La disumana storia di Satnam Singh, il 31enne indiano lasciato a dissanguare davanti casa sua in provincia di Latina, ha finalmente acceso le luci sulle condizioni dei braccianti in Italia: secondo dati dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil, gli irregolari sono circa 250 mila, un quarto di tutti i braccianti. Molti di loro sono stranieri, talvolta anche regolari ma costretti a lavorare per tre euro l’ora, perché denunciare significa esporsi al rischio di dover tornare a casa.
Ecco che l’Inps, il comando dei carabinieri e l’ispettorato del lavoro decidono di fare un blitz nelle aziende agricole di 5 province diverse, alla ricerca di irregolarità nei contratti e negligenza per le norme di sicurezza. Dai controlli effettuati presso Mantova, Modena, Latina, Caserta e Foggia, su 109 aziende esaminate, 62 presentavano irregolarità. Non solo: su 505 lavoratori tenuti in considerazione, 236 sono risultati irregolari, di cui 3 minorenni e 136 stranieri; in 23 non avevano il permesso di soggiorno, mentre 64 di loro lavoravano completamente in nero, praticamente inesistenti per lo Stato italiano.
Tutto questo accade ad un mese dalla morte di Satnam Singh. A poco sono serviti i discorsi, i controlli, le sanzioni (in questo blitz in particolare, le sanzioni amministrative ammontano a poco meno di 476 mila euro): questa è la prova di un sistema talmente radicato, da scardinare ogni percezione di una normale, giusta, equa e sicura condizione di lavoro. La prova che “irregolarità” è ormai sinonimo di “normalità”, tanto da scoraggiare le denunce di chi trova il coraggio per riportare ogni abuso.
Tre braccianti di Sezze hanno denunciato lo sfruttamento alle autorità: raccoglievano zucchine per tre euro l’ora. In tutta risposta, nonostante si trattasse di persone entrate in Italia in maniera regolare, hanno ricevuto la notifica del foglio di via e si sono ritrovati costretti a tornare nel loro Paese d’origine. A 5 giorni dal blitz, ancora nessuna sicurezza, protezione o certezza: soltanto paura.