Dall’Aula del Senato arriva il primo sì al ddl di riforma costituzionale che prevede l’elezione diretta del presidente del Consiglio. I voti a favore sono stati 109, i contrari 77, un astenuto. Il testo passa ora alla Camera per la seconda delle quattro letture previste. Ma le opposizioni insorgono si danno appuntamento a piazza SS. Apostoli per manifestare contro la proposta di riforma costituzionale voluta dal governo di Giorgia Meloni. Ci saranno tutti tranne Italia Viva e Azione a dimostrazione che il fronte del centro sinistra non è compatto nemmeno su una riforma costituzionale voluta dal centro destra dall’alto impatto mediatico e, quindi, politico. Da parte sua Magi, di +Europa, annuncia la richiesta di un Referendum per bloccare premierato e autonomia differenziata. Alle critiche della sinistra risponde Fratelli d’Italia che annuncia un flash mob davanti al palazzo del Senato. Insomma siamo ad un ‘tifo da stadio’, senza nulla togliere a nessun tifoso, a chi urla di più in modo molto ‘partigiano’. La seduta a palazzo Madame dedicata alle dichiarazioni di voto e al voto finale sul disegno di legge di riforma costituzionale n. 935 che istituisce il cosiddetto “premierato” è iniziata poco dopo le 15:30. La maggioranza, per dare il via libera, alla “madre di tutte le riforme” si è presentata compatta, all’appello sono mancati solo 6 voti del resto ininfluenti, visto che a palazzo Madame il centrodestra ha 115 seggi, 12 in più della maggioranza assoluta. L’iter per l’approvazione del ‘premierato’ è molto lungo, articolato e soggetto a logiche politiche ‘temporali’ che ai più possono sembrare ‘aliene’. Ma il tutto è frutto di un semplice ragionamento politico che sarebbe adottato da qualsiasi governo di qualsiasi colore politico: semplicemente la ‘convenienza’. Sono necessarie due deliberazioni da parte di entrambe le Camere, Senato della Repubblica e Camera dei Deputati, a distanza di almeno tre mesi. Se nella seconda votazione entrambe le camere approvano la legge con una maggioranza dei 2/3 dei rispettivi componenti, il testo si considera definitivamente approvato. In caso contrario la legge può essere sottoposta a referendum popolare: sicuramente sarà questo film proposto agli italiani. Ma in qualsiasi forma dovesse essere approvato il ddl di riforma costituzionale resterebbe, comunque, monco. Manca la regola fondamentale del gioco: la legge elettorale di cui fino ad ora se ne parla veramente poco. Legge che sarà modificata, a prescindere dalla modalità di approvazione o meno del ‘premierato’, alla vigilia delle prossime elezioni legislative. Le opposizioni, naturalmente, protestano contro questa che loro considerano una deriva autoritaria e si sono date appuntamento in piazza Santi Apostoli per dire no al premierato e all’autonomia differenziata. Ci saranno Pd, M5S, Verdi-Sinistra e +Europa: Calenda e Renzi non parteciperanno a questo ‘campo largo’. “L’Italia ha bisogno di riforme ma non del premierato di Meloni o dell’autonomia differenziata di Salvini. Per questo saremo in piazza oggi con le opposizioni e siamo disposti a usare tutti gli strumenti democratici a partire dal Referendum per bloccarle”, ha detto il segretario di +Europa, Riccardo Magi.
“La riforma sul Premierato passa in Senato. Un primo passo in avanti per rafforzare la democrazia, dare stabilità alle nostre Istituzioni, mettere fine ai giochi di palazzo e restituire ai cittadini il diritto di scegliere da chi essere governati”. Così su X la premier Giorgia Meloni, commentando il primo via libera dell’Aula di Palazzo Madama al ddl Casellati.