Eurorealismo e Giorgia Meloni…

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L’esclusione dell’Italia dal vertice sui top job europei – un problema ‘di metodo e di merito’ per Giorgia Meloni – è niente altro che una forzatura insensata.

‘L’Italia è più avanti nel ciclo paretiano di circolazione delle élite perché da noi il nazional-populismo è nato e prosperato prima: essendo stati noi il più debole dei grandi Paesi durante la crisi dei debiti sovrani ed essendo il centro e la sinistra in Italia tra le più deboli in Europa. Ma oggi la crisi di delegittimazione dei partiti europeisti e che si riconoscevano nella globalizzazione è arrivata dalla periferia al cuore dell’Europa, cioè a Francia, Germania e aggiungerei Olanda e Belgio. Francia e Germania sono in una situazione di transizione: hanno governi europeisti ma molto deboli e per difendersi cercano l’arrocco in Europa contro i gruppi di destra’, sostiene Lorenzo Castellani, politologo, editorialista e docente di Storia delle Istituzioni Politiche alla Luiss.

Le elezioni europee hanno consegnato come fatto politico inequivocabile la vittoria di Giorgia Meloni. La conseguenza però, con la pressione dei bocciati alle urne Pse e liberali, è stata quella di cercare di ‘cordonare’ la forza che guida nonché terzo partito dell’Europarlamento: l’Ecr.

Le regole dell’Ue permettono di far prevalere la politica di Palazzo sui risultati elettorali nazionali, mettendo ai margini i nuovi leader come Meloni. Basti pensare che De Croo, ex primo ministro belga e uno dei principali negoziatori dell’accordo sui top jobs, si è appena dimesso dopo che il suo partito è arrivato quinto alle elezioni belghe tenutesi in contemporanea con le Europee. C’è uno sfasamento dunque tra risultati elettorali e chi è formalmente in carica nel Consiglio Europeo.

A livello di Parlamento europeo mi sembra difficile fare a meno di Giorgia Meloni visto che Ursula Von der Leyen rischierebbe molto. Se Marine Le Pen arrivasse prima in Francia davvero si può pensare ad una conventio ad excludendum verso tutta la destra? Almeno una parte di essa, quella filo-atlantica, che rispetta le regole europee pur volendole modificare, che è già al governo, che non deraglia agli estremi come Meloni conviene tenerla in partita.

Partiamo dalla Grosse Koalition e dal rischio di voti  per Ursula von der Lryen e  di un problema di governo dell’Ue. Perché Meloni, con Orban, Fiala e magari domani i governi olandesi e belga, possono porre, per motivi diversi, il veto su futuri accordi europei. Si creerebbe uno status quo pericoloso per l’Europa stessa.

C’è chi spinge affinché i partiti europeisti si girino verso i Verdi: ma i Popolari possono permettersi una alleanza con chi più dispiace ai propri elettori?

La risposta dei maggiorenti è stato il riconoscimento del ruolo dell’Italia nella prossima Commissione: la bocciatura, sostanziale, dell’agenda ‘arcobaleno’, del Green deal, del dirigismo, del monetarismo.

Il Green Deal, la politica ambientale disastrosa portata avanti dai Verdi europei, trova oggi un altro oppositore di eccellenza: Marco Trochetti Provera, vicepresidente esecutivo di Pirelli che attacca ad alzo zero i protagonisti di una stagione nefasta analizzando l’inutilità e la pericolosità delle misure approvate in sede europea: ‘Quella che stiamo affrontando in Europa è un’autentica follia. Dei politici ignoranti ideologizzati stanno creando un danno enorme a tutta l’economia dell’Unione. Ciò che invece bisognerebbe fare è semplice: misuriamo le cose, le guardiamo in controluce e poi agiamo.  Per Pirelli, la sostenibilità è una priorità assoluta, non è un tema populistico. Non deve esserci un percorso ideologico. Quella che stiamo affrontando è pura follia’.

Marco Tronchetti Provera analizza anche l’orientamento europeo di pensare all’elettrico come panacea che risolve tutti i mali ambientali: “Facciamo le benzine sostenibili. Perché dobbiamo fare solo elettrico, quando sappiamo benissimo che le materie prime non le abbiamo, le batterie non le abbiamo, l’energia solare non la possiamo raccogliere se non con i pannelli che vengono non certo dall’Europa e che le turbine delle pale eoliche in Europa non siamo in grado di farle? Di che cosa stiamo parlando?. 

Nicola Procaccini, europarlamentare e co-presidente del gruppo di Ecr, parla di, ‘dichiarazioni sagge e opportune, che arrivano da un grande manager e dimostrano la bontà delle nostre azioni in sede europea. Tronchetti Provera ha confermato che il Green Deal è senza senso, non risolve la questione ambientale e impoverisce la nostra economia’.

Quell’agenda difficilmente starà ancora in piedi in questa legislatura sia per fattori geopolitici che industriali che di mutamento del consenso interno alle democrazie europee. Andrà corretto, ricalibrato sulle priorità espresse dagli elettori, senza sfasciare l’Unione ovviamente. Politica industriale, difesa e immigrazione sono ciò che oggi bisogna affrontare. Per farlo bisognerà lasciare da parte sia il dirigismo del Green deal sia preoccupazioni ossessive per la regolazione, sia politiche di bilancio troppo restrittive. I conti devono essere in ordine ma l’Ue dovrebbe derogare al Patto di stabilità per affrontare le priorità strategiche.

Nel frattempo le elezioni di Francia possono  cambiare i connotati alla Quinta Repubblica. Il fatto nuovo è la nascita del centrodestra francese: la fine dell’arco repubblicano nei confronti del Rassemblement national da parte dei neogollisti. Giorgia Meloni è diventata un modello oltralpe, i colleghi francesi iniziano a parlare di ‘melonismo’ per indicare il processo di legittimazione della destra sovranista attraverso l’accettazione di due vincoli esterni: la permanenza nell’euro e l’accettazione dei vincoli di politica estera filo-atlantica. Se Jordan Bardella andasse al governo applicherebbe questo schema e ci sarebbe una corrispondenza con Meloni anche se ciò non implicherà automaticamente il miglioramento della relazione tra Italia e Francia.

Tutto ciò a pochi giochi dal calcio di inizio della partita per la prossima Commissione,  il 18 luglio all’Europarlamento.  A Bruxelles, probabilmente,  si andrà verso un tacito accordo tra Meloni e Ppe: voto a Von der Leyen in cambio di un buon commissario per l’Italia. In questa situazione è difficile fare di più, ma si romperebbe l’idea che la destra non possa entrare nelle stanze del potere di Bruxelles. In questo caso Giorgia Meloni diventerebbe la portabandiera di un eurorealismo che potrebbe  vincere in molti altri paesi.

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