha le idee chiare e costruisce una strategia, poi il tessuto produttivo corre e dà i risultati».

Sulla vexata quaestio Superbonus dice semplicemente: «Lo Stato dovrà pagare 120 miliardi per aver ristrutturato meno del 4% delle case degli italiani, per lo più seconde case. Sono soldi sottratti a chi ne aveva bisogno». E non serve davvero aggiungere altro…

Infine, si passa al file migranti, con le note non proprio a margine della sinergia instaurata con l’Albania di Edi Rama. Sul protocollo con l’Albania «abbiamo investito 670 milioni per 5 anni, circa 134 milioni l’anno. Quando si dice “questi soldi andavano messi sulla sanità” – afferma Meloni – si dice una cosa abbastanza ridicola, perché gli stessi migranti se li portiamo in Italia sempre a carico dello Stato sono».  

Poi, entrando nel merito della gestione dei flussi, aggiunge: «Ho annunciato in Cdm che dovremo rivedere la normativa per impedire che possa accadere quello che abbiamo visto accadere e che ragionevolmente sta accadendo: non utilizzeremo i flussi dei migranti regolari che devono venire qui a lavorare come stagionali, per esempio nelle nostre imprese agricole, per far entrare la gente illegalmente e far fare i soldi alla criminalità organizzata. Non con il mio governo». Sottolineando poi: «Credo vada mantenuto il principio che ispira la Bossi-Fini: in Italia puoi entrare se hai un regolare contratto di lavoro e sei in grado di mantenerti».

A proposito dell’esposto presentato dalla presidente del Consiglio al Procuratore nazionale Antimafia sulla questione dei flussi migratori, la Meloni da Vespa chiarisce e sottolinea: «I dati emersi dal monitoraggio sono dati inquietanti, che balzano immediatamente agli occhi. Il dato più inquietante è quello che riguarda la Campania, perché 157.000 domande per lavoratori stagionali, quindi più della metà del totale di tutte le richieste che arrivano, arriva da un’unica regione che è la Campania, il cui tessuto produttivo non ha, diciamo, la capacità di assorbimento di quelle persone». Concludendo sul punto: ‘Noi abbiamo questo dato perché abbiamo fatto i controlli. E vorrei che fosse verificato che negli anni scorsi si sia fatto così, perché temo che i controlli non siano stati fatti», ha rimarcato la leader di Fratelli d’Italia. L’esposto presentato in Procura si spiega e si legittima senza bisogno di aggiungere altro’.

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