La storia insegna che cinque anni fa Antonio Decaro ebbe la strada spianata per la corsa a palazzo di città, qualcuno sostiene con un sottile stratagemma. Quale? E’ presto detto. Pochi mesi prima della presentazione delle candidature, il presidente in carica del consiglio comunale di Decaro Sindaco, improvvisamente e inaspettatamente si dimette e annuncia di voler correre con il centro destra. Un centrodestra quello barese che per la scelta del suo candidato sindaco ricorse a un strumento, di natura statunitense, che in Italia è tipicamente di sinistra, ovvero le primarie. Si svolsero primarie aperte, ovvero non riservate solo agli iscritti e militanti del centro destra ma a tutta la città. In quella occasione, “stranamente” il candidato Pasquale Di Rella, approdato su quella sponda politica da pochi giorni dopo aver militato e amministrato con la casacca avversa, vinse le consultazioni e fu candidato sindaco. Ma, durante la campagna elettorale lo stesso candidato sindaco del centro destra, stranamente, scomparve dai radar della propaganda, con il risultato che Antonio Decaro stravinse al primo turno con quasi il 70 per cento dei voti. La storia, poi, racconterà che due consigliere comunali elette con Di Rella nel centro destra, qualche tempo dopo passarono con Decaro in maggioranza. Ora come diceva un grande saggio della politica, Giulio Andreotti, “a pensare male si fa peccato ma, molte volte, ci si azzecca”. Infatti, per tornare ai tempi nostri, il centro sinistra a Bari, si è presentato con due candidati sindaci, due persone entrambe di alto profilo. Uno, Vito Leccese, il capo di gabinetto dei sindaci Emiliano e Decaro e, l’altro, il noto penalista Michele Laforgia, uomo di spicco della sinistra barese. Il primo, la prosecuzione naturale della continuità amministrativa che ha puntato a raccogliere il consenso di sinistra filo governativo e l’altro che ha puntato a raccogliere il dissenso di sinistra dell’azione governativa fino ad oggi attuata a Bari. Operazione elettorale, questa che, di fatto, ha consentito ai due candidati di centro sinistra di evitare che emorragie legate al dissenso di questa parte politica potessero, per protesta, confluire verso il centro destra del candidato Fabio Romito. Ora alla luce dei sondaggi si prospetta un ballottaggio tra Leccese e Romito, con Laforgia staccato in terza posizione che, nonostante i toni della campagna elettorale, in caso di secondo turno potrebbe agevolare la corsa di Leccese a scapito di Romito. Una domanda, a questo punto, sorge spontanea porre? Ma possibile che il centro destra locale non abbia capito questa possibile strategia, anche alla luce di quanto accadde cinque anni fa? Si tratta di ingenuità? Poca dimestichezza con le strategie della politica locale? Di superficialità? O di una scelta ponderata che ha voluto sfidare ogni qualsivoglia possibile strategia, ove esistesse, per tentare di riconquistare il comune di Bari? Alla storia affidiamo il giudizio e la risposta ai nostri questi.