Il futuro dell’UE richiede azioni comuni

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La designazione dei vertici delle istituzioni UE individuati attraverso un negoziato tra popolari, socialisti e liberali è stato al centro delle dichiarazioni polemiche espresse dalla nostra Premier nel consueto dibattito pre vertice alle Camere. Abbiamo visto una Giorgia Meloni nervosa e preoccupata, intenta a ribadire la sua leadership a livello nazionale e nel contempo alla ricerca di una collocazione a Bruxelles che non la condanni all’isolamento e con lei l’Italia. La legislatura da poco terminata ci consegna un’Europa indebolita dai rivolgimenti geopolitici e alle prese con le nuove sfide globali , siano esse economiche che sociali. Il bilancio di quanto fatto ad oggi evidenzia risposte unitarie , sia alla pandemia con i vaccini che con gli aiuti finanziari con i programmi Sure e Next Generation eu, sia con gli aiuti all’Ucraina dopo l’attacco russo. Quindi si riparte con una stagione legislativa più impegnativa di quella precedente. Alla luce di questi scenari Bruxelles non può non riconoscere un ruolo di rilievo al nostro Paese, al netto di chi lo governa. Lo scenario globale ci presenta un mondo, fuori dai confini europei, diviso tra Stati revisionisti e Paesi progressisti . L’Europa che per anni ha svolto il ruolo di convitato di pietra, si trova adesso nella morsa della sfida tra USA e Cina con all’interno le destre estreme che si attiveranno per farla retrocedere. L’Ue non può non condividere le nuove sfide globali con il resto dell’Occidente, ma lo dovrà fare con un cambio di passo, con una nuova strategia commerciale e industriale e dovrà dare risposte certe ed immediate con procedure snelle e semplificate e con un bilancio comune all’altezza di queste sfide. Solo così potrà tacitare il sovranismo spicciolo che l’accusa di inefficienza. Di qui l’esigenza di rafforzare il dialogo con tutte quelle forze politiche che si muovono all’interno di questo perimetro ed isolare quelle incompatibili che lavorano e tramano per pregiudicare il futuro. Questi obiettivi dovrebbe perseguire l’Italia che soffre un gap di finanza pubblica ormai allo stremo, un ritardo nel processo di modernizzazione attraverso riforme strutturali mirate, giustizia, fisco, semplificazione amministrativa e non badare a riforme destrutturanti e irrealizzabili, quali l’autonomia differenziata e premierato. Siamo un Paese che rapidamente sta invecchiando e nel contempo patiamo la fuga dei giovani verso l’estero. Dinanzi abbiamo a livello europeo un quadro politico molto delicato: il tracollo elettorale Franco- tedesco evidenzia una Francia divisa in due e una Germania in forte crisi identitaria.L’Italia è inevitabilmente legata alla sorte di questi due Paesi. Con la Francia ci accomuna una crisi in termini di finanza pubblica, entrambi destinatari di una procedura d’infrazione, con la Germania siamo legati a doppio filo con l’industria manifatturiera con solidi scambi che affondano le radici in lunghi decenni. Occorre, in sintesi, un’azione comune e non individuale , nessuna fuga in avanti che possa pregiudicare il futuro che deve essere all’altezza di quanto ci chiedono le nuove generazioni .

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