Aborto, proposta di legge di Gasparri: mille euro di ‘reddito di maternità’ a chi rinuncia ad abortire

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La sinistra monta da sempre  un caso, anche un dibattito parlamentare,  sull’aborto e sul tema della presenza di volontari per la vita nei consultori femminili, rilanciata da un emendamento al dl Pnrr votato alla Camera.

Parliamo di un  alto tasso propagandistico di associazioni e femministe guidato dalla Schlein e possiamo ricordare  una lettera indirizzata alla premier Meloni da Vito Trojano, presidente della Sigo, Società italiana di Ginecologia e Ostetricia, che chiuse le polemiche strumentali dei dem.

Nella lettera inviata al presidente del Consiglio, Trojano  interviene nel dibattito sulla norma prevista nel decreto Pnrr e, argomentando giuridicamente ed eticamente sul punto, azzera ogni tipo di recriminazione sul coinvolgimento del volontariato, come la associazioni pro-life, all’interno dei consultori. Una missiva che conferma a chiare lettere quanto sostenuto da FdI in Aula e rilanciato dal primo firmatario dell’emendamento in oggetto, Lorenzo Malagola: la norma tanto contestata dai dem «ricalca quanto già previsto dall’articolo 2 della Legge 194, che consente alle Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, di «avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità».

Oggi, invece,  una legge per prevenire l’aborto dettato da motivi economici. Mille euro il mese, fino al compimento del quinto anno del bambino, come ”reddito di maternità”,  è quanto prevede un disegno di legge del capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, con l’obiettivo di sostenere le donne che ricorrono all’aborto per ragioni di carattere economico.

Al fine di ridurre le richieste di interruzione della gravidanza motivate dall’incidenza delle condizioni economiche”, si legge nel disegno di legge composto da due articoli, è istituito il ” reddito di maternità” che costituisce un beneficio economico, su base mensile, concesso su richiesta alle donne cittadine italiane residenti che si rivolgono ad un consultorio pubblico o ad una struttura socio sanitaria abilitata dalla Regione, o ad un medico di loro fiducia”. Il reddito “spetta nella misura di 1.000 euro mensili per dodici mensilità, a condizione che il valore dell’ISEE del nucleo familiare di appartenenza del richiedente non sia superiore a 15.000 euro, fino al compimento del 5° anno di età del bambino”. Per dare attuazione al beneficio economico, la legge istituisce presso il Mef un fondo denominato ‘Fondo per il reddito di maternità’ con una dotazione di 600 milioni di euro annui a decorrere dal 2024.

Gasparri, presenterà la proposta di legge mercoledì prossimo, chiarisce che il suo disegno di legge,” rispetta chi vuole interrompere la gravidanza, lasciando intatti i diritti, ma offre un’alternativa a tante donne che si vedono costrette a ricorrere all’aborto per motivi economici”.

La legge 194 sull’aborto all’articolo 5 – si legge nella relazione che accompagna il disegno di legge – dispone “che il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito, quando la richiesta di interruzione della gravidanza è motivata da condizioni economiche o sociali,  di esaminare con la donna le possibili soluzioni ai problemi, e aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza”.

Il ddl prevede negli articoli successivi che, “Per ciascun figlio successivo al secondo è prevista una maggiorazione di importo pari a 50 euro mensili, fino al compimento del 5° anno di età. Per ciascun figlio con disabilità spetta una maggiorazione pari a 100 euro mensili, fino al compimento del 18° anno di età”. Durante la percezione del reddito di maternità la richiedente non avrà diritto ad alcun’altra misura economica a sostegno della natalità legata all’ISEE, fatta eccezione per quella per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati.

In tempo reale arrivano  le critiche alla proposta del capogruppo forzista da parte delle sinistre: “Gasparri pensa di comprare il diritto all’autodeterminazione delle donne offrendoli a quelle che decidono di abortire”, afferma il vice capogruppo al Senato dei Cinquestelle, Alessandro Maiorino, mentre Cecilia D’Elia, senatrice del Pd, parla di “pura propaganda fatta sulla pelle delle donne, oltre che da parte di chi ha abolito il reddito di cittadinanza”.

Ma, al netto delle coperture, basterebbe andare al consultorio e poi dire “ci ho ripensato” per farsi erogare comunque il sussidio. Irrealizzabile e forse pure controproducente. Per le casse dello Stato, almeno. Maurizio Gasparri, non nuovo a trovate contro l’aborto, questa volta ne ha pensata una economica. Destinata esclusivamente alle donne italiane. O almeno con la cittadinanza italiana. Mille euro al mese, per cinque anni – per un totale di 60mila euro, per le donne che vanno in un consultorio e dicono che vogliono abortire perché non hanno soldi.

Il disegno di legge dispone “che il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito, quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dalle condizioni economiche o sociali, di esaminare con la donna le possibili soluzioni dei problemi, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero all’interruzione della gravidanza”. Anche le leggi attuali garantiscono alle coppie che vogliono formare una famiglia dei bonus finanziari che, però, secondo Gasparri, non basterebbero “ad arginare il ricorso all’interruzione volontaria della gravidanza per motivi di disagio economico e sociale”. Sono, dunque, necessarie soluzioni “per scoraggiare l’aborto legato a cause di disagio economico e sociale”.

Secondo il capogruppo dei senatori dem Francesco Boccia “Quello che propone Gasparri è un ricatto economico sulla pelle delle donne”. E anzi, Boccia rincara la dose: “Siamo davanti ad un insulto alle donne”, accusando il senatrore azzurro di voler trasformare Forza Italia “in un partito confessionale”. Pronta la replica di Gasparri che accusa Boccia di essere un”ignorante portatore di odio e offese” dato che, con la sua proposta, non intende abolire la 194 ma attuarla pienamente perché “non bastano i discorsi”, ma servono”anche fatti concreti”.

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