La chiama “pace”, ma quello che chiede è una irricevibile e irrealistica resa di Kiev. Alla vigilia della conferenza sulla Svizzera, da cui la Russia è stata esclusa, Vladimir Putin per la prima volta elenca nel dettaglio quali sarebbero le sue “condizioni” per rilanciare trattative con l’Ucraina.
Il presidente russo Vladimir Putin afferma che Mosca vuole che l’Ucraina assuma uno “status neutrale, non allineato e non nucleare” e subisca una”smilitarizzazione e denazificazione” per porre fine al conflitto. Parlando davanti ai funzionari del ministero degli Esteri russo, Putin ha affermato di non “escludere che l’Ucraina mantenga la sovranità” sulle regioni meridionali di Kherson e Zaporizhzhia “a condizione che la Russia abbia un forte legame terrestre con la Crimea”. Putin sostiene inoltre che senza la Russia “è impossibile raggiungere una soluzione pacifica in Ucraina”, riferendosi ai colloqui di pace che si terranno in Svizzera questo fine settimana.
Il presidente ucraino Zelensky ha rifiutato la proposta di pace della Russia, definendo la politica di Putin spietata e di matrice nazista, poiché la strategia di pace del presidente russo somiglia spaventosamente, a detta del numero uno di Kiev, a quella nazista di chiedere una parte di territori occupati dai russi, nello specifico sei regioni, con l’intento di allargarsi sempre di più, molto similmente alla strategia nazista durante la seconda guerra mondiale.
“Putin parla di pace in contemporanea con gli attacchi” le parole di Zelensky ai microfoni dei giornalisti presenti al vertice di Borgo Egnazia.
Numerosi i temi che meritano approfondimenti, in relazione al testo definitivo del G7 di Puglia. Impossibile però non dare risalto prima di tutto all’accordo sull’Ucraina. Ciò considerando la delicatissima situazione geopolitica, che mette a rischio la pace in Europa e condiziona in maniera estremamente pratica la nostra vita quotidiana.
Dal G7 2024 in Puglia, dove Giorgia Meloni ha accolto molti dei grandi leader del mondo, si mandano messaggi inequivocabili a Vladimir Putin. Questi ascolta e manda messaggi. Durante la prima giornata di confronti, spazio a futuri finanziamenti a Kiev. Questi avverranno grazie a un prestito suddiviso tra numerosi Paesi, Italia compresa.
Differenti le quote, e di molto, con gli Stati Uniti pronti a farsi carico della mole maggiore. Il tutto garantito dai ricavi ottenuti dai beni russi congelati in Belgio. Nel testo è possibile leggere quanto segue:
“Abbiamo deciso di mettere a disposizione 50 miliardi di dollari, circa, sfruttando le entrate straordinarie dei beni sovrani russi immobilizzati. Inviamo così un segnale inequivocabile al presidente Putin. Stiamo intensificando gli sforzi collettivi per disarmare e definanziare il complesso militare industriale russo”. Il piano d’aiuti per Kiev ha un nome: Extraordinary Revenue Acceleration (Era) Loans for Ukraine.
La soddisfazione espressa da Zelensky è anche figlia della decisione presa dal G7: Mosca dovrà ripagare tutti i danni provocati in Ucraina. La cifra stimata si aggira intorno ai 486 miliardi di dollari.
“Sono chiari gli obblighi della Russia, ai sensi del diritto internazionale, di pagare per i danni che sta causando. Non è giusto che Mosca decisa se o quando pagare. Stiamo quindi continuando a considerare tutte le possibili vie legali per fare in modo che la Russia rispetti tali obblighi”.
Putin, come detto, ha voluto far sentire forte la propria voce in questa giornata molto importante. Ha parlato di una “proposta reale di pace”. Ciò che viene richiesto dal presidente russo, a garanzia di una “cessazione totale del conflitto, non del suo congelamento”, è il ritiro dell’Ucraina da quattro regioni, con annesso rifiuto a entrare a far parte della Nato.
Putin si è anche spinto oltre, ipotizzando una svolta in questa tragica pagina della nostra storia, “ripristinando gradualmente le relazioni con l’Ucraina e l’Europa”. Sventola un’ipotesi di normalità ritrovata, senza però ottenere alcun effetto su Zelensky e il G7. I territori indicati: Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia.
Stando a quanto riportato dall’agenzia Ria Novosti, ciò che Putin chiede è un’Ucraina che non rappresenti una minaccia per il governo russo. Un Paese cuscinetto, neutrale, non allineato, smilitarizzato e denazificato.
Numerose le pretese e un’unica grande concessione, la fine dello spargimento di sangue. Il tutto al netto di: “Naturalmente dovranno essere riconosciuti pienamente diritti, libertà e interessi dei cittadini di lingua russa in Ucraina. Si dovrà poi riconoscere lo status delle nuove realtà territoriali: Repubbliche di Crimea, Sebastopoli, Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, parte della Federazione Russa”.
Zelensky è giunto in Svizzera per il vertice globale sulla pace. Due giorni incentrati sulla crisi in Ucraina. Ecco le parole del presidente: “Offrirà la chance alla maggioranza globale di intraprendere dei passi specifici in aree che contano per tutti nel mondo: sicurezza, nucleare, sicurezza alimentare e ritorno dei prigionieri di guerra e tutte le persone deportate”.
Ben 100 le delegazioni partecipanti. Si nota la presenza di Brasile e del Sud Africa, così come dell’india, dell’Arabia Saudita, del Qatar, della Turchia, dell’Indonesia e del Vaticano. Non stupisce l’assenza, purtroppo, della Cina.
I nuovi schieramenti globali vanno sempre più delineandosi e intanto, stando al testo definitivo del G7, scatta la condanna ufficiale alla “complicità del regime bielorusso nella guerra della Russia contro l’Ucraina”. Nello specifico si esprime preoccupazione per la continua repressione verso media indipendenti, società civile, opposizione e cittadini che pacificamente esprimono la propria opinione, si legge.
Dalla Svizzera giungeranno nuovi messaggi a Putin, che nel frattempo critica aspramente questa due giorni voluta da Zelensky. Ha definito il tutto un semplice trucco, l’ennesimo, per “dare un’apparenza di legittimità alle attuali autorità ucraine”. È quanto riporta l’agenzia Interfax.
Il presidente russo non abbandona ovviamente la propria linea, ribadendo come la minaccia dell’Occidente nei confronti della Russia sia reale e gravosa: “Non è stata abbandonata l’idea di formare una sorta di coalizione internazionale antirussa”.
Al di là di quelle che sono state le parole della premier Giorgia Meloni al G7, l’Italia dà seguito al proprio sostegno all’Ucraina, presenziando a Lucerna per la conferenza per la pace. Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, sarà oggi, sabato 15, e domenica 16 a Lucerna.
Ecco le parole di Tajani: “Sosteniamo la libertà, la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”.
Nel corso della conferenza ci sarà spazio per tre sessioni tematiche su:
sicurezza nucleare;
sicurezza alimentare;
rilascio dei prigionieri di guerra.
Sul primo tema, l’Italia sostiene l’azione dell’Aia e del Direttore Generali Grossi. Si mira ad assicurare la sicurezza degli impianti nucleari ucraini. Nello specifico l’attenzione è rivolta soprattutto alla centrale di Zaporizhzhia. Se ne condanna il controllo e la militarizzazione da parte della Russia, auspicando la sua messa in sicurezza.
Sul fronte della sicurezza alimentare, invece, si sottolinea la necessità di un ritorno alla normalità, per quello che è un settore chiave della nostra politica estera, anche nel quadro del Piano Mattei. L’Italia è infine un membro attivo della Coalizione Internazionale per il rimpatrio dei bambini ucraini. In prima linea per il sostegno umanitario all’Ucraina e la ricostruzione del Paese. Questa è la posizione del ministro Tajani e del governo.