Consiglio sicurezza Onu: Ok al piano Usa per tregua e fine guerra a Gaza. Hamas favorevole, Israele tentenna

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Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite ha approvato una risoluzione che appoggia un piano di cessate il fuoco per chiudere, definitivamente, la guerra fra Israele e Hamas a Gaza. La risoluzione è stata approvata con 14 voti favorevoli e nessun contrario: si astiene solo la Russia. Il testo accoglie la proposta annunciata dal presidente degli Stati Uniti d’America e si articola su un percorso in tre fasi. La prima prevede uno scambio di anziani, malati o donne in ostaggio con i detenuti palestinesi detenuti da Israele nel corso di un cessate il fuoco iniziale di sei settimane. Il cessate il fuoco si tradurrebbe in una fine permanente delle ostilità e nel rilascio di tutti gli ostaggi attraverso successive discussioni tra le due parti. Una terza fase comporterebbe l’avvio di un importante sforzo di ricostruzione. Per Joe Biden il piano sarebbe stato preventivamente accettato da Israele, che però negli ultimi giorni ha tenuto una posizione ambigua sottolineando l’obiettivo irrinunciabile della completa distruzione di Hamas. “Dall’inizio della guerra l’obiettivo di Israele è stato molto chiaro: liberare gli ostaggi e distruggere le capacità militari e di governo di Hamas. Quando questi obiettivi saranno raggiunti la guerra finirà”, ha detto Reut Shapir Ben Naftaly, coordinatrice politica della missione israeliana all’Onu dopo il voto. “Oggi abbiamo mandato un messaggio chiaro ad Hamas: accettate questo accordo sul cessate il fuoco che Israele ha già accettato, e i combattimenti potrebbero fermarsi oggi. Oggi abbiamo votato per la pace”, dice l’ambasciatrice Usa all’Onu, Linda Thomas-Greenfield, dopo il via libera del Consiglio di Sicurezza. “Gli Usa aiuteranno ad assicurare che Israele rispetti i suoi obblighi, nel caso Hamas accetti l’accordo”. L’Onu, con questa risoluzione, vuole praticamente mettere allo stretto le parti in causa ‘obbligandole’ ad un cessate  il fuoco, foriero, però, di non si sa di quale modello di pace, per poi regolamentare l’assetto geo-politico della zona, onde evitare che il conflitto possa estendersi ad altre zone calde del medio-oriente. Ma l’Onu, e la proposta di Biden, dal sapore squisitamente politico in vista del voto di novembre, dovrà essere digerita dalle parti in causa. Hamas, come sempre, gioca di sponda: dice di ‘accoglie con favore’ l’adozione della risoluzione sul cessate il fuoco e ribadisce ‘la volontà di cooperare con i mediatori per avviare negoziati indiretti sull’attuazione di questi principi’. Tanto che il presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen, nell’accogliere con favore la risoluzione dell’Onu, spiega che che “è un passo nella giusta direzione per porre fine alla guerra di genocidio in corso contro il nostro popolo nella Striscia di Gaza”. Israele, alle prese con una politica interna sempre più sfilacciata, non crede alle parole di Hamas e ribadisce la sua mission. Tel Avviv, dunque, come spiega la rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite, Reut Shapir Ben-Naftaly, continuerà le sue operazioni a Gaza e non si impegnerà in “negoziati privi di significato e senza fine” che sarebbero sfruttati da Hamas per perseguire i suoi obiettivi. Questo, perché, Gaza non dovrà rappresentare in futuro una minaccia per Israele e nell’immediato l’obiettivo è quello di riportare in patria gli ostaggi e smantellare la capacità militare di Hamas. “Una volta raggiunti questi obiettivi, la guerra finirà”, ha spiegato la diplomatica. E stando così le cose, nonostante il segretario di Stato americano Antony Blinken, abbia riaffermato l’impegno da parte di Benjamin Netanyahu a favorire una proposta di cessate il fuoco a Gaza, sembra che le parti siano ancora troppo distanti per mettere fine alla guerra.

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