Corruzione a Venezia. Indagato il sindaco Brugnaro, arrestato l’assessore Boraso

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Terremoto giudiziario a Venezia. E’ stato arrestato l’assessore comunale alla Mobilità, Renato Boraso mentre il sindaco della città, Luigi Brugnaro, risulta indagato. Una vasta operazione della Guardia di Finanza del capoluogo ha portato a indagare diciotto persone e all’esecuzione di dieci misure cautelari disposte, a vario titolo, dal giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza. Corruzione: questa è la contestazione principale nei confronti di funzionari comunali, di partecipate pubbliche e imprenditori. La vicenda riguarda le trattative con l’imprenditore di Singapore Chiat Kwong Ching per l’area dei “Pili” alle porte di Venezia, di proprietà dello stesso Brugnaro, e il blind trust che gestisce il patrimonio che il sindaco creò quando venne eletto. L’indagine, condotta dalla procura veneziana, ha portato a sequestri preventivi per circa due milioni di euro. Nella giornata di oggi sono state eseguite diverse perquisizioni: le forze dell’ordine hanno perquisito il Comune a Venezia, la sede del gruppo del trasporto pubblico lagunare Avm/Actv. Accertamenti che pare abbiano coinvolto anche Luis Lotti, rappresentante in Italia di Ching Chiat Kwong, magnate cinese con base a Singapore, specializzato in grandi operazioni immobiliari, a cui l’attuale amministrazione comunale ha ceduto due palazzi storici. “Sono esterrefatto! In cuor mio ed in coscienza, so di aver sempre svolto e di continuare a svolgere l’incarico di sindaco come un servizio alla comunità, gratuitamente, anteponendo sempre gli interessi pubblici”, è quanto afferma in una nota il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. E nel merito dell’indagine aggiunge: “L’ipotesi che io abbia potuto agire sui Pili per portare vantaggi in termini di edificabilità e/o varianti urbanistiche è totalmente infondata. Com’è noto, ed ho spiegato pubblicamente, quella è un’area già edificabile da prima della mia amministrazione”. L’arresto dell’assessore alla mobilità di Venezia Boraso si è reso necessario “perché era emerso che negli ultimi tempi stava cercando di eliminare documenti importanti per l’indagine”, ha spiegato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi durate la conferenza stampa odierna in merito all’operazione anticorruzione che sta terremotando l’amministrazione veneziana. L’indagine è partita da un esposto del 2021, ma l’attività investigativa vera e propria è stata avviata nella primavera dell’anno successivo. Al centro dell’indagine ci sono i rapporti dell’amministrazione comunale con Chiat Kwong Ching, all’epoca in cui Boraso era assessore al patrimonio e una delle accuse è quella di aver svenduto palazzo Poerio Papadopoli all’imprenditore per 10 milioni di euro, quando il suo valore stimato era di 14. Secondo gli investigatori, per l’operazione l’assessore si sarebbe fatto pagare circa 73mila euro tramite false consulenze.

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