Conte e Schlein nel dibattito sull’Ue con l’abituale repertorio accusatorio contro la premier e il governo

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‘Accusata di portare avanti una guerra contro “bimbi” e “poveri”, di avallare “il pestaggio” di un deputato, di voler comprimere i diritti delle donne. Sia Elly Schlein sia Giuseppe Conte sono tornati a “mostrificare” Giorgia Meloni anche nel corso del dibattito sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo. A rendere particolarmente significative queste affermazioni nient’affatto nuove per Schlein e Conte c’è il contesto in cui arrivano: in un breve passaggio del suo videomessaggio sulle riforme, il premier ha contestato all’opposizione l’uso di “irresponsabili toni da guerra civile”. Una frase che ha scatenato grandi dibattiti, e proprio in risposta alla quale Schlein e Conte hanno ritenuto di tornare ad agitare quella rappresentazione di un premier colpevole di ogni nefandezza che stava alla base della denuncia di Meloni.

Elly Schlein, poi, ha ritirato fuori tutto il repertorio: il presunto odio del governo, Meloni in testa, verso i bambini delle coppie omogenitoriali, verso i poveri, verso le donne. “Meloni ha parlato di ‘guerra’, mi pare che l’unica guerra sia quella che state facendo voi contro i poveri con l’abolizione del reddito di cittadinanza, i taglia alla sanità e al Sud con l’autonomia, ai bimbi figli di coppie omogenitoriali: loro sono le vere vittime”, ha detto Schlein alla Camera. E, ancora, “non avete bisogno di toccare la legge 194 per limitare il diritto delle donne a scegliere sul proprio corpo perché l’unica cosa concreta che avete fatto in un anno e mezzo sulla sanità è stata quella di far entrare gli antiabortisti nei consultori”.

Si tratta di un refrain che Schlein & co vanno ripetendo sostanzialmente da quando l’esecutivo è entrato in carica, raccontando come un attacco ai più deboli le posizioni del governo su temi come la maternità surrogata, il reddito di cittadinanza e il sostegno alla maternità, travisandole.

“Noi siamo patrioti che sanno quale sia il verso della bandiera tricolore quando la sventolano, e che lavorano perché tutti i cittadini di questa Nazione abbiano gli stessi diritti e le stesse opportunità, dimostrando che si sarebbe potuto fare anche prima. Forse lo sa anche l’opposizione, e forse per questo sono così nervosi, e usano irresponsabili toni da guerra civile. Ma io penso che le parole e i modi violenti che utilizza la sinistra, non solo sull’autonomia ma su tutte le riforme portate avanti da questo governo, non siano in fondo altro che una difesa disperata dello status quo”, sono state le parole di Meloni a conclusione del suo videomessaggio sulle riforme. A giudicare dal dibattito il discorso vale anche per l’Europa.

“Noi facciamo una battaglia di merito e proponiamo alternative. Ditemi se questi non sono toni da guerra civile, non so a chi si riferisca Meloni, noi facciamo una battaglia di merito alle loro riforme, proponiamo una strada alternativa, capisco sia difficile accettare la sconfitta sonora nelle amministrative e il tentativo di far parlare d’altro o di altri, perché non sono questi i nostri toni, non lo sono mai stati”. Così la segretaria del Pd Elly Schlein ha replicato alla premier Giorgia Meloni che ha accusato l’opposizione di usare toni da “guerra civile”.

“Presidente Meloni è il caso di smetterla con questo finto vittimismo, la ‘guerra civilè l’avete scatenata voi in questa aula con un pestaggio in piena regola”. Così il leader M5S Giuseppe Conte intervenendo nel corso delle dichiarazioni di voto dopo le comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì

Alla Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante l’informativa in vista del Consiglio Ue, ha parlato anche della tragica fine del bracciante indiano Satnam Singh, morto dissanguato dopo essere stato abbandonato senza un braccio dal datore di lavoro in seguito a un incidente. I deputati si sono alzati in piedi per ricordarlo con un applauso. La premier, già in piedi per il discorso, si è rivolta ai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, seduti accanto a lei, invitandoli a fare altrattento: “Ragà alzateve pure voi”. E il ministro degli Esteri Tajani, alzatosi, ha poi detto a Meloni: “Ho fatto chiedere i visti per la famiglia”. E lei ha risposto: “Bravo”.

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