Nucleare: la Francia chiede il Deposito nazionale

Date:

L’Italia ha prodotto energia nucleare fino al 1987, quando le centrali sono state chiuse e alcune delle scorie più pericolose rimaste sono state affidate ai trattamenti di Francia e Regno Unito, almeno fino al 2025. Perché dagli accordi, entro l’anno prossimo, dovremmo avere un Deposito nazionale in grado di ospitare tutti i rifiuti mandati all’estero ma, ad oggi, ancora non si è trovato il luogo dove costruirlo.

Tutti i paesi europei (tranne l’Italia, che utilizza le vecchie centrali dismesse come sedi provvisorie) hanno depositi per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi di più semplice gestione, come quelli di basso o medio livello: si tratta di materiali con tempi di dimezzamento relativamente brevi (nel primo caso decenni, nel secondo pochi secoli) che, al termine del decadimento, possono essere trattati come normali rifiuti. Ma le scorie radioattive (rifiuti di alto livello, prodotti di scarto delle centrali nucleari) richiedono raffreddamento ed altre attenzioni particolari dovute agli alti livelli di energia emessa e i lunghissimi tempi di dimezzamento. Basti pensare che in Francia, dove il nucleare fornisce il 70% del fabbisogno di energia interno, le scorie rappresentano solo l’1% dei rifiuti radioattivi, ma contengono il 99% della radioattività.

Il Deposito dovrà, quindi, occuparsi di gestire lo stoccaggio di 78 mila metri cubi di rifiuti a bassa e media intensità, oltre a dedicare alcuni edifici ai 17 mila metri cubi di scorie, che verranno conservate per il tempo necessario prima di essere spostate all’interno di un deposito geologico. Questa risulta essere, infatti, la soluzione più logica, meno dispendiosa ed adeguata; molti rifiuti tossici vengono già trattati in questo modo. Senza considerare il fatto che il rischio chimico non diminuisce nel tempo come quello radioattivo: lo stoccaggio permetterebbe, invece, di attendere ulteriori investimenti sul riutilizzo delle scorie per la produzione di altra energia (tecnologia oggi molto dispendiosa e soprattutto poco utilizzata).

Ogni anno, l’Italia versa 120 milioni di euro nelle casse francesi ed inglesi per la gestione delle scorie radioattive. Ad oggi, la Francia richiede prove concrete della costruzione del Deposito per andare avanti con il trattamento dei rifiuti. I siti idonei individuati da Sogin, azienda incaricata della gestione delle scorie, sono 51, tutti localizzati nelle vicinanze delle centrali ormai inattive: otto in Basilicata e Sardegna, cinque in Piemonte, due in Sicilia e in Puglia, 21 nella provincia di Viterbo. Ma fino a luglio 2024, come scrive Isin (Istituto nazionale per la sicurezza nucleare): “L’Italia non ha potuto fornire alla Francia le garanzie richieste sui tempi di realizzazione del Deposito nazionale. L’inosservanza di questo termine rischia di comportare ulteriori e gravosi oneri a carico dello Stato italiano”.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Condividi post:

Sottoscrivi

Popolare

Articoli Correlati
Articoli Correlati

Arrestate Netanyahu

La Corte dell' Aia: crimini contro l'umanità anche per...

Nasce l’Intergruppo Parlamentare “Innovazione Sanitaria e Tutela del Paziente”

Perseguire la promozione dell’innovazione nel settore sanitario, focalizzandosi sulla...

Condoni e corruzione a Roma, sei arresti: anche due ex dipendenti del Comune

Sei persone finite nel mirino dei carabinieri, sono state...

Reggio Calabria, 16enne violentata mentre va a scuola: un arresto

I carabinieri della Stazione di Bagnara Calabra hanno arrestato...