IA: emissioni di Google duplicate in 5 anni

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L’encomiabile obiettivo Google di raggiungere il “net zero” entro il 2030 sembra sfumare davanti
gli ultimi dati: il gigante della Silicon Valley ha aumentato le sue emissioni del 48% dal 2019 ad
oggi e si aspetta che i numeri continueranno a salire. I tanti accordi, già stipulati, per ottenere
energia pulita, infatti, non sono abbastanza per regolare i conti con la costruzione di infrastrutture
adeguate all’intelligenza artificiale, operazione tutt’altro che sostenibile.
Secondo l’analisi del McKinsey Global Institute, l’IA tende a svilupparsi più velocemente ed in
maniera più efficace lì dove sono già stati fatti investimenti sull’analisi istantanea dei dati (“Big
Data”, in gergo tecnico). Si necessitano, quindi, sistemi ingegnerizzati in grado di simulare, anche
se in maniera molto distante dalla realtà, la fine capacità di calcolo del cervello umano: macchine
che, oltre a richiedere enormi quantità di energia, devono anche essere raffreddate costantemente.
Inoltre, è bene ricordare che il processo di “machine learning” si basa sull’accumulo di
informazioni utili ad istruire la macchina, perciò anche lo storage rientra tra le problematiche della
tanto agognata IA.
Infatti, il 75% delle emissioni Google derivano proprio dalla catena di rifornimento per la
costruzione di nuove infrastrutture; per quanto il consumo di energia sia aumentato del 17%,
accompagnato da un altro 17% in più nel consumo di acqua, il vero problema, dal punto di vista
ecologico, adesso, sembra essere proprio l’IA. Un problema che, ovviamente, non riguarda solo
Google, ma tutti i settori che si stanno preparano ad utilizzare sistemi di intelligenza artificiale in
maniera intensiva: Microsoft, per esempio, ha ammesso di aver aumentato le sue emissioni di un
terzo per la costruzione fisica di “data centres”.
Kate Brandt, responsabile per la sostenibilità Google, dichiara che la compagnia rimane fedele agli
obiettivi prefissati, per quanto ambiziosi, ma allo stesso tempo prevede un ulteriore aumento delle
emissioni prima del crollo definitivo. Brandt ci tiene a sottolineare, però, come l’intelligenza
artificiale sia un investimento vantaggioso anche e soprattutto per le nuove tecnologie di
conservazione ambientale.

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