Nomine Ue, Giorgia Meloni e gruppo ECR

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Giorgia Meloni nega il rischio marginalizzazione dell’Italia, convinta di ottenere il riconoscimento che “spetta all’Italia“. Ma in attesa di conoscere l’esito della trattativa tra la premier e la stessa presidente in pectore della commissione europea, che si concluderà il 18 luglio all’assemblea plenaria dell’Europarlamento, c’è un dato oggettivo: all’avvio della nuova legislatura europea la maggioranza di governo si presenta divisa.

Antonio Tajani spinge per rafforzare il rapporto tra i popolari e i conservatori, il gruppo che in Fratelli d’Italia ha la componente più numerosa e di cui la stessa Meloni è leader.

Al momento grazie proprio alla crescita di Fdi e all’adesione di formazioni minori i Conservatori (ECR) sono diventati la terza formazione dell’Europarlamento scavalcando i liberali di Renew. Una conquista che rischia però di avere vita breve. Nelle stesse ore in cui Meloni si stava confrontando con gli altri partner europei, il leader polacco di Diritto e Giustizia (Pis), l’ex premier Mateusz Morawiecki, minacciava infatti di uscire da ECR per comporre un nuovo raggruppamento insieme al premier ungherese Viktor Orbán. Ipotesi rilanciata anche dallo stesso Orban, che ha confermato di lavorare a un gruppo sovranista distinto sia da Ecr che da Identità e Democrazia dove siedono il Rassemblemnt national di Marine Le Pen e la Lega. Se i 20 deputati polacchi dovessero lasciare ECR, il gruppo scalerebbe al quinto posto quindi dietro anche al duo Le Pen-Salvini. Un indebolimento per Meloni proprio in concomitanza con la trattativa sul portafoglio da affidare all’Italia nel prossimo esecutivo comunitario. I polacchi dovranno decidersi entro il 3 luglio quando si terrà la riunione del gruppo in vista della apertura formale del parlamento.

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