Gli stipendi dei docenti nei Paesi europei e quanto guadagna un insegnante in Italia: ecco la classifica riportata dalla piattaforma Invalsi
La classifica europea degli stipendi degli insegnanti
Secondo i dati riportati dalla piattaforma Invalsi gli insegnanti italiani non guadagnano meno dei colleghi europei. Con gli aumenti dell’ultimo rinnovo contrattuale e la riduzione del cuneo fiscale, i docenti del Bel Paese godono di un potere d’acquisto migliorato, in particolare nelle prime fasi della loro carriera.
L’Italia, infatti, si classifica al quarto posto dietro ad Austria, Spagna e Svezia e davanti a Francia, Finlandia e Portogallo. Una situazione che migliora ulteriormente dopo i primi 15 anni di carriera, in cui si registra un aumento stipendiale del 32,1%.
Ecco di seguito le classifiche degli stipendi medi annuali (2021-2022) degli insegnanti in servizio a tempo pieno presso le scuole statali pubbliche di alcuni Paesi europei come riportate dalla piattaforma Invalsi. Le retribuzioni descritte, si legge, non sono in euro ma in Pps (Purchasing power standard, ovvero Standard del potere d’acquisto), un’unità monetaria convenzionale definita da Eurostat (un’unità di Pps può teoricamente acquistare la stessa quantità di beni e servizi in ogni Paese). Limitatamente all’Italia, i valori descritti tengono conto dell’ultimo rinnovo contrattuale della scuola e della riduzione del cuneo fiscale a partire dall’1 gennaio 2023.
Classifica stipendi insegnanti a inizio carriera
Austria 34.240
Spagna 34.179
Svezia 29.730
Italia 28.113
Francia 27.439
Finlandia 27.337
Portogallo 25.693
Classifica stipendi insegnanti dopo 15 anni di carriera
Austria 48.621 (+42%)
Spagna 39.648 (+16%)
Italia 37.139 (+32,1%)
Svezia 34.190 (+15%)
Finlandia 33.625 (+23%)
Portogallo 33.144 (+29%)
31.829 (+16%)
Classifica stipendi insegnanti a fine carriera
Austria 60.947 (+25,4%)
Portogallo 55.497 (+67,4%)
Spagna 48.876 (+23,4%)
Francia 45.274 (+42,2%)
Italia 43.407 (+16,9%)
Svezia 39.541 (+15,7%)
Finlandia 35.538 (+5,7%)
La polemica del sindacato contro Valditara
“È interessante constatare come i dati reali possano essere strumentalmente piegati alle esigenze della propaganda”. A parlare, in un comunicato stampa, è la Flc Cgil, che ha attaccato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per quanto riportato nel suo libro ‘La scuola dei talenti’ sugli stipendi degli insegnanti, tra cui le classifiche sopra menzionate.
La tabella delle retribuzioni dei docenti descritte nel sito Invalsi sono state riprese anche dal ministro Valditara e pubblicate nel suo libro “a pagina 111”, hanno spiegato dal sindacato, insieme ad altri dati riferiti al confronto delle retribuzioni tra i Paesi europei prima del rinnovo contrattuale avvenuto in Italia nel 2023. In questa ultima classifica, l’Italia si trova in settima posizione con 24.810 (in Pps). Al primo posto l’Austria, con 34.240.
“Ciò che il libro non dice – hanno proseguito dalla Flc Cgil -, ma si evince leggendo interamente il report di Eurydice 2022 (da cui sono tratti i dati), è che le posizioni retributive prese in considerazione nel rapporto riguardano i docenti di oltre 30 Paesi europei”. E che, “in realtà, la prima posizione retributiva è occupata non dall’Austria, ma dal Lussemburgo con 49.487 (in Pps). Seguono la Svizzera e molti altri Paesi fino a trovare l’Italia solo al 19esimo posto con i suoi 24.810 (in Pps). Chiude al 32esimo posto l’Albania con 11. 301 (in Pps)”.
Per cui, hanno aggiunto dal sindacato, “l’Italia è sì al settimo posto, ma solo rispetto ai Paesi accuratamente selezionati dall’autore della tabella pubblicata nel libro. Praticamente – ancora la Cgil – sono stati scelti arbitrariamente 6 Paesi, trascurando buona parte degli altri 18 che precedono l’Italia in termini retributivi”.
Nella classifica post rinnovo dei contratti degli insegnanti, invece, “viene evidenziato come, grazie all’ultimo incremento contrattuale e al taglio del cuneo fiscale disposto dal Governo Meloni, la posizione retributiva dei docenti italiani (già falsata per i motivi sopra detti) abbia fatto un significativo balzo in avanti passando dal settimo al quarto posto in classifica, superando addirittura Francia, Finlandia e Portogallo”.
“Tale eclatante esito – hanno aggiunto dal sindacato – sarebbe stato rilevato da una apposita comparazione realizzata a gennaio 2023 addirittura dall’Invalsi, che evidentemente non si occupa solo di valutazione ma anche di retribuzioni, cambiando quindi la missione istituzionale dell’ente”.
Secondo la Flc Cgil “l’Invalsi compie una serie di errori, con l’avallo dell’autore del libro – ovvero il ministro Valditara – che ne ribadisce la sostanziale validità”. “Da una parte – hanno spiegato dal sindacato – prende in considerazione le retribuzioni dei docenti italiani del 2023 rivalutate, mentre dall’altra, per i docenti degli altri Paesi, mantiene ferme le retribuzioni al 2022”. Pertanto “confronta tra loro dati non comparabili, quelli del 2023 per l’Italia con quelli del 2022 per il resto d’Europa”.
“Inoltre – si legge ancora sul comunicato della Cgil – non contempla la possibilità, per nulla remota, che nel 2023 anche le retribuzioni dei docenti degli altri Paesi possano aver beneficiato di aumenti come quelle degli italiani”.
“Ma quello che fa più specie – vanno avanti dal sindacato – è che del rapporto di Euridyce non vengano riportati altri dati che forniscono un quadro ben più completo e preoccupante della condizione retributiva dei docenti italiani. E che vengono omessi, ovviamente”. Per esempio “non si riporta che gli stipendi dei docenti, al netto dell’inflazione, siano aumentati in tutti i 39 paesi europei oggetto dell’indagine tranne che in 9, e tra questi è compresa l’Italia”.