In una delle settimane più complicate e drammatiche della storia degli Stati Uniti d’America , tutto lo scenario della campagna per le presidenziali del prossimo cinque novembre si è capovolto e cambiato totalmente. In una settimana è accaduto di tutto: attentato a Trump e rinuncia alla corsa per la Casa Bianca di Biden. La decisione del Presidente in carica era inevitabile anche se sofferta e forse arrivata in ritardo. Un Presidente ormai non più lucido mentalmente e mancante fisicamente , forse incapace di valutare la conseguenza delle sue gaffe e/o esitazioni . Combattente per una vita ha dovuto arrendersi difronte ad una realtà amara ed inesorabile: le sofferenze fisiche e psicologiche di una vita fatta di successi ma anche di amarezze e tragedie familiari. La sua tenacia, ormai si era trasformata in ostinazione. Una realtà tutta americana , un’anomalia del Nuovo Mondo. Alla fine l’ostinato e anziano Presidente si è dovuto arrendere all’evidenza dei sondaggi e al pressing dei suoi familiari e del suo stesso staff. I democratici sembrano aver tirato un sospiro di sollievo; i finanziamenti sono ripresi da parte delle lobby ma anche di comuni cittadini. Al di là delle forzature e dell’enfasi, rimane tutto un’incognita per i democratici capire che, se partendo in ritardo e sulla difficoltà di trovare un vice alla Kamala Harris , se quest’ultima fosse confermata dalla convenzione democratica di agosto, riusciranno a imbastire e buona una campagna elettorale. Occorre subito trovare un intesa politica, rilanciare una campagna elettorale nuova ed inclusiva, evitare trabocchetti legali che i Repubblicani si stanno affrettando a trovare per impedire la sostituzione del candidato Biden. Trump, salvo dall’attentato è diventato quasi un eroe nazionale , una sorta di icona miracolosa e molto difficile, a questo punto, da sconfiggere. Ma i tradimenti e i tranelli in politica sono sempre dietro l’angolo e nemmeno Trump ne è immune .
Una scelta obbligata
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