Elezioni Francia 2024, i sondaggi: Rn lontano dalla maggioranza assoluta con 190-220 seggi contro i 289 necessari

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La presentazione delle candidature per il secondo turno delle politiche in Francia non cambia di molto le ipotesi della vigilia sugli scenari di governo che si potrebbero verificare dopo il voto di domenica, 7 luglio.

I patti di desistenza, quasi tutti tra macronisti e Nuovo fronte popolare, hanno drasticamente ridotto il numero di triangolari e dunque, in teoria, la possibilità per il Rassemblement National di uscire dalle urne con la fatidica soglia di 289 seggi che rappresentano la maggioranza assoluta. Resta però l’incognita di come poi si esprimeranno davvero i francesi, al termine di una settimana di campagna elettorale che ha aumentato, piuttosto che ridurre, le distanze politiche all’interno dello schieramento anti Rassemblement: ciò che è valido nella teoria potrebbe rivelarsi non del tutto rispondente alla realtà restituita dalle urne. Che, in ogni caso, delinea una netta maggioranza per il Rn, attualmente accredito fino a 262 parlamentari in alcuni sondaggi e fino a 220 in altri.

In questo contesto tutte le parti in campo offrono la loro proposta e ipotizzano formule per il governo della Francia che verrà dopo il voto.

La reale problematica’ reale e politica, è nel tutti insieme contro Rn, che si replica anche nelle prospettive post voto. Emmanuel Macron ipotizza una maggioranza e un governo tenuti insieme dai temi, dove – va da sé – la sua formazione Ensemble dovrebbe essere centrale. I numeri, però, non giocano a suo favore. Macron la chiama ‘federazione di progetti’ e ammette che si tratta di un compromesso. Dovrebbero partecipare socialdemocratici e repubblicani ‘ragionevoli’ ed ecologisti ‘responsabili’. Non ne dovrebbero far parte invece i mélenchonisti di La France Insoumise, che pure si sono ritirari in massa dalle competizioni di domenica: in 127 hanno ceduto il passo, a fronte degli 81 di Macron (le sfide a due nei collegi saranno alla fine 406, a fronte di 89 triangolari e 2 quadrangolari).

Mélenchon, da parte sua,  ha fatto sapere che ‘gli Insoumis governeranno solo per attuare il loro programma, nient’altro che il programma’ e che il suo obiettivo è ‘avere la maggioranza domenica per poter governare con un esecutivo del Nouveau Front Populaire’. È  una precisa risposta al premier uscente Gabriel Attal, delfino di Macron,  che  ha proposto una sua formula: un governo di ‘forze repubblicane’ all’interno di quella che ha chiamato una ‘assemblea plurale’.

Infine, qualche osservatore inserisce anche l’ipotesi di un governo tecnico ‘all’italiana’,  che dovrebbe traghettare il Paese almeno fino a superare l’appuntamento delle Olimpiadi. Ne dovrebbero far parte tutti, dall’estrema sinistra ai repubblicani, ma non il Rassemblement National. Insomma, una sorta di governo Draghi o, guardando più indietro, Monti. Ma allo stato attuale appare come un’ipotesi esclusivamente  di scuola.

Interessante e veritiero il punto di vista di Massimo Cacciari sul ballottaggio francese di domenica: ‘La ‘diga’ anti Rassemblement National è un’idea trita e ritrita, un’idea lanciata solo per sopravvivere. Il fronte popolare è una cosa vista e rivista. Sono anni che l’unica politica che il centrosinistra, chiamiamolo così, riesce a mettere in campo è andare contro la Le Pen; così come contro la Meloni, o una volta contro Berlusconi.  La chiamata alle armi contro qualcuno non può essere un programma politico. Queste alleanze innaturali tra l’ultrasinistra e i macronisti sono ‘raffazzonamenti dell’ultimo momento’. Nel breve periodo possono  anche essere vincenti ma alla fine continueranno a rafforzare le varie Le Pen. Il Fronte popolare sa solo opporsi. A questo punto meglio mettere alla prova la Le Pen. Questa  ‘ammucchiata’  non possiede una proposta, una visione, ‘una strategia autonoma’. Il cosiddetto ‘fronte popolare’, ma anche il ‘campo largo’ in Italia,  sono termini non convincenti. ‘Non c’è unità all’interno, se non quella raffazzonata giusto per sopravvivere. Ma non si può andare avanti in eterno soltanto resistendo all’affermazione altrui.  Insomma, se la principale strategia è quella di opporsi e basta, a questo punto molto meglio mettere alla prova la stessa Le Pen. E vedere come va, costruendo dall’altra parte una vera coalizione di centrosinistra. Per ora parliamo di frammenti che si mettono insieme. In Italia sono decenni che riescono a mettersi insieme laddove si gioca il potere e il governo, mentre in Francia lo fanno soltanto in vista delle elezioni per evitare che vinca la Le Pen. Non regge assolutamente il paragone che molti opinionisti politici lanciano tra il Fronte popolare francese e  il cosiddetto campo largo nostrano. Primo perché in Francia il fronte avrebbe un senso soltanto se ci fosse un minimo comune denominatore tra Macron e la sinistra. E non c’è assolutamente, tanto che Melenchon ha detto che non darà vita ad alcun governo con Macron. Secondo, perché in Italia siamo soltanto alle prime avvisaglie di accordi tra Pd, 5 stelle e altri per combinare qualcosa di più serio che in passato. Niente altro’.

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