Buco dell’ozono: CFC al minimo dopo trent’anni

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I ricercatori dell’Università di Bristol hanno registrato una diminuzione significativa dei livelli di gas nocivi, responsabili del buco dell’ozono, nell’atmosfera. Per quanto la notizia sia assolutamente positiva e sintomo di una buona politica ambientale applicata in diversi Paesi del mondo, gli esperti tengono a precisare che raggiungere i livelli ottimali di ozono nell’atmosfera richiede ancora molto lavoro.

Con “buco dell’ozono” si intende una diminuzione dello spessore dello strato di ozono nell’atmosfera terrestre, tra i 25 ed i 50 km di quota, soprattutto al di sopra della regione geografica dell’Antartide. Il fenomeno è causato dai CFC (clorofluorocarburi), gas di natura antropica presenti nelle bombolette spray e nei circuiti frigoriferi. Il meccanismo per cui questi gas riescono a ridurre la concentrazione di ozono nell’atmosfera dipende dalla natura chimica delle sostanze stesse: l’ozono, composto da tre atomi di ossigeno, finisce per perdere un atomo quando in contatto con i CFC (con il cloro, in particolare), degradando a normale ossigeno molecolare che, però, non ha le stesse caratteristiche di protezione dalle radiazioni cancerogene.

Dalla firma del Protocollo di Montreal nel 1987, si è imposto che i livelli di CFC venissero diminuiti in ogni modo possibile; hanno raggiunto il picco di concentrazione nell’atmosfera nel 2021, per poi diminuire drasticamente fino ad oggi. Il grande successo del Protocollo fornirebbe quindi, secondo Avipsa Mahapatra, direttore della campagna per il clima dell’Ong Environmental Investigation Agency, una rinnovata spinta per la lotta contro altri super-inquinanti, primi fra tutti gli HCFC (idroclorofluorocarburi).

Queste sostanze hanno, in molti casi, sostituito i CFC e per quanto abbiano un potenziale di riduzione molto più basso (agiscono, quindi, in misura molto minore sull’ozonosfera), sarebbero comunque responsabili di parte del riscaldamento globale. La scoperta dell’Università di Bristol, pubblicata sulla rivista “Nature”, pone una pietra miliare nella lotta ai cambiamenti climatici: invertire la rotta è ancora possibile. Secondo gli esperti, se si mantengono le politiche attuali in vigore fino al 2040, il buco dell’ozono potrebbe chiudersi definitivamente tra il 2044 ed il 2066.

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