Amministrative: Elly Schlein  parla di ‘una vittoria storica per il Pd’. Donzelli la contiene: ‘Il centrodestra vince 4 a 3’

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“Una vittoria storica per il Pd e il campo progressista. Abbiamo vinto in tutti e sei i capoluoghi di Regione, strappandone 3 alla destra e con tre nuove sindache. Da Campobasso a Perugia, da Firenze a Bari, da Potenza a Cagliari. Le città hanno bocciato la destra che governa e hanno mandato un messaggio chiaro a Giorgia Meloni: basta salari bassi, basta tagli alla sanità e no all’autonomia differenziata”,  ha detto la segretaria del Pd Elly Schlein.

Bari ha retto. Firenze non ha tradito. Potenza ha ribaltato il verdetto del primo turno. Cremona è rossa. Ma la storia umanamente più bella, per il centrosinistra, viene da Perugia, riconquistata da Vittoria Ferdinandi, 37 anni, una psicologa che si occupa dei più fragili: la Damiano Tommasi dell’Umbria. A gennaio era data per persa e invece con una campagna elettorale casa per casa ha finito per togliere il municipio alla destra. Bisogna sempre crederci, e avere le parole per farlo capire agli altri. Se sei autentico gli altri ti accolgono. E così eccola prima donna sindaco della città. Un bel viatico in vista delle regionali di ottobre.

Elly Schlein esulta, parla di “una vittoria storica per il Pd e per il campo progressista”, ma il suo brindisi viene rovinato dal calcolo di Giovanni Donzelli di FdI. Da una parte la segretaria Pd che definisce i risultati messi a segno come un rafforzamento della linea “testardamente unitaria”. Schlein esalta il dato del campo progressista con i 3 capoluoghi di regione strappati alla destra – Perugia, Potenza e Vibo – che si aggiungono a Cagliari già “conquistata” due settimane fa, aggiungendo Campobasso che era a guida M5S. Un successo corroborato dalle affermazioni a Firenze e Bari. Ma Donzelli invita l’opposizione a riporre lo champagne in frigo, rileggendo diversamente i dati.

Il conto di Donzelli contraddice la Schlein: “Abbiamo strappato 4 città alla sinistra. In questa tornata di ballottaggi – afferma in una nota il responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia – il centrodestra cresce più del centrosinistra. Nello specifico strappa quattro capoluoghi di provincia al centrosinistra: Lecce, Rovigo, Verbania e Caltanissetta. Soltanto tre passano invece dal centrodestra al centrosinistra: Perugia, Potenza e Vibo Valentia. Il centrodestra ha visto inoltre confermare le proprie amministrazioni uscenti nelle città di Vercelli e Urbino. In pratica il centrodestra vince 4 a 3 sul centrosinistra. Avremmo ovviamente voluto vincere ovunque – conclude Donzelli – ma il bilancio dei ballottaggi ha comunque per noi un saldo positivo. Proseguiremo il lavoro per dare ai cittadini risposte concrete e allargare sempre piu’ il consenso nei confronti del centrodestra”.

Ma il vero è dato è l’affluenza si ferma però al 47,71%, in calo rispetto al primo turno, in cui aveva votato il 62,83% degli aventi diritto. Un dato che induce a intervenire il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che auspica un “ripensamento” della legge elettorale: “Al di là dei risultati del secondo turno delle elezioni amministrative, di chi ha vinto e di chi ha perso, emerge un dato che deve far riflettere. Il doppio turno – sottolinea – non è salvifico e anzi incrementa l’astensione. In qualche caso, si viene eletti con solo il 20% dei voti degli aventi diritto. A volte, viene addirittura eletto chi ha meno voti assoluti di quanti ne ha avuti l’avversario al primo turno. Inaccettabile. Occorre ripensare a una legge elettorale per le amministrative”, per inserire, auspica La Russa, “idonei correttivi per evitare storture come queste e incrementare la partecipazione”.

Schlein e Meloni, di caratteristiche in comune ne hanno molte. Hanno vinto entrambe. Sotto diversi profili. Con programmi differenti e talvolta opposti.

Il confronto lo hanno messo in pratica gli elettori e i risultati elettorali. Di qua Meloni, di là Schlein. Hanno vinto perché sono entrambe donne che stanno facendo la rivoluzione. La rivoluzione non è una questione di genere, ma di carattere. Per far saltare il tavolo, conta la fiducia che hai nel mondo in cui credi. Meloni e Schlein per la prima volta parlano anche a elettori che tradizionalmente non votavano Pd e Destra. Non hanno trasmesso l’appartenenza al partito. Hanno comunicato una visione.

Meloni atlantista non replica la storia della Destra da cui arriva il suo partito. Schlein marca la distanza dalle correnti del Pd. Entrambe, hanno scelto di collocarsi alla pari con gli elettori. Meloni ha potere, Schlein no. Tuttavia, il potere non compare in nessun atteggiamento della premier. Chi la prendeva  in giro perché faceva “le faccette” e le battute, non aveva capito nulla. I tempi cambiano. Il nuovo avanza. Perché oltre la metà degli italiani non è andata a votare?

I sentimenti in politica fanno la differenza. Un leader è tale quando è amato, non solo quando viene rispettato o obbedito. E tanti Italiani sentono i politici come capibastone. Un clan. Una consorteria. Droni che sorvolano le vite della gente normale preoccupandosi solo di come usarla per far crescere il proprio potere, i propri interessi. O ti pieghi, diventi suddito, chiedi favori in cambio di voti. O resti a casa, non voti più  e tiri avanti alla meno peggio. Ed ecco che, di colpo, arrivano Meloni e Schlein. Due donne, ma non certo le prime donne in politica. Due leader. E questa sì è la prima rivoluzione. Due persone. Parlano come tra amici. Sono inclusive. Entrambe, dimostrano con presenza e discorsi di essere fuori dalle consorterie. Due rivoluzionarie.

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